Presentato al Festival di Venezia nel 2004 (dove è stato premiato nelle Giornate del Cinema) L'incubo di Darwin (Darwin's Nightmare), girato dall'austriaco Hubert Sauper, è un documentario che racconta di una storia, poco conosciuta, che ha profondamente inciso su quello che è accaduto (e accade) intorno al lago Vittoria.
Il lago Vittoria (così chiamato da Spike in onore della regina Vittoria) è il più grande lago africano (68.870 km quadrati) diviso tra Uguanda, Kenya e Tanzania.
Nel 1954, a scopo commerciale, fu introdotta nel Lago Vittoria il Pesce Persico del Nilo (Lates Niloticus), un predatore che può arrivare ad essere lungo vicino al metro e mezzo e pesare oltre 200 chilogrammi.
Dalla sua introduzione il Pesce Persico (che troviamo nei nostri supermercati a filetti) ha lentamente estinto la fauna ittica locale e si è sostituito in toto ai pesci che abitavano il Lago Vittoria, con un grave danno alla biodiversità e all'ecosistema.
In poco tempo il commercio del pesce persico (vale circa 189 milioni di euro all'anno nel mercato europeo) e la sua lavorazione ha soppiantato qualsiasi economia locale. Oggi traggono sussistenza attorno al Lago Vittoria oltre 2 milioni di persone. Qualcuno potrebbe pensare che in aree come l'Africa, dove vi è una grande povertà, una situazione del genere sia una manna per la popolazione. Ogni giorno aerei cargo europei, russi e orientali, giungono nel piccolo aereoporto della Tanzania a caricare il pescato. Vi giungono, ed è questa l'inchiesta del documentario, non vuoti, bensì carichi di armi a servizio delle molte sanguinose guerre dell'area.
Un documentario duro, frutto di una intensa inchiesta giornalistica, che lascia l'amaro in bocca. L'incubo di quei luoghi non e solo quello evoluzionistico a cui fa riferimento Sauper, ma è l'incubo del degrado, della miseria e del dolore che accompagna la vita dei pescatori, dei lavoratori e delle prostitute coinvolte in questo girone dell'inferno dantesco.
Il lago Vittoria (così chiamato da Spike in onore della regina Vittoria) è il più grande lago africano (68.870 km quadrati) diviso tra Uguanda, Kenya e Tanzania.
Nel 1954, a scopo commerciale, fu introdotta nel Lago Vittoria il Pesce Persico del Nilo (Lates Niloticus), un predatore che può arrivare ad essere lungo vicino al metro e mezzo e pesare oltre 200 chilogrammi.
Dalla sua introduzione il Pesce Persico (che troviamo nei nostri supermercati a filetti) ha lentamente estinto la fauna ittica locale e si è sostituito in toto ai pesci che abitavano il Lago Vittoria, con un grave danno alla biodiversità e all'ecosistema.
In poco tempo il commercio del pesce persico (vale circa 189 milioni di euro all'anno nel mercato europeo) e la sua lavorazione ha soppiantato qualsiasi economia locale. Oggi traggono sussistenza attorno al Lago Vittoria oltre 2 milioni di persone. Qualcuno potrebbe pensare che in aree come l'Africa, dove vi è una grande povertà, una situazione del genere sia una manna per la popolazione. Ogni giorno aerei cargo europei, russi e orientali, giungono nel piccolo aereoporto della Tanzania a caricare il pescato. Vi giungono, ed è questa l'inchiesta del documentario, non vuoti, bensì carichi di armi a servizio delle molte sanguinose guerre dell'area.
Un documentario duro, frutto di una intensa inchiesta giornalistica, che lascia l'amaro in bocca. L'incubo di quei luoghi non e solo quello evoluzionistico a cui fa riferimento Sauper, ma è l'incubo del degrado, della miseria e del dolore che accompagna la vita dei pescatori, dei lavoratori e delle prostitute coinvolte in questo girone dell'inferno dantesco.
Tra le altre cose alcuni studi sostengono che la scomparsa dell'ittiofauna del Lago Vittoria abbia contribuito alla crescita incontrollata del giacinto d'acqua, che a partire dal 1988, devasta le coste e i fiumi del lago, rendendo non navigabili alcune vie d'acqua.
Non ho mai amato il pesce d'acqua dolce - preferisco di gran lunga quello dei mari, più saporito e di maggiore varietà. Certamente però se qualcuno ama il sapore del "persico della Tanzania" che si trova già preparato a filetti in molti nostri supermercati, farebbe bene a guardare questo straordinario documentario.... con il rischio che non sarà più lo stesso filetto di prima!
Non ho mai amato il pesce d'acqua dolce - preferisco di gran lunga quello dei mari, più saporito e di maggiore varietà. Certamente però se qualcuno ama il sapore del "persico della Tanzania" che si trova già preparato a filetti in molti nostri supermercati, farebbe bene a guardare questo straordinario documentario.... con il rischio che non sarà più lo stesso filetto di prima!
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