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I Daasanach (chiamati anche Dama, Merile o Geleb) sono un piccolo gruppo etnico che vive prevalentemente in Etiopia (circa 50 mila) intorno all'area bassa del fiume Omo, dove questo entra nel Lago Turkana (il loro nome significa appunto "popolo del delta"). Altri gruppi, meno numerosi, vivono in Kenya e Sud Sudan (altri 10 mila).
Originariamente questo popolo abitava le sponde del Lago Turkana, di cui l'Omo è immissario, (dove ancora oggi una parte di loro vive), per poi spostarsi verso nord alla ricerca di pascoli. Oggi è l'ultima (in senso geografico) etnia che vive lungo il fiume Omo e anche tra le più isolate e a rischio.
Per tradizione pastori nomadi, i Daasanach i sono lentamente trasformati in agricoltori (sorgo, mais e piselli, i loro principali raccolti), sfruttando il terreno semi-arido del loro habitat. Sono diventati anche abili pescatori e costruiscono
canoe ricavata da un tronco d'albero. L'habitat dove vivono è molto estremo: arido, con temperature oltre i 35 gradi, in zona malarica e, lungo il fiume, infestato dalla mosca tze-tze.
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Il bestiame assume - come avviene spesso in Africa e non solo - un forte valore simbolico e rituale, mentre da esso si ricava oltre al latte e al cibo, anche il sangue (che viene bevuto) e quel poco abbigliamento che usano.
Hanno una complessa struttura sociale a discendenza patrilineare e articolata in classi di età (per cui sono previsti nella loro tradizione una serie di riti di passaggio) divisa in otto sezioni territoriali (chiamati emeti), con grande autonomia sulle questioni interne, a loro volta suddivisi in massimo otto clan. I loro villaggi sono molto semplici, con abitazioni (capanne) ricavate tradizionalmente da tronchi e foglie, e recentemente da carta, plastica e lamiere.
I Daasanach hanno un elevato conflitto con i popoli vicini, in particolare con gli Hamar, i Nyangatom, i Turkana e i Gabra, per questioni relative ai pascoli, ma non solo (su questo tema vi segnalo questo saggio di Yntiso Gebre, dell'Universitòà di Berlino, proprio sui conflitti di questa area).
Le donne lavorano bellissime collina di perle colorato di cui amano adornarsi, assieme ad altre forme di ornamenti, di più recente introduzione, come ad esempio i tappi di bottiglie.
Tra le donne di questa etnia è ancora purtroppo molto praticata, tra i 10 e i 12 anni, la clitoridectomia (una delle orrende mutilazioni genitali femminili), per cui donne che non l'hanno subita vengono considerate sullo stesso piano degli animali e non viene data loro la possibilità di sposarsi.
Come per molti popoli della valle dell'Omo questa etnia è soggetta, oltre alle carestie e ai rischi dovuti ai progetti invasivi (dighe) che si stanno portanto a termine (vedi scheda su Survival International), ad una forte attrazione da parte del turismo internazionale. Sicuramente "quell'alone di primitivo" che li circonda affascina, forse anche il seno nudo di belle e giovani donne deliziosamente ornate, contribuisce a questa "morbosa" attrazione. La rete offre infinite gallerie fotografiche.
Vi segnalo questa interessante racconto, anche fotografico, sul popolo Daasanach dal blog Trip Down Memory
Vi segnalo anche il blog The Angaza Project dove è possibile vedere alcuni filmati (documentari) sulla vita nella regione dei Dassanech
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