Il 12 settembre 1977 è una data tragica per chi crede nella libertà, nella giustizia e nell'uguaglianza tra gli uomini. Quel giorno, sul pavimento di una cella vuota della prigione di Pretoria in Sudafrica si spense la giovane vita (pochi mesi dopo avrebbe compiuto 31 anni) di Stephen Bantu Biko, attivista nero anti-apartheid.
La storia di Steven Biko è stata conosciuta grazie al lavoro di un giornalista bianco sudafricano, Donald Woods, che negli ultimi anni della vita del leader nero, aveva avuto modo di conoscere e stimare. Woods fu costretto all'esilio (ritornò il Sudafrica solo nel 1994). Nel 1987 sul rapporto tra Biko e Woods, e sulla lotta del giornalista per far conoscere la verità fu ricavato anche un film, Grido di Libertà.
Biko era stato arrestato poco meno di un mese prima, il 18 agosto 1977. Rinchiuso in una cella per il colore della sua pelle, nera. Fin dai tempi della scuola, quella per soli neri, Bantu Stephen Biko, nato nel dicembre 1946, iniziò la sua battaglia politica per i diritti nei neri in Sudafrica. Prima nei movimenti studenteschi e infine nella Black Consciousness (la Consapevolezza Nera), che ispirata dai movimenti della Negritudine in Africa (Frantz Fenon, Kwame Nhrumah, Amilcar Cabral) e negli Stati Uniti (Melcom X, i Black Power), voleva essere la "rinascita politica e culturale di un popolo oppresso". Un movimento totalmente libero dalla presenza dei bianchi. Per questa ragione, l'ANC (African National Congress) di Nelson Mandela non fu mai un riferimento, politico e culturale, per Biko. Che perfino quando l'ANC scelse la lotta armata, non osò definire il movimento di Nelson Mandela "troppo moderato".
Il 6 settembre 1977 Biko fu interrogato dai sui aguzzini, tra cui Gideon Niuwoudt, morto nel 2005, nella stanza 619. Le percosse furono tali che lo ridussero in fin di vita. I suoi carcerieri bianchi dissero che si agitava troppo e per una spiacevole fatalità sbattè la testa contro le sbarre della cella.
L'11 settembre, venne trovato nella sua celle in condizioni disperate, si decise di trasportarlo a Pretoria, dove il carcere era attrezzato con un'unità medica. La traduzione, per usare il gergo carcerario, avvenne su di una Land Rover, che di notte viaggiò per 1100 chilometri. Biko fu gettato come un animale, questo o poco più era il valore che i suoi carcerieri davano alla sua vita, nel cassone dell'auto, ammanettato e nudo. Morirà la sera dopo a Pretoria.Il governo sudafricano sostenne che era morto per un prolungato sciopero della fame.
Il 6 settembre 1977 Biko fu interrogato dai sui aguzzini, tra cui Gideon Niuwoudt, morto nel 2005, nella stanza 619. Le percosse furono tali che lo ridussero in fin di vita. I suoi carcerieri bianchi dissero che si agitava troppo e per una spiacevole fatalità sbattè la testa contro le sbarre della cella.
L'11 settembre, venne trovato nella sua celle in condizioni disperate, si decise di trasportarlo a Pretoria, dove il carcere era attrezzato con un'unità medica. La traduzione, per usare il gergo carcerario, avvenne su di una Land Rover, che di notte viaggiò per 1100 chilometri. Biko fu gettato come un animale, questo o poco più era il valore che i suoi carcerieri davano alla sua vita, nel cassone dell'auto, ammanettato e nudo. Morirà la sera dopo a Pretoria.Il governo sudafricano sostenne che era morto per un prolungato sciopero della fame.
Biko è stato un'uomo che ha creduto, fino all'estrema conseguenza, nelle sue idee, nell'uguaglianza tra bianchi e neri e ancor più nella necessità di una emencipazione, soprattutto culturale, della sua gente.
In molti luoghi del Sudafrica, in particolare tra i giovani e nelle periferie delle grandi città, ancora oggi il mito di Steve Biko è forte e spesso supera quello dello stesso Nelson Mandela.
Dalle nostre parti la figura di Biko è conosciuta spesso più per una canzone che nel 1980 Peter Gabriel scrisse per ricordarlo. Biko, di cui linko video e testo è un omaggio rispettoso e intenso che l'artista pop inglese (ex leader dei Genesis) ha voluto dedicare ad un uomo integro, che come putroppo molti altri africani, è stato stroncato dal potere dei bianchi. Uno canzone che poi molti altri artisti come ad esempio i Simple Minds, Joan Beaz e Manu Dibango hanno voluto riproporre.
La storia di Steven Biko è stata conosciuta grazie al lavoro di un giornalista bianco sudafricano, Donald Woods, che negli ultimi anni della vita del leader nero, aveva avuto modo di conoscere e stimare. Woods fu costretto all'esilio (ritornò il Sudafrica solo nel 1994). Nel 1987 sul rapporto tra Biko e Woods, e sulla lotta del giornalista per far conoscere la verità fu ricavato anche un film, Grido di Libertà.
Secondo molti storici l'omicidio di Biko fu uno nei maggiori eventi avvenuto in Sudafrica che decretò la caduta del sistema segregazionista, sebbene dovettero passare più di 13 anni.
September '77
Port Elizabeth weather fine
It was business as usual
In police room 619
Oh Biko, Biko, because Biko
Oh Biko, Biko, because Biko
Yihla Moja, Yihla Moja [*]
-The man is dead
When I try to sleep at night
I can only dream in red
The outside world is black and white
With only one colour dead
Oh Biko, Biko, because Biko
Oh Biko, Biko, because Biko
Yihla Moja, Yihla Moja
-The man is dead
You can blow out a candle
But you can't blow out a fire
Once the flames begin to catch
The wind will blow it higher
Oh Biko, Biko, because Biko
Yihla Moja, Yihla Moja
-The man is dead
And the eyes of the world are
watching now
watching now.
Ecco il sito della Fondazione che porta il suo nome. La Fondazione ha anche una pagina Facebeoo.
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3 commenti:
La storia di Steve Biko e una delle tante cose che noi tutti dovremmo vergognarci, mi chiedo, e non riesco a darmi una spiegazione, perchè tutto questo odio verso i fratelli neri.Mario Quaglio
La storia di Steve Biko e una delle tante cose che noi tutti dovremmo vergognarci, mi chiedo, e non riesco a darmi una spiegazione, perchè tutto questo odio verso i fratelli neri.Mario Quaglio
LE PERSONE CHE ANNO (COMBATTUTO) PER I DIRITTI DELL'UOMO SONO STATI SEMPRE SOPRAFFATTI DALLE INGIUSTIZIE E DALLE IPOCRISIE DI COLORO CHE NON ACCETTAVANO LA VERITA',IERI COME OGGI DELL'UOMO.NON DIMENTICARE COLORO CHE SONO MORTI PER I NOSTRI DIRITTI NON SOLO SU CARTA,MA PER IL LORO SANGUE VERSATO.
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