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venerdì 4 febbraio 2011

La FAO lancia l'allarme per l'aumento dei prezzi alimentari

La FAO (Food and Agriculture Organization) ha lanciato in questi giorni l'allarme sui prezzi degli alimentari, mai così cari dal 1990.
I prezzi alimentari sono saliti a gennaio 2011 del 3,4% rispetto a dicembre 2010 toccando il livello più alto mai raggiunto dal 1990, cioè da quando attraverso il Food Prix Index (Indice dei prezzi alimentari) la FAO monitorizza i prezzi delle derrate alimentari.

La situazione preoccupa gli economisti della FAO soprattutto per le ricadute che questi rialzi - e la previsione che i rincari continueranno nei prossimi mesi - hanno nei paesi a basso reddito, i quali potrebbero trovare difficoltà ad importare prodotti alimentari.
I prezzi hanno superato quelli dell'estate del 2008, quando a causa della crisi economica mondiale, si ebbero violenze e rivolte soprattutto in Africa (in particolare in Egitto) e nel Sud Est Asiatico, dove le famiglie povere spendono già una parte consistente del loro reddito per il cibo (alcune famiglie arrivano a spendere già l'80% del loro reddito in alimenti),
In questo momento di grandi tensioni nel mondo arabo, il prezzo degli alimenti contribuisce a creare tensioni e insofferenza nelle popolazioni più deboli. Inoltre, come già segnalato nel post sulla povertà, quando nel 2008 aumentarono i prezzi degli alimenti una delle ricadute fu l'aumento della mortalità, soprattutto infantile, per povertà. Si teme infatti che i denutriti del nostro pianeta risupereranno la quota di un miliardo.
A queste preoccupazioni, questa volta, si aggiungono anche quella sulla tenuta sociale di molti Paesi in difficoltà e quella sull'inflazione a livello mondiale.

Ma quali sono le cause degli aumenti? Gli analisti sostengono tesi a volte differenti, ma tutte concordano che tre cause concorrono (con un peso diverso) all'impennata dei prezzi: cattivo andamento dei raccolti (siccità, inondazioni, allagamenti), aumento del costo del petrolio e speculazioni finanziarie.
Su tutte le cause vi sono ovviamente dei possibili correttivi, come ad esempio non dimenticare nelle politiche di sviluppo il ruolo dell'agricoltura e dei miliardi di contadini che vivono nel mondo o il controllo attento dei prezzi dei fertilizzanti e dei derivati del petrolio. La cosa sconcertante è l'aspetto speculativo, capace, attraverso sofisticati meccanismi finanziari o mediante l'accaparramento di stock di alimenti, di generare profitti enormi anche a costo di affamare o uccidere milioni di individui.

Certo è necessario ricordare che sfamare quasi 8 miliardi di persone non è facile e sarà sempre meno facile.

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