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giovedì 7 ottobre 2010

Claudio Moffa, negazionismo e Africa

Grande scalpore e indignazione hanno generato le affermazioni del docente universitario della Facoltà di Scienze Politiche di Teramo, Claudio Moffa, in merito alla negazione dell'olocausto e di quanto avvenuto ad Aushwitz. Moffa, direttore di un Master universitario su Enrico Mattei e il Medio-Oriente, partendo da un'intervista del francese Robert Faurisson, uno dei più celebri negazionisti (tesi datata fine anni '70, in cui Faurisson pretende di dimostrare "tecnicamente" l'impossibilità delle camera a gas) si inoltra in una vera e propria apologia della negazione, giungendo alla fine perfino a difendere coloro i quali, dal presidente iraniano ad alcuni docenti, continuano a negare l'esistenza dell'Olocausto.
Claudio Moffa non è assoltamente la prima volta che si spinge verso queste tesi (gia nel 2007 vi fu una grande polemica sulle sue affermazioni negazioniste). Per dovere di cronaca Moffa fu anche tra i primi "complottisti" sui fatti dell'11 settembre (cioè che non si trattò di un atto terroristico, bensì di una architettura tendente a cambiare le sorti del pianeta).

Vi domanderete ma cosa c'entra Claudio Moffa in un blog che parla di Africa?
La questione è che Claudio Moffa è tra i maggiori africanisti italiani. Nel corso della sua lunga carriera accademica (ordinario di storia delle istituzioni afro-asiatiche della facoltà di Scienze Politiche di Teramo) Moffa ha prodotto studi sul continente africano,che portavano alla negazione delle teorie africaniste che addossavano al colonialismo gran parte delle colpe del sottosviluppo africano, a favore di una visione che dava maggior peso alla distruzione delle istituzioni da parte degli stessi africani a causa della grande conflittualità interetnica. Nel suo lavoro "L'Africa alla periferia dellla storia", edito da Guida nel 1993, Moffa propone una tesi - quella appunto interna all'Africa - che all'inizio destò molte contrarietà e levate di scudi e che oggi invece appare più possibilista e realistica agli occhi di molti. Ovvero che solo l'intreccio tra conflitti interni (non dimentichiamo che i primi a trarre vantaggi dalla schiavitù furono i capi tribù locali) e l'oppressione e gli interessi coloniali (che ancora oggi molto presenti) possono giustificare lo stato attuale del continente africano.

Nel 1979 "Le Monde" intervenne così in merito al negazionismo di Faurisson: "non bisogna domandarsi come tale assassinio di massa sia stato tecnicamente possibile. E' stato tecnicamente possibile perchè ha avuto luogo".

5 commenti:

storico sgrz ha detto...

ritengo opportuno inserire il reato di negazionsimo. e il ragionamento di Casotto è alquanto debole
La libertà di ricerca non ha nulla a che fare con una le tesi che negano milioni di morti allo scopo di trasformare gli ebrei da vittime in autori di una cospirazione sulla falsa riga dei vecchi pregiudizi antisemiti. Per costruite una menzogna occorre poco tempo. E ancora più breve è lo spazio necessario per utilizzarla come arma ideologica di oppressione.
Quanto alla capacità del mondo accademico di opporsi a queste derive occorrerebbe un minimo di autocritica. Pur essendo a conoscenza del fatto che il Moffa da anni propagandava le sue posizioni negazioniste dagli illustri cattedratici non si sono alzati le doverose rimostranze salvo quando la polemica ha assunto rilevanza pubblica. Non è improbabile pensare che sull'onda di questo malinteso concetto di libertà di ricerca il Moffa continuerà a trovare asilo in qualche università pubblica, lautamente retribuito con i soldi dei contribuenti.

Il dopo Moffa: è opportuno sanzionare il negazionismo della Shoah come reato?

Gianfranco Della Valle ha detto...

Concordo con la tua tesi anche se sono un pò allergico all'inserimento di nuovi reati (come ad esempio l'immigrazione clandestina....).Certo una cosa è la liberta di ricerca un'altra è negare una storia che -purtroppo - ancora oggi persone sono in grando di raccontare avendola vissuta sulla propria pelle!
Altra cosa ancora è identificare ebrei con Israele. Lo stato di Israele ha delle responsabilità storico-politiche che andrebbero approfondite indipendentemente dalla questione delll'Olocausto che resta un'atroce vergogna per l'umanità.

Anonimo ha detto...

Ve lo ricordate il motto di Voltaire? Che tristezza: altro che Illuminismo, siamo ancora e sempre al Medioevo.
Sono solo i dogmi a non poter essere messi in discussione, non le verità storiche che, oltretutto, mutano col mutare degli interessi politici, gli esempi non mancano certo.
Anche il valore della storia orale va ricondotto nei suoi confini, riconoscendone pregi e limiti. Sono veramente stupito della leggerezza con cui cittadini sedicenti democratici invocano linciaggi e punizioni di Stato a danno di chi la pensa diversamente e manifesta il proprio pensiero non con le bombe ma con argomenti, confutabili, e documenti, cui opporne altri.
A meno di proclamrci liberali e democratici solo quando ci conviene.

Anonimo ha detto...

Scusate ma com'è possibile che un tale idiota sia professore universitario? Questa gente deprime il valore dei titoli accademici a sottozero, alla faccia di chi studia e deve guadagnarsi una reputazione all'estero. Non basta che rubino lo stipendio promuovendo iniziative prive di scientificità, tocca anche sopportarli come odiosa zavorra nello stereotipo negativo che costruiscono fuori dal nostro paese.

Gianfranco Della Valle ha detto...

Grazie dell'intervento.
E' triste, ma purtroppo è così: in Italia non vi è nessun strumento per valutare chi insegna (vale ad ogni livello).
cordialità
Gianfranco Della Valle, Sancara

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