Sancara si era già accupato, con un post del settembre scorso (Stati in via di fallimento: il trionfo dell'Africa, a cui vi rimando per le questioni generali) della speciale classifica che l'organizzazione per la prevenzione dei conflitti che generano guerre, The Fund of Peace, pubblica annualmente e che attraverso 12 indicatori (e dalla comparazione tra essi) tende a far emergere gli stati vicini al "collasso" delle sue strutture amministrative e democratiche.
Rispetto allo scorso anno, sono diminuiti, da 37 a 35 i paesi nella fascia di allerta (punteggio complessivo maggiore di 90), pur rimanendo inalterati il numero degli stati africani in questa lista dei "peggiori" (22 lo scorso anno, come quest'anno).
A capeggiare questa serissima classifica è la Somalia (113,4 punti, date le condizioni credo sia del tutto logico), seguita da Ciad (110,3), Sudan, RD del Congo, Haiti, Zimbabwe, Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Iraq e Costa d'Avorio.
Rispetto allo scorso anno, ma appare prevedibile, bisogna segnalare l'entrata nei primi dieci posti di Haiti e della Costa d'Avorio.
Sono poi 89 (erano 92, nel 2010) i paesi nella fascia dell'attenzione, 40 (erano 34) quelli della fascia della moderazione e 12 (erano 13) nella fascia della sostenibilità.
La classifica in termini positivi è capeggiata (ovvero al 177° posto, quante sono le nazioni analizzate) dalla Finlandia (lo scorso anno dalla Norvegia, quest'anno al secondo posto) con un punteggio di 19,4. E' da notare che dal gruppo "sostenibile" esce (l'avevamo già notato lo scorso anno) l'Islanda.
Da segnalare ancora il "miglior" piazzamento africano delle Isole Maurizio (150° posto con 44,2, poco dopo l'Italia che è 147°). Dell'Africa continentale al 117° posto si trova il Sudafrica (con 67,6) che scavalca di poco il Ghana, lo scorso anno in testa all'Africa continenatale.
Da questa analisi emerge che tutti gli stati africani si trovano nella fascia di attenzione per quanto concerne la possibilità di fallimento.
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