Catch a Fire è un film del 2006 diretto dal registra australiano Philip Noyce e basato sulla vera storia dell'attivista politico sudafricano Patrick Chamusso, interpretato nel film dall'attore americano Derek Luke.
Una storia di un uomo comune, un lavoratore che vive con moglie e figli, che ama il calcio. Un uomo normale. A seguito delle torture subite alla fine degli anni '70 in ragione del colore della sua pelle, nera, accusato dall'agente Nic Vos, di aver compiuto atti di sabotaggio, decide di diventare quello che tutti sospettano che lui sia: un terrorista. Il film rispecchia, abbastanza fedelmente, la storia di Patrick (del resto è tratto da un libro scritto dalla figlia di Joe Slovo, Shawn, che era il responsabile militare dell'organizzazione che lo addestrò militarmente nonchè leader del Partito Comunista Sudafricano).
E' una storia di apartheid, una delle tante e tristi storie di violenza, di segregazione e di intolleranza. Una storia che è incentrata anche sulla figura del Colonnello Nic Vos (interpretato da Tom Robbins) che dietro alle apparenze di un uomo gentile e disponibile, nasconde tutte le insidie e la crudeltà della polizia politica sudafricana di quel tempo. Allo stesso tempo è un film che punta alla speranza e al futuro. Il film si chiude infatti con Patrick, che una volta libero, pur avendo la possibilità di vendicarsi di Vos (lo vede da solo sulle rive di un fiume), decide di lasciarsi, per sempre, alla spalle il passato. Una sorta di appello a chiudere per sempre il rapporto con il passato e a guardare in avanti. Nel finale appare anche il vero Patrick Chamusso (oggi un omone sorridente), a sostenere le tesi del perdono e dello sguardo rivolto al futuro e alle giovani generazioni con cui, e per cui, oggi conduce le sue battaglie.
Il film è anche una riflessione sul passato, e su quei terribili anni che hanno generato così tanto odio tra gli uomini.
Il film, mai uscito nelle sale italiane, è parlato in inglese, afrikans, zulu e portoghese (sottotitolato in italiano nella versione uscita in DVD) ed è girato in Sudafrica, Mozambico e Swaziland.
In Italia è stato presentato alla 27° Festival del Cinema Africano di Verona.
Il vero Chamusso |
Patrick Thibedi "Chamusso", nasce in Mozambico nel 1949, figlio di minatori. Emigra in Sudafrica lavorando come pittore e fotografo di strada. Riesce, cosa non comune per un giovane nero, a comprare un'auto e una macchina fotografica, che presto gli verranno confiscate, e mai più restituite, in un fermo di polizia. E' anche un bravo calciatore e un grande lavoratore. Nel 1977 inizia a lavorare al Petrolchimico Sasol's a Secunda. Nel giugno 1980 viene arrestato e torturato perchè sospettato di un'attentato alla raffineria organizzato dall'ANC. Rilasciato senza che nessuna imputazione o condanna (nonostante a seguito delle torture anche ai suoi familiari, avesse confessato colpe di cui non era responsabile), decide di andare in Mozambico e arruolarsi nell'Umkhonto we Sizwe (La lancia nella Nazione), l'ala militare dell'ANC guidata a quel tempo da Joe Slovo. Dopo l'addestramento il 21 ottobre 1981 torna in Sudafrica per compiere un'attentato alla stessa raffineria dove aveva lavorato. Il piano è quello di far esplodere una prima carica esplosiva, in modo da permettere l'evacuazione della fabbrica, per poi far detonare un'altra carica più distruttiva, in modo da non causare vittime. Il piano fallisce perchè la polizia interviene disinnescando la seconda carica. Arrestato il 27 ottobre, viene prima detenuto e torturato per 9 mesi, e poi condotto a Robben Island (dove era detenuto anche Nelson Mandela) e condannato a 24 anni di carcere. Sarà liberato nel 1991 con l'amnistia a seguito della fine dell'apartheid. Una volta liberato, oltre a sposarsi e ad avere 3 figli, assieme alla moglie adotta 80 orfani di genitori morti per AIDS (l'orfanotrofio si chiama Two Sisters). Il suo nome diventa conosciuto con l'uscita del film.
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