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mercoledì 29 agosto 2012

Stati in via di fallimento, i dati del 2012

Lo scorso luglio, The Fund for Peace, organizzazione indipendente americana nata nel 1957, ha stilato l'annuale classifica Failed State Index. Una classifica di 177 stati del mondo che tiene conto di 12 indicatori sociali, economici e poltici (dopo aver analizzato milioni di documenti ufficiali) e che ha lo scopo di favorire le azioni e lo studio di poltiche capaci di prevenire e ridurre i conflitti che generano le guerre. La questione degli stati in via di fallimento è molto seria, poichè stando agli analisti (si veda il post di Sancara del 2010 su questo tema: Stati in via di fallimento: il trionfo dell'Africa) i paesi "falliti" o vicini ad esserlo (ovvero con strutture statali inesistenti e incapaci di controllare il proprio territorio) rappresentano un rischio e una minaccia internazionale di enorme portata. Essi sono infatti focolai di ogni forma di illegalità quali il terrorismo, i traffici illeciti di droghe e armi, oltre che di uomini e profughi,  e rappresentano un rischio anche per la diffusione di gravi malattie.
Del resto è difficile non essere d'accordo sul fatto che, in assenza di istituzioni credibili e capaci di essere punto di riferimento per i cittadini e per la "comunità" internazionale, gli Stati sono in preda alla "legge del più forte". Non a caso da anni in testa a questa speciale classifica vi sono paesi come la Somalia (da oltre 20 anni senza un goevrno) e la Repubblica Democratica del Congo (in cui intere zone, ricche di materie prime, sono sotto il controllo di bande e personaggi loschi di ogni specie).

Somalia, foto Jeffrey Gettleman
La classifica del 2012 vede 33 stati nella zona definita di "allerta" (punteggio maggiore a 90). Erano 37 nel 2010 e 35 nel 2011. Di questi 33 stati 21 sono paesi africani (che diventano 22 se aggiungiamo il Sud Sudan, inserito in classifica ma, con dati incompleti). Sia nel 2010 che nel 2011 gli stati africani nella fascia di allerta erano 22. 
Ecco la lista dei primi 10 posti, ovvero gli stati più prossimi al fallimento (i primi due sono, di fatto, già tecnicamente falliti).
- Somalia
- RD Congo
- Sudan
- Ciad
- Zimbabwe
- Afghanistan
- Haiti
- Yemen
- Iraq
- Repubblica Centro Africana

Sono poi 92 gli stati nella fascia di "attenzione" (92 nel 2010 e 89 nel 2011), 39 quelli inseriti nella fascia di "moderata sostenibilità" (34 nel 2010 e 40 nel 2011), infine 13 quelli definiti "sostenibili" (13 nel 2010 e 12 nel 2011).
A capeggiare la classifica in senso positivo si riconferma la Finlandia (era la Norvegia nel 2010), seguita da Svezia, Danimarca, Svizzera, Norvegia, Lussemburgo, Nuova Zelanda, Irlanda, Canada, Austria, Olanda, Islanda e Australia.

RD Congo, Profughi nel Kivu (www.ingeta.com)
Per l'Africa resta il primato delle Isole Maurizio (147°, la classifica è al contrario, la Finlandia è infatti 177°) che precede l'Italia (146°). Mentre la prima nazione dell'Africa continentale è il Botswana (117°) che precede il Sudafrica (115°) e il Ghana (112°).

Se è vero che le classifiche degli ultimi 3 anni si differenziano di poco, è bene sottolineare alcune specificità. La prima, e forse la più evidente, è quella della Libia, che per le note vicende (e per quelle purtroppo ancora in corso) balza dalla 111° posizione alla 50° (tra l'Angola e la Georgia).
Stessa sorte, con variabili differenti, per le altre nazioni della "cosidetta primavera araba": l'Egitto e la Tunisia perdono 14 posizioni. Mentre la Siria (i cui fatti si sono molto aggravati dopo la compilazione della lista ) perde per ora 25 posizioni. 
Vale la pena sottolineare anche il calo della Grecia (al 138° posto), sebbene meno evidente di quello che si potrebbe pensare (del resto chi ha visitato la Grecia questa estate racconta di una situazione migliore, per ora, di quella che viene descritta dai nostri media).

In senso positivo è bene ricordare le 15 posizioni guadagnate da Cuba, le 11 della Repubblica Domenicana e le 10 del Kirgyzstan e della Bosnia.
Vedi i post di Sancara sullo stesso tema:
Stati in via di fallimento: il trionfo dell'Africa

3 commenti:

Elmoamf ha detto...

Riparto da qui...dopo che (per non so' ancora quale evento fortuito, tutto il mio commento precedentemente scritto è scomparso prima ancora fossi in grado di pubblicarlo...la mia tastiera gioca brutti scherzi).
Sono approdato sul Suo sito tramite Twitter e Blogosfere. E ne sono grato.
L'ho trovato assai interessante e degno di nota per la mia lista della spesa Web.
Tra l'altro mi son permesso di utilizzare questo articolo per pubblicarlo tramite il sito informazione.it.
A tal proposito, quindi, Le commento in tale occasione.
Avrei il piacere di utilizzare i contenuti del presente "scibile" del web per pubblicarli a mia volta...magari inserendo miei commenti a riguardo (sui contenuti dell'argomento e per approfondimento delle tematiche in esso evidenziate). Se riterrà, però, inopportuno un tale procedimento od approccio non esiterò a desisterne.
Pertanto, prima di riprendere un Suo qualsivoglia articolo attenderò una Sua (naturalmente eventuale) conferma.
Per il resto non mi resta che augurarle buon lavoro e buon proseguimento.

Un saluto,
Elmoamf

Gianfranco Della Valle ha detto...

In primo luogo ti ringrazio (siamo informali) per i complimenti, che naturalmente fanno sempre piacere. Per quanto riguarda l'utilizzo di quanto scritto su Sancara non vi sono problemi. E' in rete proprio perchè si possano condividere e approfondire le informazioni, naturalmente con la consueta accortezza della citazione della fonte. Credo fortemente nel fatto che bisogna parlare di Africa.
Ciao e grazie ancora
Gianfranco Della Valle, Sancara

Elmoamf ha detto...

Grazie per la pronta risposta. E' mia consueta abitudine citare a più riprese la fonte sempre e comunque.
Parlare d'Africa, per me che ne rimarrò sempre un novizio in ogni termine, rimane sempre un ancoraggio del cuore che non riesco a spiegare!
Non sono mai stato nell'antico continente ma ne immagino i profumi, gli odori e le ancestrali identità.
Per questo, istintiva mi emerge la volontà di divulgare un pezzo d'Africa al mondo che non sia l'Europa Anglocentrica o l'Euro-Indo-Asiatica CinoRussa.
Mi perdoni la digressione...la culla dell'uomo giace forse intimamente nel nido dell'aquila urlatrice, simbolo di un Africa selvaggia ed incontaminata.
Incontaminata dall'essere umano arrogante e predatore di occidentale e burlesca memoria.

Grazie ancora ed un saluto,
Elmoamf

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