"L'immigrazione non è solo rappresentata dai flussi immigratori, ma è anche occasione di conoscenza e integrazione", a dirlo è stato il Direttore Centrale delle Politiche Immigrazione e Asilo del Ministero dell'Interno, il prefetto Angelo Malandrino, in una recente occasione a Roma, quando fu presentato il dossier "Africa-Italia. Scenari migratori" a cura di Caritas/Migrantes.
Il dossier - frutto un lungo lavoro che ha coinvolto svariati soggetti istituzionali e non, italiani ed africani - focalizza il rapporto migratorio tra i popoli africani e l'Italia nel contesto del quadro storico e sociale, approfondendo i temi dell'informazione, dell'economia e della criminalità.
Oggi in Italia vivono circa un milione di africani (erano 871.128 nel 2008 e rappresentavano quasi un quinto degli immigrati in Italia) , di cui circa il 40% sono donne, rispetto ad un miliardo di abitanti complessivi del continente africano.
La prima migrazione africana fu quella forzata degli schiavi, che tra il 1500 e il 1800, in cui a milioni (nella sola tratta atlantica si stimano siano stati trasportati 20 milioni di individui) furono portati nelle piantagioni del nuovo continente e non solo.
A partire dagli inizi del XX secolo vi fu un massiccio flusso migratorio dall'Africa verso i paesi colonizzatori (Francia, Gran Bretagna, Belgio, Portogallo in particolare). Una migrazione di lavoro, ma anche di formazione (la classe politica africana - che poi ha dato origine - a partire dalla fine degli anni '50 - alle indipendenze nazionali africane, si è formata in Europa e una minima parte negli Stati Uniti e in Unione Sovietica).
Oggi quelli che sono stati definiti i "dannati della terra" bussano alle porte dell'Occidente e lo fanno spesso scappando dalla fame (un bambino muore di fame ogni 6 secondi) , dalle guerre (in Africa sono in corso una buona parte dei conflitti in corso nel mondo), dalla povertà (metà della popolazione africana è sottoalimentata) e dalle persecuzioni.
Quando uno scappa, raramente chiede il permesso di farlo.
L'Africa sub-sahariana dispone solo del 2,1% della ricchezza mondiale, il reddito pro-capite è di circa 20 volte inferiore a quello dell'Unione Europea e ha una disoccupazione giovanile del 60%.
Studi demografici sostengono che, stando agli attuali tassi di crescita, per il 2050, in Africa vi sarà un quarto del genere umano, mentre in tutta Europa risiederà solo il 7% dell'umanità.
E' previdibile che i flussi migratori verso l'Europa non si arresteranno, bensì incrementeranno. Infatti, la stima dell'ISTAT per il 2050 è che vi saranno 2, 7 milioni di Africani (su circa 12 milioni di stranieri).
Oggi in Italia la comunità africana più rappresentata (residenti al 1 gennaio 2010, dati ISTAT) è quella proveniente dal Marocco che, con circa 430 mila persone è la terza in assoluto (dopo Romania e Albania). Dopo il Marocco vi è la Tunisia (105 mila), l'Egitto (78 mila), il Senegal (71 mila), la Nigeria (48 mila), il Ghana (44 mila), l'Algeria (26 mila), l'Eritrea (13 mila) e il Burkina Faso (11 mila).
Tutti i 53 stati africani sono presenti in Italia, 27 dei quali con più di mille persone residenti.
Più di 500 mila persone originarie dell'Africa sono inserite come lavoratori dipendenti nel sistema produttivo italiano (dati Inail).
Martedì 26 ottobre a Roma sarà presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2010 elaborato dalla Caritas e giunto alla XX edizione.
Purtroppo in Italia fin dagli inizi degli anni '90 è in corso un dibattito - sempre slegato dai dati e tendente più a colpire l'immaginario ed ad essere usato ai fini politici - che associa l'immigrazione alla criminalità.
I dati invece suggeriscono che "l'immigrazione non ha portato ad un aumento significativo dei crimini" e che il "tasso di criminalità tra la popolazione autoctona e la popolazione straniera residente è uguale" (nonostante gli stranieri siano più giovani e più poveri).
Le campagne che vogliono descrivere le città italiane come sempre più insicure non trovano fondamenti nei dati ufficiali, mentre i fatti di cronaca, anche recenti, e le statistiche, dovrebbero indurci a vedere come meno sicure le mura domestiche.
Solo sfatando quell'equiparazione tra immigrazione e crimine - incompresibile in un Paese come l'Italia che per un secolo e mezzo ha inviato suoi emigrati nel mondo - si potrà accogliere l'invito di Angelo Malandrino a considerare l'immigrazione come un'occasione di conoscenza e integrazione.
La strada è ancora lunga.
Oggi in Italia vivono circa un milione di africani (erano 871.128 nel 2008 e rappresentavano quasi un quinto degli immigrati in Italia) , di cui circa il 40% sono donne, rispetto ad un miliardo di abitanti complessivi del continente africano.
La prima migrazione africana fu quella forzata degli schiavi, che tra il 1500 e il 1800, in cui a milioni (nella sola tratta atlantica si stimano siano stati trasportati 20 milioni di individui) furono portati nelle piantagioni del nuovo continente e non solo.
A partire dagli inizi del XX secolo vi fu un massiccio flusso migratorio dall'Africa verso i paesi colonizzatori (Francia, Gran Bretagna, Belgio, Portogallo in particolare). Una migrazione di lavoro, ma anche di formazione (la classe politica africana - che poi ha dato origine - a partire dalla fine degli anni '50 - alle indipendenze nazionali africane, si è formata in Europa e una minima parte negli Stati Uniti e in Unione Sovietica).
Oggi quelli che sono stati definiti i "dannati della terra" bussano alle porte dell'Occidente e lo fanno spesso scappando dalla fame (un bambino muore di fame ogni 6 secondi) , dalle guerre (in Africa sono in corso una buona parte dei conflitti in corso nel mondo), dalla povertà (metà della popolazione africana è sottoalimentata) e dalle persecuzioni.
Quando uno scappa, raramente chiede il permesso di farlo.
L'Africa sub-sahariana dispone solo del 2,1% della ricchezza mondiale, il reddito pro-capite è di circa 20 volte inferiore a quello dell'Unione Europea e ha una disoccupazione giovanile del 60%.
Studi demografici sostengono che, stando agli attuali tassi di crescita, per il 2050, in Africa vi sarà un quarto del genere umano, mentre in tutta Europa risiederà solo il 7% dell'umanità.
E' previdibile che i flussi migratori verso l'Europa non si arresteranno, bensì incrementeranno. Infatti, la stima dell'ISTAT per il 2050 è che vi saranno 2, 7 milioni di Africani (su circa 12 milioni di stranieri).
Oggi in Italia la comunità africana più rappresentata (residenti al 1 gennaio 2010, dati ISTAT) è quella proveniente dal Marocco che, con circa 430 mila persone è la terza in assoluto (dopo Romania e Albania). Dopo il Marocco vi è la Tunisia (105 mila), l'Egitto (78 mila), il Senegal (71 mila), la Nigeria (48 mila), il Ghana (44 mila), l'Algeria (26 mila), l'Eritrea (13 mila) e il Burkina Faso (11 mila).
Tutti i 53 stati africani sono presenti in Italia, 27 dei quali con più di mille persone residenti.
Più di 500 mila persone originarie dell'Africa sono inserite come lavoratori dipendenti nel sistema produttivo italiano (dati Inail).
Martedì 26 ottobre a Roma sarà presentato il Dossier Statistico Immigrazione 2010 elaborato dalla Caritas e giunto alla XX edizione.
Purtroppo in Italia fin dagli inizi degli anni '90 è in corso un dibattito - sempre slegato dai dati e tendente più a colpire l'immaginario ed ad essere usato ai fini politici - che associa l'immigrazione alla criminalità.
I dati invece suggeriscono che "l'immigrazione non ha portato ad un aumento significativo dei crimini" e che il "tasso di criminalità tra la popolazione autoctona e la popolazione straniera residente è uguale" (nonostante gli stranieri siano più giovani e più poveri).
Le campagne che vogliono descrivere le città italiane come sempre più insicure non trovano fondamenti nei dati ufficiali, mentre i fatti di cronaca, anche recenti, e le statistiche, dovrebbero indurci a vedere come meno sicure le mura domestiche.
Solo sfatando quell'equiparazione tra immigrazione e crimine - incompresibile in un Paese come l'Italia che per un secolo e mezzo ha inviato suoi emigrati nel mondo - si potrà accogliere l'invito di Angelo Malandrino a considerare l'immigrazione come un'occasione di conoscenza e integrazione.
La strada è ancora lunga.
5 commenti:
Salve, condivido l'intero articolo. Mi permetto soltanto un piccolo consiglio...far risaltare anche qualche aspetto positivo della presenza degli immigrati africani in Italia. Degli ormai 7 milioni di nuovi cittadini, la maggioranza ha più o meno le stesse preoccupazioni quotidiane degli autoctoni e non ha nemmeno il tempo di occuparsi/preoccuparsi dei razzisti.
Coordialmente
Grazie per il tuo intervento. Hai ragione preso dal voler sfatare la falsa convinzione di straniero= problema, ho omesso di sottolineare gli aspetti positivi che, a mio avviso, una contaminazione tra popoli contiene sempre. Inoltre sperimento quotidianamente che le preoccupazioni tipiche degli italiani sono le stesse degli stranieri che vivono in Italia. Quelle sono le vere questioni di cui la politica dovrebbe occuparsi.
ciao, Gianfranco
Le migrazioni sono protagoniste della nostra era. Immensi e fertili territori perdono demografia, mentre bande di violenti imperversano depredando chi rimane. Quale risorsa collettiva può nelle migrazioni? Quale per i singoli? Il lavoro minorile e i “bambini soldato” sono fenomeni indotti dall’abbandono territoriale degli adulti. Perché la filantropia occidentale tollera la fuga dalle responsabilità civili, quando avvengono tra i “poveri”? Perché "amare il nemico" si rivela il fallimento più eclatante del cristianesimo? I progetti economici possono riuscire dove le demografie sono costantemente instabili? Interrogativi che cercano risposte in un pianeta dove le negligenze umane guadagnano ineluttabilmente la punizione. http://www.amazon.it/MIGRAZIONI-RISCOSSA-SINGOLI-ROVINA-FRONTIERE-ebook/dp/B00CH0UTD4/ref=sr_1_6?s=digital-text&ie=UTF8&qid=1422828083&sr=1-6&keywords=ulisse+di+bartolomei
La Sig.ra CINZIA Milani la ha salvata della disonestà dei poveri africani assetati di denaro accordandomi un credito di 23000 euro su una durata di 5 anni affinché il mio sognati diventino realtà. Prego a tutti coloro che hanno potuto usufruire di questi servizi, di volere ritornare testimoniarne per permettere all'altra gente nella necessità, di potere trovare anche un ricorso affidabile. Vi lascio il suo indirizzo professionale:
cinziamilani62@gmail.com
http://ulissedibartolomeiscrittore.blogspot.it/
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