Oggi 9 gennaio 2011, come oramai annunciato da tempo (quasi 6 anni) e come previsto dagli accordi di pace, si vota il referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan. E' una data storica per chi ha vissuto quasi mezzo secolo di conflitto.
L'esito del voto appare scontato agli occhi di tutti. Le operazioni di voto e il successivo scrutinio saranno complesse. Si vota infatti fino al 15 gennaio (siamo in un territorio dove recarsi al seggio può richiedere anche 2-3 giorni di cammino). IL 1 febbraio sono attesi i primi risultati provvisori, mentre è il 14 febbraio la data in cui ci si aspetta il risultato definitivo.
Perchè il referendum sia valido è necessario che voti il 60% degli iscritti (circa 3,9 milioni di persone).L'esito del voto appare scontato agli occhi di tutti. Le operazioni di voto e il successivo scrutinio saranno complesse. Si vota infatti fino al 15 gennaio (siamo in un territorio dove recarsi al seggio può richiedere anche 2-3 giorni di cammino). IL 1 febbraio sono attesi i primi risultati provvisori, mentre è il 14 febbraio la data in cui ci si aspetta il risultato definitivo.
Della popolazione del Sud Sudan circa l'80% è analfabeta, infatti le schede sono state disegnate con semplici disegni che permettono le due scelte(unione con il Nord con due grandi mane congiunte o la separazione con una mano aperta).
Non si voterà (il referendum è stato postecipato forse a luglio) nel distretto di Abyei (zona petrolifera) contesa sia dal nord che dal sud e dove l'arbitrariato internazionale non ha ancora trovato una mediazione (sono infatti in corso scontri anche durante il voto) e sui Monti Nuba, enclave nel Nord del Sudan, da sempre alleato alla SPLA del Sud Sudan, dove non sono ancora chiare le soluzioni per il futuro.
Osservatori delle organizzazioni internazionali, delle ONG e dei governi interessati (Cina in testa) sono sul campo.
Non si voterà (il referendum è stato postecipato forse a luglio) nel distretto di Abyei (zona petrolifera) contesa sia dal nord che dal sud e dove l'arbitrariato internazionale non ha ancora trovato una mediazione (sono infatti in corso scontri anche durante il voto) e sui Monti Nuba, enclave nel Nord del Sudan, da sempre alleato alla SPLA del Sud Sudan, dove non sono ancora chiare le soluzioni per il futuro.
Osservatori delle organizzazioni internazionali, delle ONG e dei governi interessati (Cina in testa) sono sul campo.
Cosa succederà dopo il referendum? E' la domanda a cui tutti vorrebbero trovare una risposta. Le dichiarazioni dei diretti interessati - il presidente del Sudan Al Bashir e il futuro presidente del Sud Sudan Salva Kirr - sono ovviamente di segno opposto. Torneremo sul tema. Intanto a Juba, capitale del Sud Sudan, già si festeggia.
Sito ufficiale del Governo del Sud Sudan per seguire l'evolvere della situazione. Oppure il sito Secondo Protocollo che seguirà il tema.
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