Le rivolte (anche se oramai sono in molti a chiamarle vere e proprie rivoluzioni) che stanno infiammando la Tunisia e l'Egitto (e non solo) viaggiano molto sulla rete.
La novità di queste manifestazioni è proprio l'uso massiccio e capillare dei social networks, dei blog e degli sms. In questo modo si raggiungono facilmente gli interlocutori in ogni parte del paese, di comunica con l'esterno facendo viaggiare velocemente video e immagini soprattutto sulle repressioni, si chiama alla raccolta, si danno appuntamenti. Tutto questo "bypassando" i normali sistemi di censura su televisioni e giornali.
Ovviamente anche i governi, non democratici, si adeguano.
Ecco cosa accade il 27 gennaio scorso alle ore 5.30 del mattino in Egitto. Il traffico da e per gli 80 providers egiziani improvvisamente collassa.
Ovviamente anche i governi, non democratici, si adeguano.
Ecco cosa accade il 27 gennaio scorso alle ore 5.30 del mattino in Egitto. Il traffico da e per gli 80 providers egiziani improvvisamente collassa.
Si tenta in tutti i modi di bloccare la rivolta, anche bloccando Internet.
Tra le altre cose il grafico (che ho recuperato da un blog di Al Jazira) mostra anche come precedentemente alla "chiusura" della rete Internet il traffico aumentava al crescere delle proteste.
Tra le altre cose il grafico (che ho recuperato da un blog di Al Jazira) mostra anche come precedentemente alla "chiusura" della rete Internet il traffico aumentava al crescere delle proteste.
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