Nonostante il sole sia da poco emerso dal grigiore londinese e il decollo sia previsto solo nella tarda mattinata, la sala d'imbarco del Volo Charter Air2000 Londra-Banjul è già piena. Molti turisti in cerca di quella che ho sempre chiamato l'Africa comoda.... alberghi, buon cibo, qualche escursione non troppo impegnativa, un pò di finto folklore locale condito con danze e canti e qualche ragazzo o ragazza per non annoiarsi. Il tutto ovviamente a basso prezzo. Qualche espatriato di rientro e gli immancabili businessman. Uscendo dall'albergo, dove ho dormito, ho incrociato Dayal, un indiano che vive a Banjul da decenni e che viene regolarmente a Londra per i suoi affari e per incontrare i figli che studiano a Oxford. Abbiamo bevuto insieme un caffè, commentato la giornata e ci siamo dati appuntamento in volo.
Dalla borsa estraggo il mio libro, sulla cui prima pagina è impressa la data 1 aprile 1993. Fin da ragazzo ho avuto questa metodica mania (sicuramente comune a molti), di scrivere il mio nome e la data di acquisto su tutti i miei libri. Oggi mi capita di aprire qualche libro e trovare, ahimè, le date dei primi anni '70.
La quarta parte del libro, che inizia a pagina 158 e lo chiude, si intitola "Vita e morte di Thomas Sankara", leggo la citazione dall'Elogio del rivoluzionario di Brecht stampata sulla copertina di questo capitolo.... un donna non più giovane, vestita con un coloratissimo vestito giallo, marrone e verde si siede accanto a me.
Ecco saranno quelle ore a Londra che mi faranno scoprire Thomas Sankara.
La storia dell'Africa, ed in particolare il periodo post-coloniale e delle dichiarazioni di indipendenza dei paesi africani, non si studia nelle nostre scuole. Ai miei tempi sembrava che la storia dell'umanità si concludesse con la conferenza di Yalta e gli accordi di Bretton Woods.
Il libro che tenevo quel giorno tra le mani è un testo di Jean Ziegler dal titolo "La vittoria dei vinti - una speranza del terzo mondo" (scritto nel 1988, e pubblicato in Italia nel maggio 1992 dalle edizioni Sonda). E' un'analisi approfondita e cruda sul terzo mondo, ancora oggi attuale.
La storia di Sankara è singolare e il suo assassinio è stata una tragedia per l'Africa. Un uomo capace di trasformare profondamente il tessuto tradizionale ancestrale africano e allo stesso tempo di essere incisivo nei confronti dei potenti della terra. Capace di azioni che hanno trasformato un'intero Paese e di idee che hanno fatto sognare generazioni di uomini. Un uomo semplice che aveva intuito la forza del cambiamento culturale come elemento essenziale per lo sviluppo dell'Africa e che aveva saputo, per primo, cogliere la centralità delle donne per questo definitivo e profondo cambiamento.
Mi sono sempre chiesto come sarebbero stati il Burkina, e di conseguenza l'Africa, se Thomas Sankara non fosse stato abbattuto da una raffica di mitra nell'ottobre del 1987, decretando la fine di un sogno, forse di un'utopia, ma pur sempre di un modo diverso di usare il potere, di concepire l'amministrazione di un Paese, di credere nello sviluppo e nella crescita dell'intero continente africano.
Ricordo però con grande chiarezza quella mattina a Londra, quelle pagine lette quasi in apnea, come se il tempo di colpo si fosse fermato. Sento ancora l'urlo di Dayal... che mi gridava di correre perchè l'aereo stava partendo ed avevano già più volte invitato i passeggeri ad imbarcarsi...... verso l'Africa.
PS: Per chi avesse voglia di conosce altro su Thomas Sankara, oltre al citato libro di Ziegler (che consiglio), ho trovato molto interessante il piccolo testo, edito da manifestoLibri nel 1997 per la collana "Grandi Discorsi" e curato da Marinella Correggia intitolato "Il Presidente ribelle", dove è contenuto il discorso integrale all'ONU di Sankara quando propose ai paesi africani di non pagare il debito estero (per la cronaca questo libretto porta la data 7.12.1997). Interessanti anche i testi di Carlo Batà (L'Africa di Thomas Sankara, Edizioni Achab, 2003) , di Valentina Biletta (Una foglia, una storia. Vita di Thomas Sankara, Ediarco, 2005) e il romanzo di Vittorio Martinelli (La voce nel deserto, Zona, 2009).
Nel web, il sito in francese (e non solo) www.thomassankara.net.
Dalla borsa estraggo il mio libro, sulla cui prima pagina è impressa la data 1 aprile 1993. Fin da ragazzo ho avuto questa metodica mania (sicuramente comune a molti), di scrivere il mio nome e la data di acquisto su tutti i miei libri. Oggi mi capita di aprire qualche libro e trovare, ahimè, le date dei primi anni '70.
La quarta parte del libro, che inizia a pagina 158 e lo chiude, si intitola "Vita e morte di Thomas Sankara", leggo la citazione dall'Elogio del rivoluzionario di Brecht stampata sulla copertina di questo capitolo.... un donna non più giovane, vestita con un coloratissimo vestito giallo, marrone e verde si siede accanto a me.
Ecco saranno quelle ore a Londra che mi faranno scoprire Thomas Sankara.
La storia dell'Africa, ed in particolare il periodo post-coloniale e delle dichiarazioni di indipendenza dei paesi africani, non si studia nelle nostre scuole. Ai miei tempi sembrava che la storia dell'umanità si concludesse con la conferenza di Yalta e gli accordi di Bretton Woods.
Il libro che tenevo quel giorno tra le mani è un testo di Jean Ziegler dal titolo "La vittoria dei vinti - una speranza del terzo mondo" (scritto nel 1988, e pubblicato in Italia nel maggio 1992 dalle edizioni Sonda). E' un'analisi approfondita e cruda sul terzo mondo, ancora oggi attuale.
La storia di Sankara è singolare e il suo assassinio è stata una tragedia per l'Africa. Un uomo capace di trasformare profondamente il tessuto tradizionale ancestrale africano e allo stesso tempo di essere incisivo nei confronti dei potenti della terra. Capace di azioni che hanno trasformato un'intero Paese e di idee che hanno fatto sognare generazioni di uomini. Un uomo semplice che aveva intuito la forza del cambiamento culturale come elemento essenziale per lo sviluppo dell'Africa e che aveva saputo, per primo, cogliere la centralità delle donne per questo definitivo e profondo cambiamento.
Mi sono sempre chiesto come sarebbero stati il Burkina, e di conseguenza l'Africa, se Thomas Sankara non fosse stato abbattuto da una raffica di mitra nell'ottobre del 1987, decretando la fine di un sogno, forse di un'utopia, ma pur sempre di un modo diverso di usare il potere, di concepire l'amministrazione di un Paese, di credere nello sviluppo e nella crescita dell'intero continente africano.
Ricordo però con grande chiarezza quella mattina a Londra, quelle pagine lette quasi in apnea, come se il tempo di colpo si fosse fermato. Sento ancora l'urlo di Dayal... che mi gridava di correre perchè l'aereo stava partendo ed avevano già più volte invitato i passeggeri ad imbarcarsi...... verso l'Africa.
PS: Per chi avesse voglia di conosce altro su Thomas Sankara, oltre al citato libro di Ziegler (che consiglio), ho trovato molto interessante il piccolo testo, edito da manifestoLibri nel 1997 per la collana "Grandi Discorsi" e curato da Marinella Correggia intitolato "Il Presidente ribelle", dove è contenuto il discorso integrale all'ONU di Sankara quando propose ai paesi africani di non pagare il debito estero (per la cronaca questo libretto porta la data 7.12.1997). Interessanti anche i testi di Carlo Batà (L'Africa di Thomas Sankara, Edizioni Achab, 2003) , di Valentina Biletta (Una foglia, una storia. Vita di Thomas Sankara, Ediarco, 2005) e il romanzo di Vittorio Martinelli (La voce nel deserto, Zona, 2009).
Nel web, il sito in francese (e non solo) www.thomassankara.net.
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