La commissione elettorale ha decretato la vittoria di Alassane Ouattara, che con il 54,1% ha battuto il presidente in carica Laurent Gbagbo che si è fermato al 46%, nel ballottaggio delle elezioni persidenziali svoltesi il 28 novembre scorso. Alle elezioni ha votato l'80% degli aventi diritto. Tutto normale? Le tensioni scoppiate dopo l'annuncio, si parla di 8 morti e 14 feriti, così come la chiusura delle frontiere sono solo "scaramucce" post elettorali? E' da aggiornare la situazione: infatti la Commissione Costituzionale ha esattamente rovesciato questo verdetto nella giornata del 3 dicembre (poche ore dopo aver scritto questo post) assegnando la vittoria a Gbagbo con il 51,4% e riconoscendo presunti brogli nel nord del paese. Ovvio che la situzione rischia ancor più di precipitare. Di Costa d'Avorio si parla poco, la guerra civile non è stata sanguinosa come altrove, gli interessi in gioco non sono così alti (l'economia della Costa d'Avorio si regge sulla produzione di prodotti agricoli cpme il cacao, il caffe e l'olio di palma).
In realtà la questione è molto più complessa e ha origine il 7 dicembre 1993, quando dopo 33 anni di dominio assoluto (la Costa d'Avorio divenne indipendente, dopo essere stata colonia francese nel 1960) e incontrastato muore Felix Houphoiuet-Boigny. Boigny, medico di etnia Baoulè, oltre ad essere stato uno dei leader più longevi d'Africa, aveva instaurato un regime personale, dove oltre ad essere leader politico era il grande saggio, il leader spirituale e il padre della nazione. Famosa fu la sua idea, realizzata, di costruire, per il modico costo di 300 milioni di dollari, la Basilica de Notre Dame de la Paix (nella foto) a Yamoussoukro, che altro non è che una copia della Basilica di San Pietro in Vaticano. In realtà Boigny fu il baluardo francese in Africa, anticomunista e fedele esecutore degli ordini francesi (spesso quelli di cui non si parla e di cui si nega l'esistenza), è stato coinvolto in molti golpe in paesi stranieri (tra cui quello che destituì e uccise Thomas Sankara in Burkina Faso) e nell'appoggio alle guerriglie anti-comuniste di mezza Africa, come l'UNITA in Angola.
Alla sua morte egli designò come successore il Presidente dell'Assemblea Nazionale, ed ex ambasciatore negli Stati Uniti, Henry Koran Badiè che vinse la "battaglia alla successione" contro il Primo Ministro ed econonomista del Fondo Monetario Internazionale Alassane Ouattara (lo stesso che ieri è stato proclamato vincitore delle elezioni e poi di nuovo sconfitto, vedi aggiornamento in rosso). Badiè governò fino al 24 dicembre 1999 quando un colpo di stato, guidato da giovani ufficiali portò al potere Robert Guei . Nel periodo del suo governo Badiè aveva guidato una dura lotta contro Ouattara accusato di non essere "ivoriano puro" (nato in Costa d'Avorio, ma secondo alcuni in Burkina Faso). Il generale golpista Robert Guei era stato un ardente sostenitore di Boigny, ma quasi subito era entrato in conflitto con il nuovo presidente Badiè, soprattutto nella sua lotta contro Ouattara (ad esempio Guei aveva rifiutato nel 1995 di schierare l'esercito contro i sostenitori di Ouattara).
Nell'ottobre 2000 si tennero le elezioni, dove con un'astuta riforma costituzionale Ouattara fu escluso (perchè non era in grado di dimostrare di avere entrambi i genitori ivoriani), così come fu escluso, per altre ragioni, Badiè.
Il risultato fu che a vincere le elezioni, con il 59%, fu l'ex professore universitario e leader di un partito di ispirazione socialista Laurent Gbagbo (presidente ancora in carico). Gbagbo era stato il massimo oppositore di Boigny, aveva fondato nel 1982 il Fronte Popolare Ivoriano, era stato in esilio dal 1985 al 1988 e nelle elezioni del 1990 (le prime volute da Boigny per dare una parvenza di democrazia) aveva ottenuto l'11% dei voti.
Il generale Guei non ricobbe la sconfitta, ma una rivolta popolare permise a Gbagbo di diventare il primo presidente eletto della Costa d'Avorio, il 26 ottobre 2000.
Nell'ottobre 2000 si tennero le elezioni, dove con un'astuta riforma costituzionale Ouattara fu escluso (perchè non era in grado di dimostrare di avere entrambi i genitori ivoriani), così come fu escluso, per altre ragioni, Badiè.
Il risultato fu che a vincere le elezioni, con il 59%, fu l'ex professore universitario e leader di un partito di ispirazione socialista Laurent Gbagbo (presidente ancora in carico). Gbagbo era stato il massimo oppositore di Boigny, aveva fondato nel 1982 il Fronte Popolare Ivoriano, era stato in esilio dal 1985 al 1988 e nelle elezioni del 1990 (le prime volute da Boigny per dare una parvenza di democrazia) aveva ottenuto l'11% dei voti.
Il generale Guei non ricobbe la sconfitta, ma una rivolta popolare permise a Gbagbo di diventare il primo presidente eletto della Costa d'Avorio, il 26 ottobre 2000.
La pace durò fino al 19 settembre 2002, quando un tentativo di golpe fallì, ma i movimenti ribelli conquistano il nord del paese dando avvio ad una guerra civile (tra i primi a morire fu il generale Robert Guei, assassinato misteriosamente il 21 settembre). Gli accordi di pace, che prevedevano che Gbagbo restasse presidente ma affiancato da un primo ministro neutrale fallirono miseramente nel novembre 2004 quando i ribelli del nord rifiutarono di deporre le armi. Di fatto il paese è spaccato in due.
Il mandato presidenziale di Gbagbo, in scadenza del 2005, venne prorogato di anno in anno in attesa della risoluzione del conflitto interno. Il 4 marzo 2007 venne firmato in Burkina Faso un nuovo accordo di pace con il leader delle Forces Nouvelles, Guillaume Soro, che un mese dopo divenne primo ministro all'età di 35 anni e che in queste elezioni, come tutto il nord del paese, si è schierato con Ouattara (anch'esso originario del nord).
Dopo molti rinvii (le elezioni furono programmate per il 2008, poi per il 2009) si giunge alle attuali elezioni.
I motivi che sono alla base della spaccatura del paese e del conflitto che da essa deriva, come spesso accade in Africa, intersecano questioni etniche, questioni religiose (il nord è mussulmano, mentre il sud è cristiano) e interessi tra le lobby economiche dei proprietari terrieri e la manodopera anche proveniente da fuori paese.
Naturalmente il fatto che il risultato delle elezioni non sia facilmente accettato (e controllato) rischia di favorire quella parte del paese (in parte rappresentato dalle elite militari, ma non solo) che nell'affermare che il paese non è pronto per la democrazia, è pronto ad imporsi con metodi militari. La Costa d'Avorio è in bilico.
Vi posto questa intervista radio al caporedattore di PeaceReport Alberto Tundo, raccolta da Radio Onda d'Urto, sulla situazione in Costa d'Avorio.
Il mandato presidenziale di Gbagbo, in scadenza del 2005, venne prorogato di anno in anno in attesa della risoluzione del conflitto interno. Il 4 marzo 2007 venne firmato in Burkina Faso un nuovo accordo di pace con il leader delle Forces Nouvelles, Guillaume Soro, che un mese dopo divenne primo ministro all'età di 35 anni e che in queste elezioni, come tutto il nord del paese, si è schierato con Ouattara (anch'esso originario del nord).
Dopo molti rinvii (le elezioni furono programmate per il 2008, poi per il 2009) si giunge alle attuali elezioni.
I motivi che sono alla base della spaccatura del paese e del conflitto che da essa deriva, come spesso accade in Africa, intersecano questioni etniche, questioni religiose (il nord è mussulmano, mentre il sud è cristiano) e interessi tra le lobby economiche dei proprietari terrieri e la manodopera anche proveniente da fuori paese.
Naturalmente il fatto che il risultato delle elezioni non sia facilmente accettato (e controllato) rischia di favorire quella parte del paese (in parte rappresentato dalle elite militari, ma non solo) che nell'affermare che il paese non è pronto per la democrazia, è pronto ad imporsi con metodi militari. La Costa d'Avorio è in bilico.
Vi posto questa intervista radio al caporedattore di PeaceReport Alberto Tundo, raccolta da Radio Onda d'Urto, sulla situazione in Costa d'Avorio.
4 commenti:
COSTA D’AVORIO : IGNORANZA DELLE LEGGI LOCALI
E RESPONSABILITA’ INTERNAZIONALI
Mi fa pena leggere la situazione della Costa d’Avorio sulla stampa italiana, quasi si trattasse di un Dipartimento oltremare di qualche potenza occidentale. Invece si tratta di un paese indipendente con le sue leggi e regolamenti, con proprie istituzioni democratiche come in qualsiasi paese al mondo. Per serietà, la stampa dovrebbe fare uno sforzo d’approfondimento delle notizie che vi giungono, senza sempre copiare da altri paesi che magari hanno interesse a vedere le cose come vorrebbero che fosse. La constatazione è che quando si tratta dell’Africa Nera, i giudizi sono sempre sommari e uguali, senza il minimo controllo dei fatti realmente accaduti.
Avendo studiato e vissuto per tanti anni in un paese democraticamente avanzato come l’Italia, culla del Diritto, non posso fare l’ignorante accettando le gravi falsità che vengono dette sul mio Paese.
In Costa d’Avorio non ci sono due Presidenti, e Gbagbo non ha fatto alcun golpe. Caso mai, qualcuno dovrà spiegarci il ruolo delle Nazioni Unite e delle Organizzazioni Internazionali. In questo, sinceramente non ci capiamo niente in Costa d’Avorio. Provate ad immaginare se qualche nazione straniera si spingesse a sostenere apertamente le ragioni dell’On. Silvio Berlusconi o dell’On. Gianfranco Fini. Quale sarebbe la reazione globale della stampa italiana: ingerenza negli affari interni dell’Italia. Ecco, signori giornalisti italiani, questo è ciò che sta succedendo in Costa d’Avorio.
La legge elettorale del nostro paese stabilisce che la Commissione elettorale ha tre giorni di tempo dopo il voto per pubblicare i risultati PROVVISORI, dopodiché, previa deliberazione su eventuali ricorsi dei candidati, il CONSIGLIO COSTITUZIONALE (che sarebbe come la vostra Corte costituzionale) proclama i risultati definitivi. Non so, se mi sono fatto capire.
Qui si tratta di rispettare i dettami costituzionali della Costa d’Avorio. Ebbene, i famosi risultati provvisori sono stati proclamati fuori tempo massimo, e dove? In un albergo!
Dopo i vari ricorsi presentati dal candidato Laurent Gbagbo, il Consiglio Costituzionale, dopo aver annullato le votazioni in alcune zone del paese ove, neanche gli osservatori dell’Unione Europea hanno potuto mettere piede, ha dichiarato Laurent Gbagbo come effettivo vincitore delle elezioni.
Stranamente, il rappresentate dell’ONU in Costa d’Avorio si è rifiutato di certificare la decisione del Consiglio Costituzionale. La questione di fondo è la seguente: quando mai nei paesi indipendenti con proprie istituzioni legali, le elezioni vengono certificate dalle organizzazioni internazionali o da altri paesi? Forse in Africa Nera, le regole non valgono! Ciò che sta succedendo nel nostro paese non si è mai visto altrove. La comunità internazionale ne è responsabile.
Emmanuel T. Zagbla, Ph.D, - Dottore di ricerca in Relazioni Internazionali.
Ti ringrazio per il commento che ci aiuta a far luce su di una situazione complicata. Sicuramente il modo di guardare e raccontare l'Africa in Italia è un pò approssimativa. Così come l'"ingerenza" della comunità internazionale è forte e spesso piena di responsabilità.
Resta però il fatto che è difficile inquadrare l'attuale situazione all'interno di dettami costituzionali e del rispetto degli stessi. E' anomalo che vi siano due vincitori e che entrambi nominano un primo ministro, è anomalo che la comunità internazionale si schieri in modo così evidente, è anomalo che venga annullato una parte del voto, è anomalo che le tensioni sfocino in morti e feriti.
Insomma le regole valgono anche in Africa Nera, ci mancherebbe. Ma se le regole non sono condivise ed accettate è difficile applicarle.
Ancora grazie
Gianfranco Della Valle, Sancara
Salve,
tutto quello che da Voi è stato scritto è giusto da un punto di vista "Internazionale" e anche Occidentale.
C'e' in punto per il quale varrebbe spendere qualche anno di studi.
Il sottoscritto ha abitato in Costa d'Avorio per circa dieci anni, e lavorando nel settore delle strade ho avuto modo di conoscere le varie zone dell'entroterra, che nulla hanno a che vedere con la megalopoli Abidjan.
E' importante ricordare che in Costa D'Avorio esistono più di 134 dialetti e 35 etnie, ognuna delle quali con culture diverse e a volte diametralmente opposte.
Per esempio le due etnie più grandi di religione cattolica, e cioà Baulè e Betè, si sono fatte la guerra per 20 anni. E' molto importante l'appartenenza di un candidato ad una determinata etnia; l'esempio più eclatante è stato quello tra il Vecchio Presidente Boigny e il suo successore Laurant Gbabo, rispettivamente appartenti alle due etnie sopra citate. continua
Ti ringrazio per questo contributo "vissuto" che ci fa capire quanto - come spesso accade - la siatuazione sia più complessa e senza delimitazioni certe. Quello che dici sulla questione etnica e linguistica è la fotografia dell'intera Africa (del resto solo guardando una cartina geografica ed i confini traccaiti con il righello si capisce che qualcosa non va).
Concordo anche con te che tra le realtà urbane e quelle rurali vi è una differenza spesso abbissale... anche nelle relazioni tra i popoli...
La situazione resta molto molto difficile in Costa d'Avorio - il rischio di un riaccendersi della guerra civile è quanto mai reale.
Ne riparleremo
ciao, Gianfranco
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