La danza terapeutica Vimbusaè praticata dall'etnia Tumbuka nel nord del Malawi. La sua funzione terapeutica è legata alla cura di molpeplici malattie mentali, soprattutto femminili. Vimbusa è il nome di una categoria di spiriti. Secondo la cultura dei Tumbuka l'individuo sano necessita di un costante equilibrio tra energie calde (umori) e energie fredde. Vimbusa penetrato nel corpo umano rompe questo equilibrio generando la patologia. Tale patologie viene "diagnosticata" dal guaritore, che ospita i pazienti in una casa riservata ai malati chiamata temphiri, e che ne "prescrive" la cura. La cura può durare settimane o mesi. La funzione terapeutica della musica e della danza (comune a molte etnia africane e non solo) permette di "danzare la propria malattia" favorendo così il riequilibrio energetico e la fuoriuscita dello spirito Vimbusa.
Donne e bambini sono posti in cerchio e, accompagnati dai suonatori (gli unici maschi ammessi al rito) del tamburo Ng'oma (tamburo dell'afflizione), favoriscono l'entrata in trance della paziente.
Il rito ha origini nel XIX secolo ed è stato (ed ancora oggi lo è) fortemente osteggiato dai missionari cristiani (per questioni religiose) e dalla medicina ufficiale - dagli psichiatri in particolar - che ritengono la danza Vimbusa un semplice intrattenimento.
La funzione terapeutica delle musica e della danza (ma più in generale dell'arte) è strettamente legata alla storia dell'uomo, pressochè in ogni cultura e in ogni latitudine. La funzione catartica della danza e della musica, nonchè i suoi reali effetti di guarigione, sono da sempre oggetto di discussione e di studio.La danzaterapia e la musicoterapia sono oggi pratiche curativa che attingono molto dalle tradizioni popolari. Concetti forti come è quello di "danzare la propria malattia" sono la chiave di un fenomeno, quello rituale, che troppo spesso e con grande superficialità, viene liquidato come frutto di credenze e tradizioni primitive ed arretrate.
Dal 2005 la danza terapeutica Vimbusa è stata inserita tra i Patrimoni immateriali dell'UNESCO. Grazie a questa decisione, si è favorita la conoscenza e la conservazione di una tradizione che è ancora viva.
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