Il tè nel deserto (The Sheltering Sky) è un film diretto da Bernardo Bertolucci nel 1990. Il film, tratto da un romanzo di Paul Bowles (che ha anche una piccola parte nel film), racconta di un viaggio (forse sarebbe meglio definirlo una fuga dalla noia), che si svolge nel 1947 e che parte da Tangeri in Marocco. A farlo sono tre personaggi americani, una coppia Port e Kit (marito e moglie, interpretati nel film da John Malkovic e Debra Winger) di artisti in crisi (lui musicista e lei scrittrice), e un facoltoso loro amico, George, interpretato da Campbell Scott.
E' un film triste ed emozionante (Port morirà di tifo tra le braccia della moglie in una squallida fortezza della legione straniera, Kit sarà accolta e poi aggredita dai Tuareg, mentre George continuerà a carcarla) che racconta la disperazione amorosa e la pulsione autodistruttiva. Un film girato da un grande maestro del cinema e dalla straordinaria fotografia firmata da quel genio di Vittorio Storaro.
Il film ha avuto il merito di portare nel grande schermo il "popolo blu", i Tuareg appunto, seppure in un modo che stato anche criticato, come la descizione dell'harem, pratica che seppur npon proibita tra i tuareg è di fatto poco praticata. A far da "consulente" a Bertolucci sulla questione tuareg fu il leader dei tuareg del Niger Mano Dayak, che solo 5 anni dopo, nel 1995, morì in un incidente aereo nel 1995 mentre si recava con una delegazione a trattare con il governo del Niger.
Da vedere per la bellezza dell'opera, per le straordinarie immagini del Sahara e per l'omaggio fatto al grande e fiero popolo del deserto. Il film è girato in Marocco (Tangeri e Ouarzazate), Algeria e Niger.
E' un film triste ed emozionante (Port morirà di tifo tra le braccia della moglie in una squallida fortezza della legione straniera, Kit sarà accolta e poi aggredita dai Tuareg, mentre George continuerà a carcarla) che racconta la disperazione amorosa e la pulsione autodistruttiva. Un film girato da un grande maestro del cinema e dalla straordinaria fotografia firmata da quel genio di Vittorio Storaro.
Il film ha avuto il merito di portare nel grande schermo il "popolo blu", i Tuareg appunto, seppure in un modo che stato anche criticato, come la descizione dell'harem, pratica che seppur npon proibita tra i tuareg è di fatto poco praticata. A far da "consulente" a Bertolucci sulla questione tuareg fu il leader dei tuareg del Niger Mano Dayak, che solo 5 anni dopo, nel 1995, morì in un incidente aereo nel 1995 mentre si recava con una delegazione a trattare con il governo del Niger.
Da vedere per la bellezza dell'opera, per le straordinarie immagini del Sahara e per l'omaggio fatto al grande e fiero popolo del deserto. Il film è girato in Marocco (Tangeri e Ouarzazate), Algeria e Niger.
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