Francis Bebey è stato un musicista camerunese (oltre che gionalista e scrittore). Nato a Doula il 15 luglio 1929, figlio di un pastore protestante, studiò a Parigi e poi negli Stati Uniti. Nel 1957 raccolse l'invito di Kwane Nkrumah e si recò in Ghana a lavorare alla radio nazionale che stava diventando un grande strumento di divulgazione delle idee indipendentiste. Agli inizi degli anni '60 ritornò in Francia dove cominciò a lavorare nel mondo dell'arte. Non solo musica, egli pubblicò romanzi e poemi. Fu inoltre gionalista radiofonico. Pubblicò il suo primo album nel 1969.
Fu consulente dell'UNESCO.
Chitarrista, il suo stile metteva insieme elementi della tradizione africana (makossa, in particolare) con lo stile della chitarra classica, jazz e pop, che qualcuno ha definito "etno-jazz". La sua voce profonda cantava in francese, in inglese e in alcune lingue locali.
Aiutò la carriera del connazionale Manu Dibango, che aveva anche suonato nella sua band.
Nella sua carriera pubblicò una ventina di album, l'ultimo nel 2000.
Morì a Parigi il 28 maggio 2001 per arresto cardiaco. Seguendo le sue volontà, i funereali furno strettamente privati, il suo corpo fu cremato e le ceneri sparse sul Monte Cameroun.
Fu consulente dell'UNESCO.
Chitarrista, il suo stile metteva insieme elementi della tradizione africana (makossa, in particolare) con lo stile della chitarra classica, jazz e pop, che qualcuno ha definito "etno-jazz". La sua voce profonda cantava in francese, in inglese e in alcune lingue locali.
Aiutò la carriera del connazionale Manu Dibango, che aveva anche suonato nella sua band.
Nella sua carriera pubblicò una ventina di album, l'ultimo nel 2000.
Morì a Parigi il 28 maggio 2001 per arresto cardiaco. Seguendo le sue volontà, i funereali furno strettamente privati, il suo corpo fu cremato e le ceneri sparse sul Monte Cameroun.
In una intervista a Liberation nel 1984 Bebey confessò di "essere stato educato ad ignorare, e perfino a detestare, gli stili tradizionali africani" e come una sorta di cotrappasso aveva trascorso l'intera vita a diffodere i suoni e raccontare la Madre Africa.
Nel 1994 Babey ha pubblicato il romanzo L'enfant-pluie in cui afferma «per noi africani, il tempo non passa. È come l’acqua del fiume che scorre, ma che è sempre là. Oggi, domani, dopodomani, non c’è differenza. È necessario che questa visione venga cambiata e che gli africani si convertano al tempo dell’orologio, altrimenti avremo molti problemi. La coscienza del tempo che avanza è la forza della civiltà europea»
Il sito ufficiale di Francis Bebey
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