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martedì 5 aprile 2011

La Francia interviene anche in Costa d'Avorio

Sapevamo che non tutti i luoghi del mondo sono uguali. Se una cosa avviene vicino a casa nostra o colpisce nostri interessi, tutti si concentrano in modo intenso sul tema, si consumano pagine di giornali, si programmano trasmissioni televisive, ci si interroga su ogni particolare e su tutti i possibili scenari. Diversamente, se le stesse cose avvengono altrove, magari verso sud, il nostro distacco a volte appare sproporzionato.
La notte scorsa aerei e carri armati francesi, appartenenti al contingente militare delle Nazioni Unite (ONUCI) in Costa d'Avorio, hanno aperto il fuoco contro le basi e la residenza del presidente uscente Laurent Gbagbo, che oramai da mesi si rifiuta di riconoscere il leggittimo vincitore delle elezioni, Alassana Ouattara. La Francia interviene a seguito della risoluzione 1975 del 30 marzo scorso del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che impegna la comunità internazionale "a difendere i civili con ogni mezzo".
Solo alcune righe su qualche giornale, e nemmeno in prima pagina.
Certo la Costa d'Avorio è lontana, degli oltre 500 mila sfollati solo pochissimi arriveranno in Europa. Inoltre la Costa d'Avorio non ci fornisce materie prime indispensabili per la nostra sopravvivenza, seppure in letteratura siano descritte vere e proprie sindromi da dipendenza al cioccolato. Insomma quello che accade a 21 milioni di ivoriani interessa poco ai nostri governi e alla comunità internazionale, mentre pare che i 6 milioni di libici siano una specie assolutamente da proteggere. In realtà sappiamo che dei civili a pochi interessa.
Tempo fa, avevo scritto questo post sulla crisi dimenticata in Costa d'Avorio, segnalando come a fronte della sistematica violazione dei diritti umani e delle violenze degli uomini di Gbagbo sui civili, la comunità internazionale restava ad osservare.
E' chiaro che intervenire, oggi durante l'emergenza, significa usare le armi. In queste ore i francesi, che mai come in questi tempi, vuoi per questioni interne elettorali, vuoi per la debolezza e la litigiosità dell'Europa, vuoi per la necessità di ricontare nello scacchiere internazionale sono particolarmente attivi e belligeranti, stanno mettendo in un angolo Gbagbo, che sembra sia sull'orlo di cedere.

La comunità internazionale dovrebbe riflettere su cosa fare oggi, domani e dopo domani, una volta passata l'emergenza, per prevenire situazioni come quelle che sono in corso. Vi sono enormi responsabilità in Libia come in Costa d'Avorio. Se è vero che Gheddafi è al potere dal 1969, è altrettanto vero che la situazione attuale in Costa d'Avorio ha un storia lunga e in diretta continuità (vedi post) con quanto avvenuto in quel paese a partire dall'indipendenza.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La Crisi della Costa d'Avorio evidenzia due importanti aspetti.

Il primo e' l'incapacita' dell'Unione Africana di risolvere le crisi del Continente. Incapacita' dimostrata anche nella Costa d'Avorio nonostante gli sforzi del Burkina Faso e della Nigeria.

Questa incapacita' di risolvere le crisi del Continente e' dovuto dal fatto che spesso queste crisi sono originate dall'esterno (Occidente o Oriente - Cina) e che i principali attori africani di queste crisi sembrano dei cloni dei presidenti che normalmente governano i paesi africani che sono membri dell'Unione Africana, creando cosi' la famosa dinamica di "cane non mangia cane".

Il secondo e' l'atteggiamento coloniale ed imperiale immutato che l'Occidente usa per le normali relazioni con il Continente Africano. All'origine questo atteggiamento fu adottato per proteggere il colossale business degli schiavi, poi per proteggere i territori d'oltremare, poi contro il Blocco Sovietico, e ora per assicurarsi le materie minerarie e petrolifere.

L'intervento Francese nella Costa d'Avorio e' stato possibile grazie alla debolezza dell'Unione Africana e rientra nella logica imperiale.

Notare che la Francia sembra rilanciare la sua offensiva in Africa con l'avventura libica e quella della Costa d'Avorio, come se tentasse di recuperare l'impero che ha perduto negli anni '90 a causa della offensiva Americana in Africa che ha fortemente limitato il controllo francese sul Continente.

Fulvio Beltrami

06 Aprile 2011

N'Djamena Ciad

Gianfranco Della Valle ha detto...

Grazie Fulvio del tuo contributo. Alla tua analisi aggiungerei che assieme alla debolezza dell'Unione Africana e all'atteggiamento neocoloniale francese, vi è una grande divsione dell'Unione Europea, assente come organizzazione, in politica estera.
Io credo Fulvio che al pettine stiano arrivando i nodi di decenni e decenni di politica che si è disinteressata della gente del continenete africano, pensando solo alle questioni che tu giustamente ricordi. Questi nodi saranno tosti e soprattutto siamo solo all'inizio.
Ciao

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