In questi giorni si parla di Abyei, una città (e relativo distretto) che si trova al confine tra il Sudan e il Sud Sudan (che a seguito del referendum sull'indipendenza del gennaio scorso, il 9 luglio diventerà il 54° stato africano). Se ne parla perchè da qualche giorno l'esercito del Sudan (nord) ha occupato militarmente l'area. Inutile dirlo, che nonostante Abyei sia speduto nel deserto, galleggia letteralmente sul bacino petrolifero di Muglad. Il distretto di Abyei rende un quarto della produzione nazionale di petrolio sudanese e vale una cifra intorno 600 milioni di dollari l'anno.
Quando il 9 gennaio 2005 fu siglato l'accordo di pace tra le due parti in lotta (l'esercito regolare di Khartoum e la SPLA/MPLA del Sud Sudan) - una sanguinosa guerra civile durata dal 1983 al 2005 - la questione Abyei apparve subito molto delicata e di cruciale equilibrio per il futuro dei due stati. A seguito del riaccendersi del conflitto proprio ad Abyei nel maggio 2008, si fece appello alla Corte permanente d'arbitrato dell'Aja per mediare la questione dei confini nel distretto di Abyei. Il 9 luglio del 2009 la Corte si espresse ridefinendo i confini.
Purtroppo quando il 9 gennaio 2011 vi fu il referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan, ad Abyei, proprio per la complessa situazione, il voto fu rinviato sine die (vi furono comunque scontri durante le operazioni di voto).
L'invasione delle truppe di Khartoum, che hanno riconquistato la città di Abyei, segna una svolta drammatica nelle relazioni, già molto tese, tra il Nord e il Sud. Da tempo la missione ONU presente sul campo lanciava segnali allarmanti sulla tenuta della pace all'avvicinarsi del momento della nascita del nuovo stato. Del resto fin dall'inizio del febbraio 2011 in rete si erano diffuse notizie (e prove fotografiche dal satellite) di movimenti di truppe verso Abyei.
Oggi le preoccupazioni sono molto forti, le Nazioni Unite che hanno subito condannato l'azione militare non nascondono la grande difficoltà del momento, del resto non sono incoraggianti le dichiarazioni del presidente del Sudan Omar Hassan El Bashir (vale la pena ricordare che su El Bashir spicca un mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanità per i fatti nel Darfur) che ha dichiarato che Abyei appartiene al Sudan, stracciando di fatto gli accordi e l'arbitrato della Corte Internazionale.
Le speranze per un futuro di pace si riducono, sebbene non bisogna dimenticare che sulla scia delle rivolte popolari del nord Africa e del mondo arabo, anche a Khartoum vi sono state manifestazioni e forti reazioni contro il regime, che da sempre tiene il paese in guerra (nonostante le enormi risorse petrolifere). La popolazione civile è stanca e la comunità internazionale ha sprecato l'opportunità di arrestare El Bashir recentemente in Kenya, dimostrando tutta la sua pochezza ed inadeguatezza.
Certo mentre in rete si trovano informazioni e articoli sul Sudan e su questa nuova guerra - la popolazione civile è già in fuga da Abyei - sulla nostra stampa e sulle nostre televisioni lo spazio dedicato a queste vicende è amaramente nullo.
E' possibile seguire l'evolversi della situazione sul Sudan Tribune
Quando il 9 gennaio 2005 fu siglato l'accordo di pace tra le due parti in lotta (l'esercito regolare di Khartoum e la SPLA/MPLA del Sud Sudan) - una sanguinosa guerra civile durata dal 1983 al 2005 - la questione Abyei apparve subito molto delicata e di cruciale equilibrio per il futuro dei due stati. A seguito del riaccendersi del conflitto proprio ad Abyei nel maggio 2008, si fece appello alla Corte permanente d'arbitrato dell'Aja per mediare la questione dei confini nel distretto di Abyei. Il 9 luglio del 2009 la Corte si espresse ridefinendo i confini.
Purtroppo quando il 9 gennaio 2011 vi fu il referendum per l'autodeterminazione del Sud Sudan, ad Abyei, proprio per la complessa situazione, il voto fu rinviato sine die (vi furono comunque scontri durante le operazioni di voto).
L'invasione delle truppe di Khartoum, che hanno riconquistato la città di Abyei, segna una svolta drammatica nelle relazioni, già molto tese, tra il Nord e il Sud. Da tempo la missione ONU presente sul campo lanciava segnali allarmanti sulla tenuta della pace all'avvicinarsi del momento della nascita del nuovo stato. Del resto fin dall'inizio del febbraio 2011 in rete si erano diffuse notizie (e prove fotografiche dal satellite) di movimenti di truppe verso Abyei.
Oggi le preoccupazioni sono molto forti, le Nazioni Unite che hanno subito condannato l'azione militare non nascondono la grande difficoltà del momento, del resto non sono incoraggianti le dichiarazioni del presidente del Sudan Omar Hassan El Bashir (vale la pena ricordare che su El Bashir spicca un mandato di cattura internazionale per crimini contro l'umanità per i fatti nel Darfur) che ha dichiarato che Abyei appartiene al Sudan, stracciando di fatto gli accordi e l'arbitrato della Corte Internazionale.
Le speranze per un futuro di pace si riducono, sebbene non bisogna dimenticare che sulla scia delle rivolte popolari del nord Africa e del mondo arabo, anche a Khartoum vi sono state manifestazioni e forti reazioni contro il regime, che da sempre tiene il paese in guerra (nonostante le enormi risorse petrolifere). La popolazione civile è stanca e la comunità internazionale ha sprecato l'opportunità di arrestare El Bashir recentemente in Kenya, dimostrando tutta la sua pochezza ed inadeguatezza.
Certo mentre in rete si trovano informazioni e articoli sul Sudan e su questa nuova guerra - la popolazione civile è già in fuga da Abyei - sulla nostra stampa e sulle nostre televisioni lo spazio dedicato a queste vicende è amaramente nullo.
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