Oggi si celebra nel mondo la Giornata Internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Si tratta di una delle oltre 100 giornate che il sistema delle Nazioni Unite ha voluto dedicare al ricordo, alla riflessione e alle azioni su temi che coinvolgono e che interessano la comunità umana.
Certo scorrendo la lista delle ricorrenze ci si imbatte in tutte le mostruosità umane - di cui la giornata odierna è un alto rappresentante. Dall'olocausto al genocidio del Ruanda, dalla tratta degli schiavi alle descriminazioni razziali, dalle vittime delle mine-anti uomo a quelle delle guerre chimiche, dallo sfruttamento minorile alle vittime delle torture, dalla povertà alle sparizioni forzate. Un campionario di comportamenti umani che fanno inorridire. Naturalmente, le Nazioni Unite celebrano anche i momenti elevati della cultura umana e delle sue capacità (la filosofia piuttosto che la poesia, il volontariato piuttosto che l'insegnamento).
La comunità internazionale dedica quattro giornate alle donne del mondo. La più conosciuta è quella dell'8 marzo, vi è poi quella del 23 giugno dedicata alle vedove, quella del 15 ottobre a sottolineare la condizione delle donne rurali e appunto quella contro la violenza del 25 novembre.
Il 25 novembre fu scelto ufficialmente dalle Nazioni Unite nel 1999 (con la risoluzione delll'Assemblea Generale 54/134). La data era celebrata, fin dal 1981 dalle donne attiviste, e si riferisce al brutale massacro delle sorelle Mirabal che il 25 novembre 1960 furono assassinate, da ignoti, durante la feroce dittatura nella Repubblica Dominicana di Rafael Trujillo. Patria Mercedes (36 anni), Maria Minerva Argentina (34) e Maria Teresa (24), attiviste della resistenza contro il dittatore, dopo essere state più volte incarcerate e torturate, furono assassinate a bastonate durante il tragitto verso il carcere mentre si recavano a trovare i loro mariti, anch'essi detenuti. Un'altra loro sorella, Dedè, fu l'unica a salvarsi e ancora oggi si occupa di onorare il sacrificio delle sorelle per la libertà e la democrazia.
La situazione delle violenze nel mondo contro le donne è drammatica. Le donne subiscono violenze fisiche, sessuali, psicologiche ed economiche dalla nascita alla fine dei loro giorni. Le Nazioni Unite stimano che il 70% delle donne ha sperimentato nella sua vita una forma di violenza.
La più comune forma di violenza avviene in famiglia (autore il marito/compagno o la sua famiglia). I dati mondiali dicono che tra il 6% delle donne (ad esempio in Giappone) e il 59% (in Etiopia) subiscono o hanno subito violenza sessuale dal proprio partner. Studi effettuati in Australia, Canada, Israele, Sudafrica e Stati Uniti concordano che tra il 40 e il 70% degli omicidi di donne sono compiuti dal partner.
Negli Stati Uniti sono state oltre 500 mila le denuncie per violenze domestiche nel solo 2008. Le violenze riguardano forme diversissime e difficilmente evidenziabili come quelle psicologiche.
Le donne subiscono poi violenze all'interno della loro comunità. Sono forme diversificate che vanno dalle violenze sessuali (negli Stati Uniti 500 violenze sessuali al giorno nel 2008, una donna su 10 è stuprata in Zambia), alla tratta e alla prostituzione forzata, allo stalking e alle violenze sulle lesbiche.
Vi sono poi due forme di violenza che interessano molto da vicino l'Africa in quanto oggi avvengono quasi esclusivamente nel continente: le Mutilazioni Sessuali Femminili e lo stupro nei conflitti bellici.
Per quanto riguarda le Mutilazioni Genitali vi rimando a questo post di Sancara, sottolineando ancora che non vi sono ragioni sanitarie e nemmeno precetti religiosi che giustificano minimamente questa atroce pratica che coinvonge oltre 130 milioni di donne (soprattutto bambine), quasi esclusivamente africane.
Lo stupro di massa, che avviene durante i conflitti, rappresenta una delle peggiori barbarie che l'uomo sia stato capace di concepire. Come ho già avuto modo di scrivere in questo post, non si tratta dello sfogo ormonale di quattro omini in divisa dopo la battaglia, ma di una vera e propria arma di guerra, concepita a tavolino e tendente a trasformare in modo permanente la struttura sociale, comunitaria e ed etnica di una regione. Non a caso - tolta la drammatica esperienza della guerra in Bosnia - l'arma strupro è stata utilizzata (ed è ancora utilizzata nella Repubblica Democratica del Congo e in Darfur), in epoca moderna, quasi eslusivamente in Africa dove la componente sociale comunitaria e l'appartenenza etnica contano più che altrove.
Le violenze sulle donne, ovunque avvengono, impoveriscono non solo le dirette interessate, ma la loro famiglia, la loro comunità, la loro nazione.
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