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martedì 22 febbraio 2011

Ancora Libia

Purtroppo non è possibile ignorare quello che sta accadendo il Libia. Nonostante Sancara non sia un blog di cronaca e sia più orientato all'Africa nera, quello che accade nella sponda opposta del Mar Mediterraneo non può lasciarci indifferenti.
Il regime di Gheddafi, come era prevedibile, sta mettendo in atto una sanguinosa repressione, che lo stesso ambasciatore libico alle Nazioni Unite, non ha esitato a chiamare genocidio.
Purtroppo qualcuno - in assoluta malafede - pare accorgersi solo oggi che leader libico abbia un profondo disprezzo per gli oppositori e per chiunque non sia disposto a baciargli la mano. Sono passati solo pochi mesi dall'ultima visita trionfale ( e provocatoria) di Gheddafi in Italia, ma il comportamento del leader libico non è certo una novità.

Le relazioni economiche tra Italia e Libia sono storiche e molto articolate. Sui molteplici interessi italiani in Libia, si rimando a questa completa analisi nel blog di Lanfranco Palazzolo. La LIbia di contro possiede importati quote azionarie nel mercato italiano: il 7,2% di Unicredit (primo gruppo creditizio europeo, libico è il vicepresidente del gruppo), il 2% di Finmeccanica (aereonautica e difesa), il 14,8% della Retelit (telecomunicazioni), il 7,5% della Juventus , il 21,7% della Olcese , il 2 % dell'Eni e una quota appena sotto il 2% (soglia per partecipazioni rilevanti) di Fiat (nel 1976 la Libia entrò con il 9,7%, salvando la fabbrica di automobili italiana). Due sono le grandi imprese italiane di costruzioni impegnate in Libia: la Impregilo (attraverso la partecipata Impregilo Lidco) e la Ansaldo (vedi questo post sulgli effetti nella borsa di ieri).
Inoltre l'Italia è attaccata al tubo (gasdotto) del gas libico, che nelle ultime ore ha smesso di pompare il prezioso carburante.
Del resto siamo l'unico paese europeo che deve alla Libia quasi la metà del petrolio importato.

Oggi non è possibile calcolare il numero dei morti in Libia. Quello che è intollerabile è il silenzio colpevole delle diplomazie occidentali che fino ad ieri non hanno esitato a fare accordi con il dittatore il quale, come ha sempre fatto dall'inizio del suo potere nel 1969, non ha esitato a ricattare e minacciare i suoi alleati (vedi anche le ultime provacazioni sui clandestini o quando chiedeva ingenti quantità di denaro all'Unione Europea per bloccare il flusso degli immigrati).

Certo quello che sta accadendo in tutto il Nord Africa e più in generale nel mondo arabo è sufficiente per declarare il fallimento della politica estera dei paesi che affacciano sul Mediterraneo, che dopo aver sorretto per decenni queste cleptocrazie dittatoriali, non sono state nemmeno capaci di prevederne e accompagnarne la fine.

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