Oggi è la Giornata mondiale dell'acqua, che fu stabilita il 22 marzo 1993 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, su una proposta della Conferenza delle Nazioni Unite per l'ambiente e lo sviluppo (UNCED).
Parlare di acqua significa stabilire un semplice, ma complesso principio: l'acqua è una merce o un diritto?
Per molti di noi la risposta è chiara. Senza acqua non c'è vita, quindi l'acqua è un diritto dell'uomo.
Questa semplice definizione è stato oggetto, e lo è ancora, di enormi discussioni. Solo il 28 luglio 2010 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite emese una dichiarazione che recita testualmente "E' oramai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani....". Tra le righe si legge la grande difficoltà a giungere ad una simile risoluzione, frutto di oltre 15 anni di trattative, che nonostante non costituisca impegno per le Nazioni firmatarie, ha visto l'astensione al voto di 41 paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia.
Di acqua si discute molto, mentre oltre un miliardo di persone al mondo non hanno accesso ad acqua potabile, mentre l'80% delle malattie, in Africa, sono dovute alla contaminazione dell'acqua, mentre un americano consuma mediamente oltre 450 litri di acqua al giorno, mentre in alcuni Paesi africani si definisce soddisfacente un consumo di 20 litri pro capite al giorno.
Da qualche giorno si è chiuso a Marsiglia il 6° Forum Mondiale dell'Acqua. Organizzato, a partire dal 1997, dal Consiglio Mondiale sull'Acqua, un organismo composto da 300 delegati di 60 nazioni, in cui siedono i governi,gli organismi finanziari mondiali, gli istituti di ricerca, i gestori dell'acqua e le grandi multinazionali (tra cui Suez Environment, secondo gruppo mondiale per la gestione dell'acqua e dei rifiuti, la Shell International, la Hundai, la Tyco, la Samsung e tante altre - vedi i membri del Consiglio).
E' chiaro che sarà difficile far passare la linea dell'acqua come diritto da parte di chi guadagna vendendo acqua.
L'hanno capito bene molte Organizzazioni Non Governative che hanno proposto, in contemporanea al Forum Mondiale, un Forum alternativo dell'Acqua (FAME). Il Forum delle ONG ha chiuso con alcune importanti risoluzioni quali il principio che l'acqua non è una marce, ma un diritto e un bene comune, che deve essere superato il concetto della Full Cost Recovery (essendo un bene comune i governi devono intervenire, così come avviene per scuola, sicurezza e sanità), che bisogna garantire a tutti l'accesso all'acqua e che il cittadino deve partecipare alla gestione del servizio idrico. Dal Forum è nata la Rete Europea dell'acqua.
Come già Sancara sottolineava nel post dello scorso anno sulla Giornata Mondiale dell'Acqua, nel mondo esiste una questione reale di distribuzione delle risorse idriche. L'acqua dolce (il 2,5 dell'acqua totale, di cui il 70% ghiaccio) è distribuita per il 60% in 10 Paesi del Mondo, lasciando altri (non solo nei paesi poveri) quasi all'asciutto. Vi sono questioni climatiche importanti (vedi quello che accade nel Sahel), vi sono diatribe geopolitiche sull'acqua (ecco un interessante post di Luca Troiano su Ecoinchiesta), vi sono stati errori politici e strategici importanti (come ad esempio i difetti di prevenzione delle siccità nel Corno d'Africa). Infine l'uomo con i suoi comportamenti rende sempre più l'acqua imbevibile con l'inquinamento.
Naturalmente in questo scenario, che rischia di diventare grave e pericoloso - la popolazione mondiale cresce e necessita di acqua, mentre altrove essa si sperpera - non manca chi quotidianamente, con professionalità e capacità, si dedica a superare i drammi quotidiani di intere popolazioni, che certo non hanno il tempo di aspettare le decisioni (che come abbiamo visto sono spesso lunghe) dei potenti della terra. Sono tutte quelle organizzazioni non governative che si dedicano alla costruzioni di pozzi e di acquedotti, con la partecipazione attiva delle comunità locali. Tra tutti vi segnalo il grande lavoro dell'LVIA, che ha lanciato una interessante iniziativa di sensibilizzazione e di raccolta fondi, chiamata con intelligente ironia, "l'acqua non è un problema del cactus".
Resta chiaro che il "problema acqua" è una questione strategica di assoluta importanza, perfino più importante di quella energetica. All'acqua non c'è alternativa. Inoltre il problema investe , con differenti declinazioni, l'intero pianeta. Se dovesse passare il principio dell'acqua come merce - le pressioni in questo senso sono enormi e difficili da contenere - il futuro del nostro pianeta potrebbe essere gravemente compromesso. Oggi si specula sulle derrate alimentari - perfino e soprattutto durante le carestie - domani potrebbe essere la volta dell'acqua.
Parlare di acqua significa stabilire un semplice, ma complesso principio: l'acqua è una merce o un diritto?
Per molti di noi la risposta è chiara. Senza acqua non c'è vita, quindi l'acqua è un diritto dell'uomo.
Questa semplice definizione è stato oggetto, e lo è ancora, di enormi discussioni. Solo il 28 luglio 2010 l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite emese una dichiarazione che recita testualmente "E' oramai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani....". Tra le righe si legge la grande difficoltà a giungere ad una simile risoluzione, frutto di oltre 15 anni di trattative, che nonostante non costituisca impegno per le Nazioni firmatarie, ha visto l'astensione al voto di 41 paesi, tra cui Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia.
Di acqua si discute molto, mentre oltre un miliardo di persone al mondo non hanno accesso ad acqua potabile, mentre l'80% delle malattie, in Africa, sono dovute alla contaminazione dell'acqua, mentre un americano consuma mediamente oltre 450 litri di acqua al giorno, mentre in alcuni Paesi africani si definisce soddisfacente un consumo di 20 litri pro capite al giorno.
Da qualche giorno si è chiuso a Marsiglia il 6° Forum Mondiale dell'Acqua. Organizzato, a partire dal 1997, dal Consiglio Mondiale sull'Acqua, un organismo composto da 300 delegati di 60 nazioni, in cui siedono i governi,gli organismi finanziari mondiali, gli istituti di ricerca, i gestori dell'acqua e le grandi multinazionali (tra cui Suez Environment, secondo gruppo mondiale per la gestione dell'acqua e dei rifiuti, la Shell International, la Hundai, la Tyco, la Samsung e tante altre - vedi i membri del Consiglio).
E' chiaro che sarà difficile far passare la linea dell'acqua come diritto da parte di chi guadagna vendendo acqua.
L'hanno capito bene molte Organizzazioni Non Governative che hanno proposto, in contemporanea al Forum Mondiale, un Forum alternativo dell'Acqua (FAME). Il Forum delle ONG ha chiuso con alcune importanti risoluzioni quali il principio che l'acqua non è una marce, ma un diritto e un bene comune, che deve essere superato il concetto della Full Cost Recovery (essendo un bene comune i governi devono intervenire, così come avviene per scuola, sicurezza e sanità), che bisogna garantire a tutti l'accesso all'acqua e che il cittadino deve partecipare alla gestione del servizio idrico. Dal Forum è nata la Rete Europea dell'acqua.
Come già Sancara sottolineava nel post dello scorso anno sulla Giornata Mondiale dell'Acqua, nel mondo esiste una questione reale di distribuzione delle risorse idriche. L'acqua dolce (il 2,5 dell'acqua totale, di cui il 70% ghiaccio) è distribuita per il 60% in 10 Paesi del Mondo, lasciando altri (non solo nei paesi poveri) quasi all'asciutto. Vi sono questioni climatiche importanti (vedi quello che accade nel Sahel), vi sono diatribe geopolitiche sull'acqua (ecco un interessante post di Luca Troiano su Ecoinchiesta), vi sono stati errori politici e strategici importanti (come ad esempio i difetti di prevenzione delle siccità nel Corno d'Africa). Infine l'uomo con i suoi comportamenti rende sempre più l'acqua imbevibile con l'inquinamento.
Il manifesto dell'iniziativa della LVIA |
Resta chiaro che il "problema acqua" è una questione strategica di assoluta importanza, perfino più importante di quella energetica. All'acqua non c'è alternativa. Inoltre il problema investe , con differenti declinazioni, l'intero pianeta. Se dovesse passare il principio dell'acqua come merce - le pressioni in questo senso sono enormi e difficili da contenere - il futuro del nostro pianeta potrebbe essere gravemente compromesso. Oggi si specula sulle derrate alimentari - perfino e soprattutto durante le carestie - domani potrebbe essere la volta dell'acqua.
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