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mercoledì 23 febbraio 2011

3-4 luglio 1976, operazione Thunderbolt ad Entebbe

Entebbe è il principale aereoporto internazionale dell'Uganda. Si trova a circa 35 km dalla capitale Kampala. Quello che accadde la notte tra il 3 e il 4 luglio del 1976, iniziò quasi una settimana prima, quando alle 12.30 del 27 giugno, un Airbus A300 dell'Air France, in partenza da Atene, proveniente da Tel Aviv e con destinazione Parigi, fu dirottato. A bordo c'erano 248 passeggeri (198 partiti da Tel Aviv e 58 imbarcati ad Atene) e 12 membri dell'equipaggio. Tra i passeggeri anche i 4 dirottatori: due palestinesi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina e due tedeschi (Wilfried Bose e Brigitte Kuhlmann, con passaporti falsi sudamericani) della Revolutionare Zellen (Cella Rivoluzionaria, un'ala della Rote Armee Fraktion -RUF), tutti imbarcati ad Atene. Dopo aver fatto scalo a Bengasi in Libia (dove in cambio del rifornimento fu rilasciata una donna) l'aereo atterrò ad Entebbe il 28 giugno alle ore 3.15. La destinazione ugandese fu scelta perchè il comando si aspettava l'appoggio, che di fatto ottenne, del dittatore Idi Amin Dada.
Ad Entebbe almeno altri 2 terroristi si aggiunsero al commando.
I dirottatori chiedevano il rilascio di 53 prigionieri (40 palestinesi detenuti in Israele e altri 13 detenuti tra Kenya, Svizzera, Francia e Germania) pena l'inizio dell'eliminazione dei prigionieri a partire dalle ore 14.00 del 1 luglio. Scesi dall'aereo furono accolti nel vecchio terminal passeggeri e divisi tra ebrei e non ebrei. Questa scelta creò qualche problema tra i palestinesi e i tedeschi ai quali la questione ricordava vecchi e drammatici precedenti. I non ebrei furono poi rilasciati (resteranno 103 persone, secondo altre fonti 98) ad eccezione del capitano del volo, Michael Bacos, che otterrà di rimanere con i passeggeri che aveva preso in consegna a Tel Aviv. Anche Amin Dada arrivò nel pomeriggio nel terminal comunicando che la responsabilità di quanto sarebbe successo era da addebbitarsi esclusivamente ad Israele.
Mentre il governo di Israele, guidato da Yitzhak Rabin, trattava con i terroristi per postporre l'ultimatum al 4 luglio (cosa che ottenne) i servizi segreti ed i militari pianificano il blitz. Il fatto che il terminal aereoportuale fosse stato costruito da una ditta israeliana facilitò l'addestramento e la simulazione dell'operazione.
Il 3 luglio, da Israele partirono quattro Hercules C-130 e due Boing 707 (uno che atterrò a Nairobi dove il governo keniano appoggiò logisticamente l'operazione) in quanto attrezzato come ospedale mobile l'altro utilizzato in volo come supporto per le comunicazioni. Tra le altre cose gli Hercules trasportavano una Mercedes (appositamente riverniciata in nero) e un Land Rover poichè nel piano il corteo che si avvicinava al terminal di Entebbe, sorvegliato da militari ugandesi, doveva simulare l'arrivo del Presidente Amin Dada.
Alle ore 23.01 del 3 luglio gli Hercules atterrarono ad Entebbe, volando bassi e senza assistenza di volo. A bordo oltre 100 militari e diversi uomini dei servizi segreti. Furono subito scaricate le auto (si racconta che solo due giorni prima Amin Dada aveva sostituito la sua Mercedes nera con una bianca, ma solo poche persone ne erano a conoscenza). In 53 minuti (2 in meno del previsto) l'assalto fu concluso. Gli Israeliani giunti al terminal passeggeri urlarono in ebraico di stare giù agli ostaggi e spararono su tutto quello che si muoveva. Un ostaggio, Jean Jacques Maimoni fu ucciso perchè probabilmente non aveva capito l'ordine, altri due Pasko Cohen e Ida Borochovitch restarono uccisi nella sparatoria, mentre 10 furono i feriti. Tutti i sei terroristi caddero al suolo.
I passeggeri furono trasportati agli Hercules C-130, mentre il commando israeliano distruggeva 11 Mig ugandesi di fabbricazione russa (allo scopo di proteggersi la fuga) vi fu uno scontro a fuoco con i militari ugandesi. A perdere la vita fu il tenente colonnello Yoni Netanyahu (fratello minore dell'attuale Primo Ministro Israeliano). Alle 0.31 del 4 luglio l'ultimo C-130 decollò dal suolo ugandese.
Complessivamente nello scontro morirono 45 militari ugandesi (sebbene il numero esatto non sia così certo, altre fonti parlano di 12, altre ancora di 20).
Un'altra passeggera, Dora Bloch, che si trovava all'ospedale di Kampala per cure, fu uccisa per ordine di Amin Dada, portando a 4 le vittime complessive tra gli ostaggi.

L'azione, che viene ricordata come una delle più "riuscite" operazioni antiterrorismo della storia, ebbe alcuni risvolti postumi. Il primo fu che Israele dimostrò, con una prova muscolare, ai Palestinesi, e al mondo intero, che non avrebbe più tollerato azioni contro il suo popolo. La comunità internazionale, nonostante i tentativi ugandesi di richiamare la violazione della propria sovranità, non provò nemmeno a condannare "l'invasione" territoriale israeliana.
Infine, la credibilità internazionale (quel poco che ne rimaneva) di Idi Amin Dada fu definitivamente affossata e da quell'estate del 1976 iniziò la fase discendente del suo potere, che lo porterà ad essere spodestato nell'aprile 1979.



Posto la prima parte di un documentario che raccoglie interviste ai protagonisti, documenti e immagini. Tutte le parti si trovano tranquillamente su YouTube.

Sui fatti di Entebbe sono stati girati alcuni film, tra cui La lunga notte di Entebbe (1976, Marvin Chomsky) con Kirk Douglas, I leoni di Guerra (1977, di Irvin Kershner) e La notte dei falchi (1977, di Menahem Golan).


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