Con la cerimonia di chiusura di domenica sera si è conclusa la XV edizione dei Giochi Paralimpici di Londra. Un'edizione che ha avuto un grande risalto mediatico, grazie alle straordinarie imprese di atleti provenienti da ogni parte del mondo.
I Giochi Paralimpici, la cui prima edizione si tenne a Roma nel 1960 (in realtà in quell'occasione di associò alle Olimpiadi Estive la IX edizione dei Giochi Internazionali per Paraplegici) sebbene il riconoscimento ufficiale vi fu solo nel 1984.
Il movimento paralimpico cresce di anno in anno, consolidandosi come realtà sportiva di grande interesse, anche per gli sponsor. Del resto in alcune disciipline vi è anche un grande lavoro di ricerca nell'ambito dei materiali. Le protesi per la corsa o le handbike, ad esempio, sono il frutto di un'altissima tecnologia messa al servizio dello sport. Ma il vero salto qualitativo è stato fatto nella grande diffusione dello sport per diversamente abili, che in alcune discipline ha fatto (o è pronto per fare) il salto verso lo sport integrato, ovvero la possibilità di far gareggiare - e competere allo stesso livello - normodotati e diversamente abili. Il sudafricano Oscar Pisturius, che ha gareggiato alle Olimpiadi e alle Paraolimpiadi, ne è naturalmente la punta dell'iceberg.
Ma, tornando all'Africa, in questa edizione il continente ha vinto 106 medaglie (35 ori, 36 argenti e 35 bronzi). A Pechino 2008 erano state 92 (47 ori), ad Atene 2004 123 (51 ori) e a Sidney 2000 89 (32 ori).
Sono state 9 le nazioni africane ad andare a medaglia (a Pechino 8, ad Atene 11 e a Sidney 7). In testa la Tunisia (con 19 medaglie, 9 ori), seguita da Sudafrica (29, 8 ori), Nigeria (13, 6 ori), Algeria (19, 4 ori), Egitto (15, 4 ori), Kenya (6, 2 ori), Namibia (2, un oro), Angola (2, un oro) e Etiopia (1).
Le medaglie sono state vinte per oltre la metà nell'atletica leggera, seguita dal sollevamento pesi, dal nuoto, dal judo e dal ciclismo e dal tennis tavolo.
Ma, al di là dei meriti sportivi - che pure sono grandi - la diffusione dei paesi partecipanti (165) conferma un trend positivo dei giochi paralimpici (erano 156 a Pechino). Segno di un un'attenzione maggiore e diversa verso un movimento, quello paralimpico, che in alcune aree del pianeta ha ancora dei margini enormi di crescita. Non un caso che dei 16 paesi che per la prima volta nella loro storia hanno partecipato ai Giochi di Londra, 9 di essi sono africani.
L'angolano Josè Armando Sayovo, dalla rete |
Vi è un atleta africano, l'angolano Armando Josè Sayovo, che merita decisamente l'attenzione. All'età di 39 anni Sayovo è riuscito a vincere l'ottava medaglia paralimpica, alla sua terza Olimpiade, nell'atletica leggera. Nel 2004 ad Atene di aggiudicò i 100, i 200 e i 400 metri. A Pechino non seppe ripetersi allo stesso modo e nelle stesse tre gare conquistò 3 medaglie d'argento. A Londra è riuscito a vincere un bronzo nei 200 metri e a riprendersi l'oro nei 400, grazie anche alla sua migliore prestazione di sempre sulla distanza.
Armando Josè gareggia nella categoria T11, quella dei ciechi. La storia di Josè Armando, nato nel 1973, è comune, sotto alcuni aspetti, a molti altri. Fino al 1998 era nell'esercito angolano con il grado di sergente, destinato a combattere gli ultimi anni della sanguinosa guerra civile angolana. Quell'anno, lo scoppio di una mina anti-carro, lo rese cieco. La corsa faceva parte del suo percorso di recupero dopo l'incidente. Solo 5 anni dopo vinse il suo primo titolo mondiale. Oggi è un eroe nazionale.
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