Una scrittura densa di particolari, a tratti trasgressiva, che mette insieme la favola e il magico, la vita reale con l'assurdo.
Come scrive il poeta mozambicano Josè Luis Cabaco "per Mia Couto lo scrivere è parte di un progetto estetico, profondamente radicato nella ricerca di se stesso, ma anche un modo di vivere la grande avventura di essere attivamente contemporaneo nella costruzione della propria nazione".
Come scrive lo stesso Couto nella premessa "queste storie si sono risvegliate in me sempre a partire da qualche cosa accaduta nella realtà ma che mi era stata raccontata come se fosse successa all'altro capo del mondo. Nell'attraversamento di questo confine d'ombra ho ascoltato voci che oscuravano il sole; altre aleggiarono tra i voli del mio scrivere. Alle une e alle altre dedico questo desiderio di raccontare e di inventare"
Come scrive il poeta mozambicano Josè Luis Cabaco "per Mia Couto lo scrivere è parte di un progetto estetico, profondamente radicato nella ricerca di se stesso, ma anche un modo di vivere la grande avventura di essere attivamente contemporaneo nella costruzione della propria nazione".
Come scrive lo stesso Couto nella premessa "queste storie si sono risvegliate in me sempre a partire da qualche cosa accaduta nella realtà ma che mi era stata raccontata come se fosse successa all'altro capo del mondo. Nell'attraversamento di questo confine d'ombra ho ascoltato voci che oscuravano il sole; altre aleggiarono tra i voli del mio scrivere. Alle une e alle altre dedico questo desiderio di raccontare e di inventare"
Mia Couto con questo libro fece l'ingresso in Italia. Esponente di spicco della letteratura lusofona (di quell'Africa che parla in portoghese), Couto è nato a Beira in Mozambico nel 1955 da una famiglia di migranti portoghesi. A 17 anni si trasferisce a Maputo per studiare biologia. Dal 1974 si dedica al gionalismo su esplicita richiesta del Frelimo (partito di lotta e di governo), diventando direttore dell'Agenzia Nazionale di Stampa e poi di un settimanale. Nel 1983 pubblica la sua raccolta di poesie. nel 1985 lascia il gionalismo, riprende a studiare biologia e lavora all'Istituto di biologia mmarina dell'isola Inhaca. Nel 1987 riprende anche a scrivere sul quotidiano "Noticias".
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