Gli storici assegnano al 27 agosto 1859 - data della prima trivellazione di petrolio a Titusville in Pennsylvania - l'inizio della "grande corsa al petrolio".
Nel 1870 l'imprenditore americano John Davison Rockefeller, già attivo nel campo della raffinazione del petrolio, costituisce la prima compagnia petrolifera: la Standard Oil Company (che nel 1911 sarà costretto dalla Corte Federale Americana a smembrarla in 34 piccole società per eccesso di monopolio). Di quella compagnia oggi restano la Exxon (ex Esso), la Mobil, la Chevron e la Amoco.
Quando agli inizi del 1900 fu scoperto il petrolio nella penisola araba furono fondate le prime grandi compagnie petrolifere europee come l'anglo-olandese Royal Dutch Shell (nata nel 1907) e la British Petrolium (nata nel 1908 come Anglo Persian Oil Company.
Negli anni '50 l'italiano Enrico Mattei (fondatore dell'Ente Nazionale Idrocarburi-ENI, assassinato con una bomba nel suo aereo il 27 ottobre 1962) coniò il termine "Sette Sorelle" riferendosi alle maggiori compagnie petrolifere del mondo oltre a tre compagnia derivanti dalla Stardard Oil (SO New Jersey, SO New York e SO California - poi Esso, Mobile Chevron), vi erano l'anglo-olandese Royal Dutch Shell, la britannica Anglo Persian Oil Company (oggi BP), la Texaco (americana, nata nel 1901, poi confluita nella Chevron) e la Gulf Oil (americana, nata nel 1936, confluita nella Chevron).
Negli anni '70 il petrolio ha superato il carbone come prima fonte energetica mondiale. Nel 1973 - a seguito della cosiddetta "crisi petrolifera" - ci si è iniziati a porre il problema delle scorte petrolifere (tutt'altro che infinite).
Nel 2007 le "Nuove sette sorelle" erano: la Saudi Aramco (nata nel 1933 in Arabia Saudita), la russa JSC Gazprom (nata nel 1989), la China National Petrolium Company (nata nel 1983), la National Iranian Oil Company (nata nel 1948) , la Petroleos de Venezuela, (nata nel 1975) la brasiliana Petrobras (nata nel 1953) e la malesiana Petronas (nata nel 1974).
La geopolitica del petrolio è profondamente cambiata.
In Africa è dagli anni '50 che si inizia ad estrarre petrolio. In Libia, in Nigeria, in Egitto, in Algeria e poi in Angola.
Nel 1965 l'intera Africa estraeva il 6,7% (106,5 milioni di tonnellate) del petrolio mondiale. Nel 2008 ha estratto il 12,3% (pari a 485,3 milioni di tonnellate) delle 3934,7 milioni di tonnellate di petrolio prodotte nel mondo.
L'Africa è l'unica area geografica ove la produzione di petrolio è quadruplicata negli ultimi 40 anni.
Che il petrolio africano interessi alle compagnie petrolifere ed ai governi appare del tutto evidente. Del resto ridurre la dipendenza dei consumatori di petrolio dall'area del Medio Oriente è un obiettivo che le grandi potenze si sono poste da tempo. Oggi il 20% del fabbisogno americano proviene dall'Africa e il 25% del fabbisogno cinese arriva dall'Africa (che del resto controlla il 30% del petrolio africano).
Per la cronaca l'Africa consuma solo il 3,7% del petrolio mondiale.
Il paese africano dove si estrae maggior quantità di petrolio è la Nigeria, che è anche il 14° produttore al mondo con 99,1 milioni di tonnelate (dato 2009), anche se secondo gli esperti presto sarà superata dall'Angola (che nel 2009 era al 15° posto mondiale con 87,4 milioni di tonnellate) per le - relativamente recenti- scoperte di petrolio offshore. Tanto per parlare di numeri, solo 15 anni fa, nel 1995, la Nigeria estraeva 97,5 mil./ton. (13° posto) e l'Angola 31,2 mil./ton (23° posto).
Inoltre il petrolio offshore (ovvero in mare al largo), in Africa alle compagnie petrolifere piace molto perchè li esenta dai problemi con le popolazioni locali (vedi quello che accade oramai da anni nella regione del delta del Niger in Nigeria).
Ovunque si estrae petrolio in Africa sub-sahariana il livello di vita delle popolazioni locali è decisamente più basso che altrove. In Darfur o nel Sud Sudan, nel Delta del Niger, in Angola e in particolare nell'enclave di Cabinda o nella Repubblica Democratica del Congo. Vi è una diretta relazione tra le estrazioni di petrolio e le tensioni politiche (quando non proprio guerre franche). Si è calcolato che nella sola Nigeria dagli anni '70 ad oggi i governi che si sono succeduti hanno incassato 400 miliardi di dollari dalle concessioni petrolifere - una cifra che avrebbe dovuto assicurare un tenore di vita alto per le popolazioni. Assolutamente no.
Recentemente in Africa sono stati scoperti giacimenti offshore in Mozambico (confine con la Tanzania) , in Uganda e a Sao Tomè e Principe.
Sulla questione del petrolio africano vi sono notevoli approfondimenti in rete. Mi limito a segnalare il sito Cartografare il presente, che oltre ad alcuni articoli di analisi sul petrolio africano, offre alcune mappe che ben inquadrano lo scenario attuale e futuro.
Sulla storia del petrolio vi rimando all'ottimo focus del sito Ecoage.
Mentre sono complete le statistiche sulla produzione e sul consumo di petrolio (oltre che di gas e carbone) riportata dal sito della British Petroleum.
*Il petrolio viene venduto in "barili" (un barile equivale a circa 159 litri di petrolio). Oggi che il petrolio costa circa 74 dollari al barile vale circa 0,46 dollari al litro. Ovviamente il prezzo del petrolio fluttua molto (negli ultimi due anni da 38 a 140 dollari al barile) esclusivamente per questioni speculative.
Le tesi sul fatto che il petrolio sia destinato ad esaurirsi a breve (poichè che si esaurisca è certo) ovvero 40-50 anni non sono sostenute unanimamente. I più sostengono che stia per esaurirsi il petrolio facile (quello che si estrae a pochi costi e "facilmente") mentre -grazie a nuove tecnologie di estrazione, a nuovi giacimenti e soprattutto alle estrazione offshore a grandi profondità - il petrolio ci accompagnerà ancora per molti e molti anni.
Solo a seguito della crisi economica del 2008, nel 2009 vi è stato (contrariamente al trend positivo che prosegue dagli anni '60) una contrazione mondiale del consumo di petrolio (-1,7% - con punte da oltre -4% in Europa e Nord America). Secondo gli esperti ricomincerà - già dal 2010 - a crescere.
Vedi un aggiornamento sul tema del 2014
Quando agli inizi del 1900 fu scoperto il petrolio nella penisola araba furono fondate le prime grandi compagnie petrolifere europee come l'anglo-olandese Royal Dutch Shell (nata nel 1907) e la British Petrolium (nata nel 1908 come Anglo Persian Oil Company.
Negli anni '50 l'italiano Enrico Mattei (fondatore dell'Ente Nazionale Idrocarburi-ENI, assassinato con una bomba nel suo aereo il 27 ottobre 1962) coniò il termine "Sette Sorelle" riferendosi alle maggiori compagnie petrolifere del mondo oltre a tre compagnia derivanti dalla Stardard Oil (SO New Jersey, SO New York e SO California - poi Esso, Mobile Chevron), vi erano l'anglo-olandese Royal Dutch Shell, la britannica Anglo Persian Oil Company (oggi BP), la Texaco (americana, nata nel 1901, poi confluita nella Chevron) e la Gulf Oil (americana, nata nel 1936, confluita nella Chevron).
Negli anni '70 il petrolio ha superato il carbone come prima fonte energetica mondiale. Nel 1973 - a seguito della cosiddetta "crisi petrolifera" - ci si è iniziati a porre il problema delle scorte petrolifere (tutt'altro che infinite).
Nel 2007 le "Nuove sette sorelle" erano: la Saudi Aramco (nata nel 1933 in Arabia Saudita), la russa JSC Gazprom (nata nel 1989), la China National Petrolium Company (nata nel 1983), la National Iranian Oil Company (nata nel 1948) , la Petroleos de Venezuela, (nata nel 1975) la brasiliana Petrobras (nata nel 1953) e la malesiana Petronas (nata nel 1974).
La geopolitica del petrolio è profondamente cambiata.
In Africa è dagli anni '50 che si inizia ad estrarre petrolio. In Libia, in Nigeria, in Egitto, in Algeria e poi in Angola.
Nel 1965 l'intera Africa estraeva il 6,7% (106,5 milioni di tonnellate) del petrolio mondiale. Nel 2008 ha estratto il 12,3% (pari a 485,3 milioni di tonnellate) delle 3934,7 milioni di tonnellate di petrolio prodotte nel mondo.
L'Africa è l'unica area geografica ove la produzione di petrolio è quadruplicata negli ultimi 40 anni.
Che il petrolio africano interessi alle compagnie petrolifere ed ai governi appare del tutto evidente. Del resto ridurre la dipendenza dei consumatori di petrolio dall'area del Medio Oriente è un obiettivo che le grandi potenze si sono poste da tempo. Oggi il 20% del fabbisogno americano proviene dall'Africa e il 25% del fabbisogno cinese arriva dall'Africa (che del resto controlla il 30% del petrolio africano).
Per la cronaca l'Africa consuma solo il 3,7% del petrolio mondiale.
Il paese africano dove si estrae maggior quantità di petrolio è la Nigeria, che è anche il 14° produttore al mondo con 99,1 milioni di tonnelate (dato 2009), anche se secondo gli esperti presto sarà superata dall'Angola (che nel 2009 era al 15° posto mondiale con 87,4 milioni di tonnellate) per le - relativamente recenti- scoperte di petrolio offshore. Tanto per parlare di numeri, solo 15 anni fa, nel 1995, la Nigeria estraeva 97,5 mil./ton. (13° posto) e l'Angola 31,2 mil./ton (23° posto).
Inoltre il petrolio offshore (ovvero in mare al largo), in Africa alle compagnie petrolifere piace molto perchè li esenta dai problemi con le popolazioni locali (vedi quello che accade oramai da anni nella regione del delta del Niger in Nigeria).
Ovunque si estrae petrolio in Africa sub-sahariana il livello di vita delle popolazioni locali è decisamente più basso che altrove. In Darfur o nel Sud Sudan, nel Delta del Niger, in Angola e in particolare nell'enclave di Cabinda o nella Repubblica Democratica del Congo. Vi è una diretta relazione tra le estrazioni di petrolio e le tensioni politiche (quando non proprio guerre franche). Si è calcolato che nella sola Nigeria dagli anni '70 ad oggi i governi che si sono succeduti hanno incassato 400 miliardi di dollari dalle concessioni petrolifere - una cifra che avrebbe dovuto assicurare un tenore di vita alto per le popolazioni. Assolutamente no.
Recentemente in Africa sono stati scoperti giacimenti offshore in Mozambico (confine con la Tanzania) , in Uganda e a Sao Tomè e Principe.
Sulla questione del petrolio africano vi sono notevoli approfondimenti in rete. Mi limito a segnalare il sito Cartografare il presente, che oltre ad alcuni articoli di analisi sul petrolio africano, offre alcune mappe che ben inquadrano lo scenario attuale e futuro.
Sulla storia del petrolio vi rimando all'ottimo focus del sito Ecoage.
Mentre sono complete le statistiche sulla produzione e sul consumo di petrolio (oltre che di gas e carbone) riportata dal sito della British Petroleum.
*Il petrolio viene venduto in "barili" (un barile equivale a circa 159 litri di petrolio). Oggi che il petrolio costa circa 74 dollari al barile vale circa 0,46 dollari al litro. Ovviamente il prezzo del petrolio fluttua molto (negli ultimi due anni da 38 a 140 dollari al barile) esclusivamente per questioni speculative.
Le tesi sul fatto che il petrolio sia destinato ad esaurirsi a breve (poichè che si esaurisca è certo) ovvero 40-50 anni non sono sostenute unanimamente. I più sostengono che stia per esaurirsi il petrolio facile (quello che si estrae a pochi costi e "facilmente") mentre -grazie a nuove tecnologie di estrazione, a nuovi giacimenti e soprattutto alle estrazione offshore a grandi profondità - il petrolio ci accompagnerà ancora per molti e molti anni.
Solo a seguito della crisi economica del 2008, nel 2009 vi è stato (contrariamente al trend positivo che prosegue dagli anni '60) una contrazione mondiale del consumo di petrolio (-1,7% - con punte da oltre -4% in Europa e Nord America). Secondo gli esperti ricomincerà - già dal 2010 - a crescere.
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