In questi giorni si parla molto dell'ultima serie di violenze scoppiate nel Nord della Nigeria e che vedono contrapposte la comunità cristiana e la comunità mussulmana. Quello che spaventa, come spesso accade in Africa, è l'intensità delle violenze che nel giro di poche ore hanno lasciato sul terreno centinaia di vittime, molti dei quali donne e bambini. Gli scontri in Nigeria tra le due comunità risalgono agli anni '50 e spesso la questione religiosa ha rappresentato solo la parte esterna di un groviglio di responsabilità che risiedono nella politica, nella multietnicità e negli interessi economici in un contesto di diffusa povertà e di situazioni di degrado sociale. Questa miscela rende la situazione sempre di difficile da gestire.
La Nigeria, il più popoloso stato africano, fu colonia inglese fino all'indipendenza avvenuta nel 1960. Il paese, abitato da oltre 200 gruppi etnici, è di fatto nelle mani dei tre principali gruppi etnici: Hausa (al nord), gli Yoruba (a ovest) e gli Igbo (al sud) che hanno determinato, nel bene e nel male, la complessa storia indipendente della Nigeria.
Durante il periodo coloniale gli inglesi attuarono una politica che privilegiava, da un punto di vista economico, politico e sociale il sud del paese abitato dagli Igbo e in maggioranza cristiano. Nel 1963 i cristiani erano minoranza, rappresentando il 35% del paese (oggi rappresnetano tra il 40 e il 48%). Questa scelta coloniale ha pesato e pesa ancora oggi sulla Nigeria.
In questi 50 anni d'indipendenza la Nigeria ha affrontato una decina di colpi di Stato (a partire da quello del 15 gennaio 1966, che ruppe il sistema lasciato dagli inglesi), ha affrontato una lunga e sanguinosa guerra civile (Guerra del Biafra, 1967-1970), è stata governata per gran parte del tempo dai militari, ha avuto al potere, in epoca recente, un dittatore cleptocrate (Sani Abacha, 1993-1998), ha modificato l'assetto amministrativo innumerovoli volte (dai tre stati federali originali si è giunti agli attuali 36, di cui l'ultimo istituito nel 1996) ed è diventata la nazione africana dove si estrae più petrolio (vedi post su Africa e Petrolio), senza che questa ricchezza si sia trasformata come un vantaggio alle popolazioni locali soprattutto del Nord.
Certo la questione religiosa conta, dal 1999-2000 quando fu inserita in molti stati (una decina) la Sha'ria (sotto la presidenza dell'ex generale mussulmano Olusegum Obasanjo, già attivo durante la guerra del Biafra) la situazione degli scontri si è accessa ancora di più (nel settembre 2011 a Jos in una settimana si ebbero più di 1000 vittime). E' del tutto evidente che ad innescare le violenze sono spesso episodi "a carattere religioso" (attentati a chiese, attacchi alle moschee, discriminazioni verso i cristiani, attacchi a pulmini che trasportavano mussulmani e altri episodi simili) in cui le due comunità si contendono il controllo del territorio. Spesso a questi fattori si aggiungono questioni politiche (in concomitanza di elezioni amministrative e nazionali o cambi negli organismi periferici) o questioni etniche (soprattutto nelle aree rurali tra pastori e agricoltori).
Al punto tale che recentemente (gennaio 2010), in occasione degli ennesimi scontri a Jos (oltre 200 morti in pochi giorni), lo stesso arcivescovo di Abuja, John Olorunfemi Onaiyeken (tra gli uomini più attivi nel paese a favore di una pacifica convivenza tra le fedi), ebbe a dire che gli scontri "non sarebbero stati di origine religiosa, ma etnica" e che alla base delle ripetute violenze nel paese ci sia "lo sfondo del disagio sociale e un governo debole non in grado di affrontare il problema". Egli, già in precedenza, (2009) aveva affermato che "le questioni degli scontri in Nigeria si possono risolvere solo se si dimenticano le questioni teologiche e si affrontano i problemi sociali".
E' chiaro che il disagio sociale, la povertà, l'ingiustizia e la disoccupazione diventano il terreno fertile dove seminare l'odio e l'integralismo (di qualsiasi religione) e dove consentire a politici locali incoscienti di cavalcare l'odio e il conflitto per i propri fini personali.
In quest'ultimo episodio è infatti chiamato in causa (ha rivendicato gli attentati) il gruppo integralista Boko Haram (letteralmente "l'educazione occidentale è falsa"), fondato nel 2002, e sulla cui origine vi linko a questo approfondimento su Il Post. Come si vede anche dai fatti descritti quello che è successo - e che la stampa occidentale ha superficialmente inquadrato all'interno degli scontri etnici - è qualcosa di più (vi linko anche questo articolo di Alberto Tundo su Peace Report) articolato e che rischia di destabilizzare ancora di più l'intera regione.
Nessun commento:
Posta un commento