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lunedì 8 agosto 2011

15 gennaio 1966, un golpe complesso e sanguinoso in Nigeria

Il 15 gennaio 1966, tra l'una e le tre di notte, in Nigeria avvenne un colpo di stato, che eliminando fisicamente la classe dirigente del momento, si svolse in modo contemporaneo in 5 città. Al tempo la Nigeria era una Federazione composta da 4 stati (oggi sono 36 gli stati) e da una capitale federale (allora Lagos, oggi Abuja). Il sincronismo fu perfetto, pochi uomini, per un paese immenso, agirono in modo spietato e preciso.
A Lagos, capitale federale,  in poco tempo furono occupati l'aeroporto, la stazione radio, la centrale dei telefoni e le poste. Nella sua casa verrà ucciso (il corpo sarà ritrovato solo 6 giorni dopo) il Primo Ministro Federale Abubakara Tafawa Belewa (nella foto in basso in una parata assieme a Ahmadu Bello). Assieme a lui moriranno il Ministro delle Finanze Festus Okotie Eboh e almeno cinque alti ufficiali dell'esercito. Venne invece risparmiato il Capo di Stato, Nnamdi Azikiwe.
Nelle stesse ore a Kaduna, capitale dello stato del Nord,  venne ucciso quello che da tutti era ritenuto il vero "padrone del paese", il premier del Nord, Ahmadu Bello, assieme a lui morirono una delle mogli, e altri 4 alti funzionari statali e militari.
A Ibadan, capitale dello stato Occidentale, venne ucciso  nel suo palazzo, con 13 colpi di pistola, il premier Samuel Akintola. A Ibadan da oltre 3 mesi vigeva il coprifuoco a seguito degli scontri che avevano fatto seguito alle elezioni amministrative. Akintola era un personaggio molto discusso, ex avvocato, in un solo anno alla guida dello stato si era arricchito enormemente. Nel suo palazzo vi erano, all'epoca, 12 limousine.
A Benin, capitale dello stato Centro-Occidentale, fu deposto il premier Denis Osadebaya.
A Enugu, capitale dello stato Orientale, venne deposto il premier Michael Okpara. Nel suo palazzo, quando i militari fecero irruzione, dormiva, quale suo ospite, l'arcivescovo e presidente di Cipro Makarios III.
In quella notte morirono almeno altri 6 ufficiali e 6 civili. Vi furono inoltre numerosi arresti. Complessivamente, furono uccise 27 persone durante il golpe e solo uno era di etnia igbo.

Il golpe, che mise fine alla Prima Repubblica (la Nigeria raggiunse l'indipendenza il 1 ottobre 1960 e divenne Repubblica nel 1963), fu ideato da un gruppo di ufficiali guidati dal maggiore Chukwuma Kaduna Nzeogwu (di etnia igbo, assassinato nel 1967 agli inizi della Guerra del Biafra) e dal maggiore Adewale Ademoyega. A guidare il primo governo militare dopo il golpe fu il generale Johnson Aguiyi-Ironsi (nella foto in alto), 40 anni, di etnia igbo. A sua volta sarà deposto e assassinato pochi mesi dopo, il 29 luglio 1966, quando un controgolpe farà cadere il Supremo Consiglio di Rivoluzione delle Forze Armate Nigeriane.

Il giorno dopo il golpe, il Consiglio militare fece questa dichiarazione "dopo 5 anni di indipendenza... la corsa alla ricchezza dei politici, l'anarchia generale e la delusione delle masse hanno reso necessario il golpe". In realtà, come spesso accade nei golpe in Africa, la popolazione acclamò con entusiamo il cambio di regime ed elesse ad eroi i militari golpisti. Del resto oramai dalle elezioni del 1965 (in parte mai riconosciute per brogli) la situazione era sfuggita dalla mani del governo civile e i casi di malcostume, corruzione e arricchimenti ai danni dello stato stavano diventando sempre più frequenti. La classe politica che aveva in parte lottato per l'indipendenza non era stata capace di fornire una svolta significativa al paese.


Gli ufficiali attuatori del golpe provenivano in gran parte dall'etnia igbo del sud-est e il fatto che nel colpo di stato furono risparmiati ufficiali e politici della stessa etnia, riattivò quella rivalità etnica che storicamente contrapponeva gli igbo del Sud agli Yoruba (e in parte gli Hausa) nel Nord. Inoltre Ironsi tentò di di abrogare il sistema federale, creando lo scontento di molti nelle gerarchie militari divenute oramai la classe politica dominante.
Infatti il 29 luglio 1966, poco più di sei mesi dopo quel 15 gennaio, vi fu un controgolpe che portò a potere un yoruba del nord, il generale Yakubo Gowon (già capo delle forze armate nigeriane) e all'assassionio del capo di stato Ironsi e del governatore dello Stato Occidentale, Adekunke Fajuyi. La successiva repressione (e massacro) degli igbo del nord, l'esclusione dal potere degli igbo e la creazione di altri 8 stati portarono precipitosamente a quella tristemente nota come secessione (guerra) del Biafra.

Da quel gennaio 1966 la Nigeria non ha avuto pace. Si sono susseguiti colpi di stato e tensioni tra i gruppi etnici. L'assetto statale, più volte riformato, non ha ancora prodotto quel risultato capace di stemperare antichi rancori e moderne rivendicazioni e di permettere ad uno dei piu grandi e ricchi stati africani di ottenere quello sviluppo che le sue enormi potenzialità potrebbero permettergli. Inultile dirlo, tutto a svantaggio delle popolazioni locali più deboli.


Nel libro Ebano, del reporter Ryszard Kapuscinki, vi è un capitolo, Anatomia di un colpo di stato, che raccoglie alcuni appunti del cronista, in Nigeria, in quei giorni.

Posto anche questa recente riflessione sui fatti del 15 gennaio 1966 scritta da Henry Chukwuemeka Onyem su The Nigerian Voice.
Mentre qui vi è il link ad un completo report della polizia Nigeriana sui fatti del gennaio 1966

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