Nel 1969 lo storico inglese Basil Davidson, uno dei maggiori esperti mondiali di Africa, scomparso all'età di 95 anni lo scorso luglio, pubblicò The Africans. An Entry to Cultural History, che uscito in Italia nel 1971 da Einaudi sarà tradotto in La Civiltà africana.
Un testo fondamentale per chi vuole comprendere le civiltà dell'Africa. Davidson parte dalla denuncia di come la storiografia africana sia stata viziata dai pregiudizi del colonialismo e dalla necessità che l'Africa debba riappropiarsi di se stessa. Egli aggiunge che "nessun popolo può ritornare al passato ma, allo stesso tempo, nessun popolo può prosperare se non conosce e comprende il proprio passato".
Il lavoro di Davidson è minuzioso e coniuga la ricerca nel campo delle scienze umane e l'antropologia sociale al fine di comprendere le dinamiche e le trasformazioni delle civiltà d'Africa. E' un libro adatto non solo "a chi si occupa di Africa" ma, anche al pubblico che vuole avventurarsi nell'organizzazione, nei riti e nelle cosmogonie di molti popoli africani, visti con lo sguardo del ricercatore, ma contestualmente attento alla narrazione, ai particolari e alle curiosità storiche. Un libro scritto alla fine degli anni '60, nei primi anni della decolonizzazione, quando l'Africa era ancora, da molti, ritenuto un continente senza storia.
Leggendo il libro di Davidson viene in mente quella stupenda frase che sottolinea l'importanza della tradizione orale, ovvero che "ogni volta che in Africa muore un vecchio si perde un'intera biblioteca".
Il lavoro di Davidson è minuzioso e coniuga la ricerca nel campo delle scienze umane e l'antropologia sociale al fine di comprendere le dinamiche e le trasformazioni delle civiltà d'Africa. E' un libro adatto non solo "a chi si occupa di Africa" ma, anche al pubblico che vuole avventurarsi nell'organizzazione, nei riti e nelle cosmogonie di molti popoli africani, visti con lo sguardo del ricercatore, ma contestualmente attento alla narrazione, ai particolari e alle curiosità storiche. Un libro scritto alla fine degli anni '60, nei primi anni della decolonizzazione, quando l'Africa era ancora, da molti, ritenuto un continente senza storia.
Leggendo il libro di Davidson viene in mente quella stupenda frase che sottolinea l'importanza della tradizione orale, ovvero che "ogni volta che in Africa muore un vecchio si perde un'intera biblioteca".
Il libro è dedicato "A Amilcar Cabral per il passato ma ancor più per il futuro", purtroppo l'augurio di Davidson non potè essere raccolto da Cabral, assasinato il 20 gennaio 1973, due anni prima di vedere l'indipendenza, per cui aveva lottato, della sua Guinea Bissau.
Basil Davidson con un passato da reporter per l'Economist, prima, e da agente dei servizi segreti britannici durante la seconda guerra mondiale (fu anche arrestato dagli italiani in Yugoslavia) e infine da ufficiale di collegamento durante la resistenza in Liguria. Dopo la guerra riprende il lavoro di corrispondente e di storico divenendo uno dei massimi esperti di Africa.
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