Muammar Gheddafi (ovvero Mu'ammar Abu Minyar al al-Qadhdhafi) è il leader - non monarca - da più tempo a capo di uno Stato. Egli infatti è in carica dal 1 settembre 1969, ovvero quasi 41 anni (meglio di lui solo il Re di Thailandia Bhumbol al potere dal 1946 - oltre 64 anni - e la Regina Elisabetta che regna dal 1952, ovvero 58 anni).
Contrariamente ai reali, da più tempo alla guida di un Paese di lui, Gheddafi giunge al potere con un colpo di stato che detronizza il Re Idris (Emiro dal 1944 e poi Re dall'indipendenza della Libia dall'Italia giunta nel 1951). In realtà ufficialmente Gheddafi non ha nessuna carica ma, è genericamente la "guida della rivoluzione", di fatto guida il paese indisturbato.
Non vi sono dubbi che sia un personaggio scomodo, e controverso talora ritenuto "l'uomo più pericoloso del mondo" altre volte accolto amichevolmente. Provocatore e abile manovratore, può essere definito, assieme all'Egiziano Nasser, uno dei padri del nazionalismo arabo.
Per una completa biografia di Gheddafi, vi rimando a quanto scritto da Carlo Batà. Alcuni punti però meritano di essere sintetizzati.
Appena insediato il nuovo governo rivoluzionario nel 1969 Gheddafi mise in atto tre manovre che lo fecero odiare da una parte del mondo e amare da un'altra.
- nazionalizzò il petrolio
(a quell'epoca la Libia era il maggior produttore di petrolio e gas naturale dell'Africa e il 6° nel mondo (produceva nel 1970 159,5 milioni di tonnellate di petrolio- oggi, nel 2009, ne ricava 77,1 milioni di tonnellate ed è il 18° paese produttore al mondo ed il 4° dell'Africa).
- confiscò i beni e espulse gli italiani
(il 15 ottobre 1970 i 20.000 italiani, fino al 1951 la Libia era stata una colonia Italiana, saranno costretti a lasciare il paese).
- chiuse le basi militari americane e britanniche presenti in Libia (dal punto di vista delle strategie della guerra fredda e del controllo del Mediterraneo, la cosa non lasciò proprio indifferenti gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i loro alleati in seno alla NATO).
Inoltre fece altre cose come: appoggiare e finanziare l'OLP di Arafat nella lotta contro Israele, sostenere alcuni impresentabili dittatori africani come Idi Amin Dada e Jean Bedel Bokassa (senza contare, in epoca più recente, l'addestramento di criminali come il liberiano Charles Taylor) e infine, a partire dagli anni '80, finanziò gruppi estremisti e terroristi come l'IRA irlandese e Settembre Nero palestinese, divenendo il nemico pubblico degli Stati Uniti.
Il 27 giugno 1980 la Libia sarà coinvolta nell'abbattimento del DC-9 Itavia a Ustica (infatti il 18 luglio 1980 verrà trovato sulla Sila, in Calabria, un Mig23 libico abbattuto). Su Ustica, nonostante siano passati 30 anni, i misteri sono ancora fitti.
Il 15 aprile 1986 gli americani tentatarono di eliminarlo (nel bombardamento morì la figlia) ma fu avvisato in tempo dal Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi (la tal cosa è stata resa pubblica solo nel 2008).
Il 21 dicembre 1988 vi fu l'esplosione dell'aereo a Lockerbie, attribuita ai libici, e il lungo braccio di ferro tra Gheddafi e la comunità internazionale (con embargo alla Libia) concluso solo nel 1999 con la consegna dei presunti attentatori (che, per la cronaca, nel 2001 saranno processati, uno condannato e l'altro assolto).
Mentre accadeva tutto questo l'Italia faceva affari d'oro con Gheddafi e continua a farli. Già dal 1959 l'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi , ex- ente pubblico privatizzato dal 1992) sfruttava il petrolio e il gas libico. Infatti quando nel 1970 Gheddafi scacciò gli italiani fece alcune eccezioni come l'ENI e la Fiat. La stessa Fiat di cui Gheddafi nel 1976 comprerà, per 415 milioni di dollari, il 10% delle azioni (giungendo a controllare negli anni successivi fino al 15% delle azioni e mantenendole anche durante l'embargo internazionale).
Nel 1999 l'ENI partecipa al progetto, assieme ai libici, del nuovo gasdotto dalla Libia alla Sicilia, che rafforzerà la dipendenza italiana dagli idrocarburi di Gheddafi, che verrà inaugurato il 7 ottobre 2004.
Nel 2010 Gheddafi porterà al 7% il controllo del colosso bancario italiano Unicredit.
Il 30 agosto 2008 l'Italia firma un "Trattato di amicizia con la Libia". In realtà, a parte alcune dichiarazioni di intenti e generiche cooperazioni, si tratta di un'enorme partita di giro, dove l'Italia, a modi risarcimento per l'occupazione coloniale, si impegna ad investire 5 miliardi di dollari in 20 anni per la realizzazione di infrattutture in Libia (in particolare l'autostrada della costa) che sarà affidata ad aziende italiane che utilizzeranno manodopera libica.
In attesa di capire quale sarà il prossimo affare italiano di Gheddafi (i maligni parlano di qualche azienda vicina al Presidente del Consiglio) domenica Gheddafi sbarcherà in Italia, con la sua tenda beduina, le sue guardie del corpo (rigidamente donne, da quando alcune sue guardie tentarono di assassinarlo) e questa volta anche con trenta cavalli di razza berbera, per la sua seconda visita di stato in Italia tra le immancabili polemiche (lo scorso anno gli fu impedito di parlare al Senato).
Nella foto dello scorso anno è ritratto Gheddafi che, come sempre provocatoriamente, giunge all'aereoporto di Roma, con appuntata sulla divisa una foto raffigurante la cattura nel 1931 , da parte degli italiani, dell'eroe nazionale libico Omar Al Mukhtar, il quale sarà poi ucciso.
Non vi sono dubbi che sia un personaggio scomodo, e controverso talora ritenuto "l'uomo più pericoloso del mondo" altre volte accolto amichevolmente. Provocatore e abile manovratore, può essere definito, assieme all'Egiziano Nasser, uno dei padri del nazionalismo arabo.
Per una completa biografia di Gheddafi, vi rimando a quanto scritto da Carlo Batà. Alcuni punti però meritano di essere sintetizzati.
Appena insediato il nuovo governo rivoluzionario nel 1969 Gheddafi mise in atto tre manovre che lo fecero odiare da una parte del mondo e amare da un'altra.
- nazionalizzò il petrolio
(a quell'epoca la Libia era il maggior produttore di petrolio e gas naturale dell'Africa e il 6° nel mondo (produceva nel 1970 159,5 milioni di tonnellate di petrolio- oggi, nel 2009, ne ricava 77,1 milioni di tonnellate ed è il 18° paese produttore al mondo ed il 4° dell'Africa).
- confiscò i beni e espulse gli italiani
(il 15 ottobre 1970 i 20.000 italiani, fino al 1951 la Libia era stata una colonia Italiana, saranno costretti a lasciare il paese).
- chiuse le basi militari americane e britanniche presenti in Libia (dal punto di vista delle strategie della guerra fredda e del controllo del Mediterraneo, la cosa non lasciò proprio indifferenti gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e i loro alleati in seno alla NATO).
Inoltre fece altre cose come: appoggiare e finanziare l'OLP di Arafat nella lotta contro Israele, sostenere alcuni impresentabili dittatori africani come Idi Amin Dada e Jean Bedel Bokassa (senza contare, in epoca più recente, l'addestramento di criminali come il liberiano Charles Taylor) e infine, a partire dagli anni '80, finanziò gruppi estremisti e terroristi come l'IRA irlandese e Settembre Nero palestinese, divenendo il nemico pubblico degli Stati Uniti.
Il 27 giugno 1980 la Libia sarà coinvolta nell'abbattimento del DC-9 Itavia a Ustica (infatti il 18 luglio 1980 verrà trovato sulla Sila, in Calabria, un Mig23 libico abbattuto). Su Ustica, nonostante siano passati 30 anni, i misteri sono ancora fitti.
Il 15 aprile 1986 gli americani tentatarono di eliminarlo (nel bombardamento morì la figlia) ma fu avvisato in tempo dal Presidente del Consiglio italiano, Bettino Craxi (la tal cosa è stata resa pubblica solo nel 2008).
Il 21 dicembre 1988 vi fu l'esplosione dell'aereo a Lockerbie, attribuita ai libici, e il lungo braccio di ferro tra Gheddafi e la comunità internazionale (con embargo alla Libia) concluso solo nel 1999 con la consegna dei presunti attentatori (che, per la cronaca, nel 2001 saranno processati, uno condannato e l'altro assolto).
Mentre accadeva tutto questo l'Italia faceva affari d'oro con Gheddafi e continua a farli. Già dal 1959 l'ENI (Ente Nazionale Idrocarburi , ex- ente pubblico privatizzato dal 1992) sfruttava il petrolio e il gas libico. Infatti quando nel 1970 Gheddafi scacciò gli italiani fece alcune eccezioni come l'ENI e la Fiat. La stessa Fiat di cui Gheddafi nel 1976 comprerà, per 415 milioni di dollari, il 10% delle azioni (giungendo a controllare negli anni successivi fino al 15% delle azioni e mantenendole anche durante l'embargo internazionale).
Nel 1999 l'ENI partecipa al progetto, assieme ai libici, del nuovo gasdotto dalla Libia alla Sicilia, che rafforzerà la dipendenza italiana dagli idrocarburi di Gheddafi, che verrà inaugurato il 7 ottobre 2004.
Nel 2010 Gheddafi porterà al 7% il controllo del colosso bancario italiano Unicredit.
Il 30 agosto 2008 l'Italia firma un "Trattato di amicizia con la Libia". In realtà, a parte alcune dichiarazioni di intenti e generiche cooperazioni, si tratta di un'enorme partita di giro, dove l'Italia, a modi risarcimento per l'occupazione coloniale, si impegna ad investire 5 miliardi di dollari in 20 anni per la realizzazione di infrattutture in Libia (in particolare l'autostrada della costa) che sarà affidata ad aziende italiane che utilizzeranno manodopera libica.
In attesa di capire quale sarà il prossimo affare italiano di Gheddafi (i maligni parlano di qualche azienda vicina al Presidente del Consiglio) domenica Gheddafi sbarcherà in Italia, con la sua tenda beduina, le sue guardie del corpo (rigidamente donne, da quando alcune sue guardie tentarono di assassinarlo) e questa volta anche con trenta cavalli di razza berbera, per la sua seconda visita di stato in Italia tra le immancabili polemiche (lo scorso anno gli fu impedito di parlare al Senato).
Nella foto dello scorso anno è ritratto Gheddafi che, come sempre provocatoriamente, giunge all'aereoporto di Roma, con appuntata sulla divisa una foto raffigurante la cattura nel 1931 , da parte degli italiani, dell'eroe nazionale libico Omar Al Mukhtar, il quale sarà poi ucciso.
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