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martedì 18 settembre 2012

18 settembre 1961 - La morte di Dag Hammarskjold in Zambia

I resti del velivolo (AP Photo, dalla rete)
La notte tra il 17 e il 18 settembre 1961 (stando ai rapporti alle 00.13 del 18 settembre) l'aereo che trasportava il Segretario Generale dell'ONU, Dag Hammarskjold, cadde in approcio all'aereoporto di Ndola (allora in Rhodesia del Nord, oggi Zambia), proveniente da Leopoldville. Nell'aereo, un quadrimotore Douglas DC-6 delle Nazioni Unite, viaggiavano oltre al segretario 6 membri dell'equipaggio (tutti svedesi) e altri 9 passeggeri tutti funzionari delle Nazioni Unite  (tre americani, i cecoslovacco, un francese, un irlandese, due svedesi e l'unica donna, una canadese). Morirono tutti.
Le inchieste ufficiali, che furono successivamente svolte, non hanno mai sciolto il dubbio sulla causa dell'incidente al punto tale che la conclusione dei periti è quella che sia un sabotaggio, sia un attacco da terra, sia un guasto meccanico, sia un errore umano,  hanno le stesse probabilità di essere la causa  dell'incidente.
Quel che si conosce è che la mattina del 17 settembre, l'aereo con a bordo Hammaskjold, decollò da Elisabethville (oggi Lubumbaschi) con destinazione Leopoldville (oggi Kinshasa), al decollo fu colpito dall'artiglieria di terra. Giunto a Leopoldville l'aereo fu ispezionato (fu trovato un solo proiettile in un motore) e riparato. Alle 16.04 del pomeriggio fu fatto decollare un DC-4 con ufficialmente a bordo il segretario (in realtà una sorta di esca) che giunse regolarmente a Ndola alle 22.35. Alle 16.51 decollò invece il DC-6 con a bordo Dag Hammarskjold. Questo accorgimento non ebbe l'effetto sperato. L'aereo sparì dai radar (era stato fatto volare per precauzione in silenzio radio) durante l'avvicinamento a Ndola.


Dag Hammarskjold, dalla rete
Dag Hammarskjold, svedese, classe 1905, dal 1953 Segretario Generale delle Nazioni Unite, era decisamente un uomo scomodo. Già nel 1956 si era fortemente opposto alla Guerra di Suez voluta dagli inglesi e dai francesi in seguito alla nazionalizzazione del canale. Inamicandosi le due maggiori potenze coloniali.
Dallo scoppio della Crisi Congolese determinata dalla secessione del Katanga (in cui il 17 gennaio fu ucciso anche l'uomo dell'indipendenza e primo ministro, Patrick Lumumba) aveva deciso di condannare l'intromissione delle altre nazioni nella questione congolese e successivamente di seguire personalmente le trattative. La sua convinzione era che l'indipendenza del Congo aveva un valore politico enorme e sul quel terreno si giocava la credibilità futura delle Nazioni Unite.
Secondo alcuni storici se le Nazioni Unite fossero riuscite a guidare quel processo di indipendenza e pacificare il paese, sarebbero diventate la terza forza mondiale nello scacchiere della Guerra Fredda.
Questa visione di Hammarskjold si scontrava anche con gli enormi interessi delle compagnia minerarie (inglesi e belghe) e di tutti coloro (soprattutto rhodesiani bianchi) che sfruttavano le ricchezze del sottosuolo del Congo. Ancora oggi quel sottosuolo immensamente ricco non lascia pace. Hammarskjold ne era fortemente consapevole, anche i suoi nemici.

Non vi è dubbio che quello che successe in Congo all'inizio degli anni '60 segnò fortemente il futuro dell'intera Africa. Da un punto di vista geopolitico quel vasto paese nel centro dell'Africa, scandalo geologico per le ricchezze del sottosuolo, governato per trent'anni da un uomo come Mobutu, incise - negativamente - molto di più di quello che si pensa, sulla politica e sugli sviluppi delle crisi dell'intera Africa. Hammarskojold l'aveva intuito.

Il birmano U Thant succedette a Dag Hammarskojold allla guida delle Nazioni Unite.

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