La storia di quella che oggi si chiama "Youth Day" (Giorno della Gioventù) è una storia atroce, che a distanza di 35 ancora genera sdegno e rabbia. Quel 16 giugno del 1976, era una fredda giornata (in Sudafrica è inverno), oltre 10.000 studenti, di tutte le età, scesero in piazza a Soweto, sobborgo nero di Johannesburg per protestare contro il governo.
Il motivo della protesta fu un decreto (Afrikaans Medium Decree) con cui, nel pieno del vergognoso sistema di segregazione razziale (in vigore dal 1948), si impose alle scuole dei neri di adottare la lingua afrikaans (lingua derivata principalmente dall'olandese e parlata dai bianchi sudafricani, gli afrikaner e ritenuta dalla popolazione nera la lingua degli oppressori) assieme alla lingua inglese. Gia nel mese di aprile del 1976 vi erano state alcuni scioperi con i bambini e i professori che si rifiutavano d andare a scuola.
Il corteo fu fatto deviare, rimanendo sempre nella zona di Orlando (l'unico posto al mondo che ha avuto due premi nobel, Mandela e Tutu) e dopo un primo tentativo di disperdelo con i gas lacrimogeni, la polizia aprì il fuoco.
Il motivo della protesta fu un decreto (Afrikaans Medium Decree) con cui, nel pieno del vergognoso sistema di segregazione razziale (in vigore dal 1948), si impose alle scuole dei neri di adottare la lingua afrikaans (lingua derivata principalmente dall'olandese e parlata dai bianchi sudafricani, gli afrikaner e ritenuta dalla popolazione nera la lingua degli oppressori) assieme alla lingua inglese. Gia nel mese di aprile del 1976 vi erano state alcuni scioperi con i bambini e i professori che si rifiutavano d andare a scuola.
Il corteo fu fatto deviare, rimanendo sempre nella zona di Orlando (l'unico posto al mondo che ha avuto due premi nobel, Mandela e Tutu) e dopo un primo tentativo di disperdelo con i gas lacrimogeni, la polizia aprì il fuoco.
Ancora oggi non si conosce con esattezza il numero delle vittime tra le 200 e le 700, mentre fonti governative parlarono di 23 morti. Oltre 1000 i feriti. Quel che conta è che un'immagine di un bambino di 13 anni, Hector Peterson, assassinato della polizia, fece presto il giro del mondo e divenne il simbolo del massacro fatto dalla polizia a Soweto. Nel 2002 è stato aperto e a lui dedicato un Museo sui fatti di Soweto.
Tra i cartelli che vi erano in quella manifestazione, quello di testa diceva "non sparate siamo disarmati".
Nel 1991 l'Organizzazione dell'Unità Africana (oggi Unione Africana) in ricordo dei fatti di Soweto ha proclamato il 16 giugno, la Giornata del bambino africano.
Tra i cartelli che vi erano in quella manifestazione, quello di testa diceva "non sparate siamo disarmati".
Nel 1991 l'Organizzazione dell'Unità Africana (oggi Unione Africana) in ricordo dei fatti di Soweto ha proclamato il 16 giugno, la Giornata del bambino africano.
Il 16 giugno portò il mondo a conoscere Soweto. Vi fu una reazione immediata, sebbene a mio avviso ancora morbida e accondiscendente, della comunità internazionale e dell'opinione pubblica. Furono inasprite le sanzioni economiche (già in essere) contro il Sudafrica. L'azione della polizia fu fortemente condannata anche dai bianchi sudafricani, gli studenti universitari scesero in piazza a protestare. Secondo alcuni questo episodio contribuì a far crescere il movimento anti-apartheid e a far cadere il regime, sebbene questo avverrà molti anni dopo (1994).
Quella dell'apartheid resta una pagina dolorosa della storia dell'umanità, non solo per averla pensata e concepita, ma ancor più per averla tollerata.
Quella dell'apartheid resta una pagina dolorosa della storia dell'umanità, non solo per averla pensata e concepita, ma ancor più per averla tollerata.
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