Pubblicato il nuovo rapporto sull'AIDS dalle Nazioni Unite che fotografa la situazione mondiale della pandemia da HIV iniziata nel 1981.
Vi è un cauto ottimismo poichè si assiste ad un calo dei nuovi casi di infezione (2,6 milioni nel 2009, 3,1 milioni nel 2001) ed ad un calo della mortalità (1,3 milioni nel 2009, 1,4 milioni nel 2001).
Ma, la cosa che più favorisce l'ottimismo è che in 56 paesi del mondo l'incidenza è scesa, dal 2001 al 2009, di oltre il 25%. Di questi paesi, 34 sono nell'Africa Sub Sahariana, dove sono concentrati 22 dei 33 milioni di individui sieropositivi, ovvero il 69% dei casi.
In numeri assoluti sono 33,3 milioni gli individui sieropositivi nel mondo (erano 28,6 nel 2001). Di questi 22,5 milioni vivono in Africa Sub Sahariana (erano 20,3 milioni nel 2001).
Sono stati 2,6 milioni i nuovi casi di infezione nel 2009 (erano 3,1 milioni nel 2001 e 3,9 milioni nel 1999). In Africa Sub Sahariana i nuovi casi erano 2,2 milioni nel 2001, sono stati 1,8 milioni nel 2009.
Il numero dei decessi collegati all'HIV sono stabili a 1,8 milioni, sia nel 2001 che nel 2009, in calo rispetto agli ultimi anni in cui vi era stato un picco. In Africa Sub Sahariana, i morti sono scesi dai 1,4 milioni del 2001 agli 1,3 milioni del 2009.
Infine, sono 5,2 milioni le persone che ricevono cure con farmaci antiretrovirali e questo numero è in aumento (erano 700 mila nel 2004).
Sono dati che spaventano per le loro proporzioni. Appare evidente che la pandemia di AIDS ha colpito soprattutto l'Africa Sub Sahariana, dove nel 2009 vi sono14,8 milioni di bambini (dei 16,6 del mondo) orfani a causa dell'AIDS.
In Sudafrica vi sono 5,5 milioni di sieropositivi, in Nigeria 3,3 milioni, in Kenya 1,5 milioni, in Mozambico e Tanzania 1,4 milioni, in Uganda e Zimbabwe 1,2 milioni e in Zambia 1 milione (mancano dati sull'Etiopia, RD del Congo e Somalia).
Per avere un metro di paragone in tutta Europa sono 620 mila i sieropositivi (140 mila in Italia, secondo alcune stime 11 contagi ogni giorno).
Ma, la cosa che più favorisce l'ottimismo è che in 56 paesi del mondo l'incidenza è scesa, dal 2001 al 2009, di oltre il 25%. Di questi paesi, 34 sono nell'Africa Sub Sahariana, dove sono concentrati 22 dei 33 milioni di individui sieropositivi, ovvero il 69% dei casi.
In numeri assoluti sono 33,3 milioni gli individui sieropositivi nel mondo (erano 28,6 nel 2001). Di questi 22,5 milioni vivono in Africa Sub Sahariana (erano 20,3 milioni nel 2001).
Sono stati 2,6 milioni i nuovi casi di infezione nel 2009 (erano 3,1 milioni nel 2001 e 3,9 milioni nel 1999). In Africa Sub Sahariana i nuovi casi erano 2,2 milioni nel 2001, sono stati 1,8 milioni nel 2009.
Il numero dei decessi collegati all'HIV sono stabili a 1,8 milioni, sia nel 2001 che nel 2009, in calo rispetto agli ultimi anni in cui vi era stato un picco. In Africa Sub Sahariana, i morti sono scesi dai 1,4 milioni del 2001 agli 1,3 milioni del 2009.
Infine, sono 5,2 milioni le persone che ricevono cure con farmaci antiretrovirali e questo numero è in aumento (erano 700 mila nel 2004).
Sono dati che spaventano per le loro proporzioni. Appare evidente che la pandemia di AIDS ha colpito soprattutto l'Africa Sub Sahariana, dove nel 2009 vi sono14,8 milioni di bambini (dei 16,6 del mondo) orfani a causa dell'AIDS.
In Sudafrica vi sono 5,5 milioni di sieropositivi, in Nigeria 3,3 milioni, in Kenya 1,5 milioni, in Mozambico e Tanzania 1,4 milioni, in Uganda e Zimbabwe 1,2 milioni e in Zambia 1 milione (mancano dati sull'Etiopia, RD del Congo e Somalia).
Per avere un metro di paragone in tutta Europa sono 620 mila i sieropositivi (140 mila in Italia, secondo alcune stime 11 contagi ogni giorno).
Vi è anche da segnalare il alcuni paesi dell'Est Europeo e del Asia Centrale i nuovi casi di contagio sono aumentati di oltre il 25%, soprattutto tra i giovanissimi.
Le strategie di intervento si basano molto sinteticamente su tre canali: la prevenzione, convincere che è necessario intervenire, campagne informative anche nelle zone più rurali , uso del preservativo (in aumento ovunque in Africa sub-sahariana e in particolar modo tra i lavoratori del sesso), l'acceso ai servizi sanitari di prevenzione e di cura (in aumento) e le cure farmacologiche (in aumento)
Tutto questo ha dei costi. Nel 2009 il budget complessivo per la lotta all'AIDS è stato di 15,9 miliardi di dollari (10 miliardi in meno di quello che servirebbero nel 2010).
Nei paesi in via di sviluppo l'88% dei fondi proviene da aiuti internazionali.
Nel 2009 sono stati "donati", principalmente attraverso il meccanismo degli accordi bilaterali, 7,6 milardi di dollari (erano 7,7 nel 2008). Tra i Paesi che hanno donato di più vi sono gli Stati Uniti 4,4 miliardi di dollari, il Regno Unito 779 milioni di dollari, la Germania 397,9 milioni di dollari, l'Olanda 381, 9 milioni di dollari e, fanalino di coda, dopo Francia, Danimarca, Svezia, Spagna, Giappone, Norvegia, Canada, Australia e Irlanda, l'Italia con 9,5 milioni di dollari (che risulta insolvente nei confronti del Fondo Globale contro AIDS, Tubercolosi e Malaria)
Tutto questo ha dei costi. Nel 2009 il budget complessivo per la lotta all'AIDS è stato di 15,9 miliardi di dollari (10 miliardi in meno di quello che servirebbero nel 2010).
Nei paesi in via di sviluppo l'88% dei fondi proviene da aiuti internazionali.
Nel 2009 sono stati "donati", principalmente attraverso il meccanismo degli accordi bilaterali, 7,6 milardi di dollari (erano 7,7 nel 2008). Tra i Paesi che hanno donato di più vi sono gli Stati Uniti 4,4 miliardi di dollari, il Regno Unito 779 milioni di dollari, la Germania 397,9 milioni di dollari, l'Olanda 381, 9 milioni di dollari e, fanalino di coda, dopo Francia, Danimarca, Svezia, Spagna, Giappone, Norvegia, Canada, Australia e Irlanda, l'Italia con 9,5 milioni di dollari (che risulta insolvente nei confronti del Fondo Globale contro AIDS, Tubercolosi e Malaria)
Poichè è evidente che la battaglia contro l'AIDS non è stata vinta, tuttaltro, il futuro della lotta alla pandemia è appeso alla bontà dei donors.
L'AIDS (Acquired Immune Deficiency Syndrome) o SIDA (Sindrome da Immuno Deficienza Acquisita) è un'insieme di manifestazioni dovute alla diminuzione dei linfociti T di tipo CD4 (una particolare famiglia di globuli bianchi addetti all'immunità) causata da un retrovirus della famiglia HIV (HIV1 e HIV 2). E' una malattia che si trasmette attraverso vie sessuali, attraverso il sangue o da madre a figlio. Il primo caso descritto al mondo fu il 5 giugno 1981 nella comunità gay degli Stati Uniti (solo nel 1982 però fu coniato il temine AIDS enel 1986 quello di HIV). E' una malattia curabile, ma non guaribile. La vera questione è che origini ha questa malattia? La teoria più accreditata è quella di una mutazione di un retrovirus animale (dalle scimmie) avvenuta in Africa. Non mancano però teorie e sospetti su possibili interventi "umani" sulla mutazione virale, data la sua improvvisa comparsa e le modalità di diffusione iniziale (tra la comunità omosessuale americana, tra popolazioni, africane e non soggette, a particolari tipi di vaccinazioni). Così come non deve stupirci che le grandi potenze hanno sempre ricercato e studiato su batteri, tossine e virus ai fini militari. Le armi biologiche non sono un'invenzione.
Comunque sia andata (magari un giorno tornerò su questo argomento) il risultato è stato che intere generazioni in Africa, in questi trent'anni, sono state sterminate dall'HIV.
Comunque sia andata (magari un giorno tornerò su questo argomento) il risultato è stato che intere generazioni in Africa, in questi trent'anni, sono state sterminate dall'HIV.
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