
Ancora oggi, assieme ai miei figli, mi capita di guardare alla televisione documentari sulla vita animale in Africa. Osservo il loro stupore e ascolto con grande curiosità i loro commenti. I loro occhi esplorano un mondo che non riescono ad identificare come reale, le loro domande cercano di capire questi luoghi lontani. Da bambino anch'io divoravo documentari (i primi, ricordo, erano in bianco e nero e non avevano certo le tecniche di riprese di oggi). Di notte poi sognavo di correre incontro ad un grande elefante, sentivo il ruggito del leone che nella notte si avvicinava e il rumore degli zoccoli delle zebre in fuga. Di giorno invece giocavo a fare l'esploratore, ad avventurarmi nella giungla alla ricerca di una specie animale che nessuno aveva mai ancora incontrato.
Quando molti anni dopo, oramai grande, mi sono calato nel cratere di Ngorongoro il mio cuore batteva all'impazzata.
Coronavo un sogno cullato e cust

Scendemmo anche noi dall'auto, camminavo nella savana. I miei piedi toccavano - quasi con rispetto - quei luoghi che a volte mi avevano fatto interrogare perfino sulla loro esistenza. Il silenzio era assoluto, una leggera

Solo alla sera, come scriveva Alberto Moravia, si ha "la sensazione confusa di aver vissuto un'esperienza sconcertante di un Paradiso terrestre, proprio come quello descritto nella Genesi".
Ancora oggi pensando al cratere di Ngorongoro, mi immagino di rivederlo con gli occhi dei miei figli. Un giorno, forse.
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