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lunedì 20 dicembre 2010

La "scoperta" dell'Africa

Già all'inizio del 1500 il profilo costiero del continente africano (compreso il versante orientale frequentato dai mercanti arabi) era perfettamente delineato. I primi avanposti militari furono costruiti nella Costa d'Oro (attuale Ghana) a partire dal 1482. Così come i missionari iniziarono ad introdurre il cristianesimo (tra fine del 1400 e inizio 1500) soprattutto nell'attuale Congo e l'Angola. I navigatori portoghesi (Pedro cabral, Vasco De Gama, Diego Dias, Bartolomeau Dias) e quelli italiani (Alvise Cademosto, Antonino Usodimare e Antonio De Noli, gli ultimi due a servizio dei portoghesi) avevano esplorato le coste africane. Dell'interno però si sapeva ben poco al punto tale che alla fine del 1700 intellettuali europei erano affascinati dai "grandi vuoti" delle carte geografiche africane. Alcune idee fantasiose si erano sviluppate e i grandi fiumi rappresentavano l'oggetto di tali idee. Si diceva , ad esempio, che il Nilo e il Niger si incontravano e che il Congo era un piccolo fiumicello. Del resto già dal 1617 era iniziata la corsa europea alla scoperta delle sorgenti del Nilo (secondo alcuni studiosi già nel 62 a.c. vi era stata una spedizione romana raccontata poi da Seneca), con le esplorazioni dei gesuiti Paez e Alvarez verso le sorgenti del Nilo Azzurro (Lago Tana) e nel 1765 con lo scozzese James Bruce.
Nel 1788 a Londra nacque l'African Association (associazione per la scoperta dell'Africa interna) ad opera di Sir Joseph Banks, con interessi per la geografia, le scienze naturali e l'etnografia. Nello stesso periodo si sviluppa la mobilitazione contro lo schiavismo, (nel 1815 il Congresso di Vienna sancirà la fine del commercio di uomini, anche se solo nel 1830 la schiavitù sarà dichiarata illegale nelle colonie inglesi) non solo per ragioni umanitarie, bensì perchè esso frenava l'emergente capitalismo industriale fondato sulla libertà della mano d'opera.
In realtà molte delle attenzioni geografiche sull'Africa si concentrarono sulla ricerca delle sorgenti del Nilo la cui ricerca sviluppò in Europa una vera e propria disputa.
Tra il 1820 e il 1822 anche il pascià d'Egitto, Mehemet Alì, invia spedizioni sul Nilo in particolare sui monte Gondokoro (vi parteciperà anche il francese Caillard).
Al sud invece tra il 1830 e il 1850 vi fu quella migrazione forzata dei coloni olandesi ( i boeri) che va sotto il nome di Grot Trek (grande viaggio). Essi, costretti alla fuga dagli inglesi, si spinsero alla ricerca di altre terre, dal Natal verso l'Orange, passando per il Transvaal.
Nel 1840 quando Krapt e Rebmann (che avevano tradotto la Bibbia in Swahili) raccontarono del Monte Kilimanjaro innevato, la notizia fu accolta con scetticismo in Europa.
Nel 1840 sbarca in Africa Australe uno dei più noti esploratori europei, il medico e teologo missionario scozzese David Livingstone (visita il deserto del Kalahari) e nell'agosto 1849, scappando dalle lotte anglo-boere individua il Lago Ngami. Nel giugno 1851 egli giunge sullo Zambesi (zona dello Shesheke). Nel 1853 Livingstone, appoggiato dal capo Kolokos Sekeletu, tenta di attraversare l'Africa da costa a costa con l'intento di aprire una nuova rotta commerciale. Il 31 maggio 1854 egli giunge sull'Oceano Atlantico (nella zona di Luanda) e nell'agosto 1954 intraprende il viaggio di ritorno. Il 17 novembre 1855 Livingstone descrive per la prima volta le cascate Vittoria sullo Zambesi e nel maggio 1856 gunge in Mozambico (Tetè) da dove, carico di informazioni e conoscenze scientifiche, rientra in Inghilterra.
Nel frattempo nel 1857 la Royal Geographic Society (nata nel 1830) e il governo inglese inviano altri due esploratori che faranno la storia delle "scoperte africane", John Hanning Speke e Richard Burton in missione ufficiale alla ricerca delle sorgenti del Nilo. Partiranno da Zanzibar (assoggettata dagli inglesi nel 1856) il 16 giugno 1857 seguendo il percorso inverso dei mercanti arabi di avorio e schiavi in direzione Kazeh. Il 13 febbraio 1858 Speke e Burton saranno i primi europei a giungere sul Lago Tanganica (ad Ugigi) e nel maggio 1858 torneranno a Kazeh.
Speke ripartirà da solo e nell'agosto 1858 giungerà a Mwanza e, vedendo il Lago Vittoria (che battezzò così in onore della regina) fu convinto di aver trovato le sorgenti del Nilo. Ricongiunto con Burton nel febbraio 1859 tornarono a Zanzibar. Burton non era assolutamente d'accordo con Speke sull'origine del Nilo. Egli sosteneva infatti che la sorgente doveva trovarsi sul monte Kilimangiaro. Tra i due avviene una storica rottura.
Nel contempo, era il 1858, Livingstone riparte, assieme a Thomas Baines, per l'Africa con l'intento di fondare un avanposto sullo Zambesi per la missione civilizzatrice del Foreign Office del governo inglese. Scopre il Lago Niassa (oggi Malawi) e risalgono i fiumi Scirè e Ruvuma. Essi confermano la non navigabilità dello Zambesi (facendo fallire di fatto il progetto dell'avanposto) e vengono richiamati nel 1863 in patria.
Intanto nell'ottobre 1860 Speke riparte, finanziato dalla Royal Geographic Society, assieme a James August Grant verso il Lago Vittoria (Lago Nyanza) dove si dividono. Grant verso nord, in direzione Bunyoro scopre il Kagera, affluente del Lago Vittoria, mentre Speke il 28 luglio 1862 arriva alle cascate immense che danno origini al Nilo e le battezza Ripon in onore del presidente della Royal Geographic Society. In realtà la questione del Nilo non è risolta. Da dove arrivano le acque del lago?
La RGS aveva nel frattempo inviato Samuel e Florance Baker nel 1863 alla ricerca di Speke a Grant (li incontreranno a Gondokoro). Essi cercano di andare al nord del Lago Vittoria (verso il lago Luta-Nziguè), ma vengono bloccati dal re Kambasi. Il 14 marzo 1864 arrivano ad un'altro lago che battezzano Alberto (nome del defunto marito della regina Vittoria), anche loro convinti di aver trovato le sorgenti del Nilo. Nello stesso anno, il 1864 John Speke muore per un incidente di caccia in Inghilterra (secondo alcuni suicida) il giorno prima del confronto con Burton sulle origini del Nilo.
Nel gennaio 1866 David Livingstone invece riparte alla volta dei grandi laghi con l'intento di redimere il conflitto tra le tesi di Speke e Burton. Scopre il lago Moero e il fiume Lualaba, che crede sia il Nilo (in realtà è l'inizio del fiume Congo). Rientrerà ad Ugigi solo nel 1871 (dopo tre anni che non invia sue notizie ed era dato per morto - in realtà gravemente malato), dove incontrerà ( il 1 novembre 1872) Henry Morton Stanley, (giornalista, americano ma gallese di nascita) inviato per conto del New York Herald alla sua ricerca (Stanley scriverà un libro sulla sua ricerca di Livingstone). Insieme partono per esplorare il lago Tanganika (scoprono che il Ruzizi non è il Nilo) e si rivolgono verso il Lago Banguelo, ritenute le sorgenti del Nilo, dove il 1 maggio 1873 Livingstone morirà di malaria e occlusione intestinale. Il suo cuore sarà sepolto sul posto, mentre il suo corpo, dopo un'anno di viaggio, riuscirà ad arrivare in Inghilterra.
Nel maggio 1875 Stanley confermò le scoperte di Speke, ritrovando le cascate Ripon. Scopre i Laghi Edoardo e Giorgio e i Monti della Luna ( catena Ruvenzori).
Nel corso del Novencento si ebbe la conferma dell'esistenza di sorgenti multiple del Nilo (Bianco e Azzurro) e solo nel 1934 l'esploratore Waldecker posizionò geograficamente le sorgenti del Nilo nell'altopiano del Burundi (da dove nasce il Kagera).
A partire dal 1880 le spedizioni non furono più finanziate dai privati ma direttamente dai governi: era cominciata la conquista coloniale dell'Africa. Si completava così l'era delle "cinque c" che aveva segnato l'Africa, ovvero curiosità, civilizzazione, cristianizzazione, commercio e colonizzazione.
Mentre alcuni esploravano le zone dei fiumi Nilo, Congo e Zambesi altri come lo scozzese Mungo Park seguivano le vie del Niger o i tedeschi Gustav Nachtigal, Emin Pascià e più recentemente l'ungherese Laszlo Almasy (quello raccontato dal Paziente inglese, per intenderci) si avventuravano nel Sahara, mentre altri ancora come i tedeschi Johannes Rebmann, Friederich Rohlfs e Eduard Ruppell seguivano le vie del Corno d'Africa.
Il vasto territorio dell'Africa stava per essere svelato (non scoperto) nella sua interezza.

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