domenica 22 agosto 2010

Come ti faccio saltare una gamba


Leggendo qualche giorno addietro il post "Le mine non smettono di uccidere in Angola" dal blog Jambo Africa mi sono tornate in mente alcune riflessioni fatte, verso la fine del 1997, con i responsabili di una ONG che era, al tempo, molto attiva nello sminamento in Angola.
La prima considerazione è che le mine-antiuomo colpiscono a distanza. In alcuni paesi le mine sono state posizionate oltre 40 anni fa, e ancora oggi si continua ad esserne colpiti. La follia della guerra ha prodotto uno strumento diabolico. Come se non bastasse ad alcune sono state date forme e colori che attraggono in modo particolare i bambini. Sono le mine a farfalla, anche note come "pappagalli verdi" (su questo tema Gino Strada di Emergency ha pubblicato nel 1999 un libro intitolato appunto "Pappagalli verdi", sulla sua esperienza di chirurgo di guerra).
Le difficoltà (e i costi) dello sminamento sono esorbitanti. Uno studio della fine degli anni '90 indicava in 8 euro il costo medio di una mina antiuomo e in 5.000 euro la spesa per trovarla e disinnescarla (ovviamente i costi di allora erano in lire). Le aree minate sono enormi e impedendo la normale agricoltura stravolgono l'economia di un'intero paese. Lo sminamento avviene manualmente (non è infrequente che gli sminatori restino vittime del loro lavoro) con l'uso di metal detector (i produttori di mine utilizzano sempre più materie plastiche per impedire la ricerca delle mine). Il terreno viene percorso passo passo, sotto il sole cocente e sotto una tuta protettiva che talora pesa quanto chi la indossa. Le mine anti-uomo erano economiche e venivano gettate in grandi quantità, del resto da un punto di vista strettamente militare era un valido sistema per impedire l'avanzata del nemico. Alla fine degli anni '90 si incominciavano ad addestrare "cani-sminatori" e oggi vi sono i "topi sminatori" (pesano meno, quindi con innescano la spoletta e...... sono animali).
Fino alla prima metà degli anni '90 (quando è stata vietata la produzione) l'Italia era tra i maggiori costruttori ed esportatori di mine antiuomo.
Stando al rapporto "Landmines Report 2009", nel periodo 1999-2008 sono morte nel mondo 73.576 persone (in 119 stati - 12.000 delle quali solo in Afghanistan). Nel 2008 sono oltre 5.000 i morti nel mondo. Senza contare i feriti che sono molti di più.
Per sminare sono stati stanziati, nel 2008, 518 milioni di dollari. La maggior parte di questi soldi provengono dai paesi che maggiormente hanno venduto le mine nel mondo (Italia in testa)
Nel mondo si calcolano ancora in 100 milioni le mine disseminate nel terreno. Tra i paesi con più mine vi è l'Egitto (oltre 20 miloni, risalenti alla seconda guerra mondiale), l'Angola (tra i 10 e i 20 milioni, posizionate dagli anni '70 durante i 30 anni di guerra), l'Iran (oltre 15 milioni durante la guerra con Iraq degli anni '80), l'Afghanistan (oltre 10 milioni, dalla fine degli anni '70 ad oggi), l'Iraq (10 milioni, durante la guerra con Iran), la Cambogia (tra gli 8 e 10 miloni, durante i caotici anni '70), il Kuwait (5 milioni, dalla prima guerra del Golfo), la Bosnia (oltre 3 milioni, gurante la guerra del 1992-94), il Mozambico ( circa 3 milioni dagli anni '70 agli anni '90) e la Somalia (oltre un milione a partire dagli anni '60).

Il 1 marzo 1999 è stato firmato il "Mine Ban Treaty", il trattato di bando della produzione e dell'uso delle mine anti-uomo. Ad oggi sono 156 i paesi firmatari. Mancano all'appello ancora 39 stati tra cui gli Stati Uniti, la Russia, la Cina, l'Egitto, Cuba e l'India.

Per tornare all'Angola nel 2008 sono stati spesi 22 milioni di dollari (ultimo dato disponibile) per sminare 9 km quadri di terreno. La stima del terreno contaminato da mine è tra i 242 e 1239 km quadrati. Di questo passo ci vorranno tra i 26 e i 138 anni per eliminare le mine a condizione di disporre ogni anno dell'enorme quantità di denaro che serve.

Del resto la stima delle Nazioni Unite è che per debellare completamente le mine del mondo serviranno - con le attuali tecnologie - altri 1000 anni.

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