Come ogni anno The Found for Peace (organizzazione nata nel 1957 per contribuire a prevenire i conflitti nel mondo) pubblica la lista degli stati in via di fallimento. La lista, che si avvale di 12 indicatori economici, sociali e politici rappresenta oramai uno strumento di lavoro per molti analisti e studiosi degli scenari attuali e futuri del nostro Pianeta.
La lista del 2013, la quale compara 178 stati del mondo, è frutto dell'elaborazione di milioni di documenti ufficiali ed è la nona edizione.
Sono quattro i paesi del mondo (Somalia, Repubblica Democratica del Congo, Sudan e Sud Sudan) che sono in uno stato di massima allerta (e occupano i primi 4 posti della classifica).
Conoscendo la storia di questi paesi, non è difficile intuire che il fallimento è alle porte, quando non già in atto.
La questione degli stati falliti è molto più seria di una semplice lista e di semplici indicatori. L'assenza di strutture statali degne di questo nome significa dare via libera ad ogni tipo di commercio e attività illegali (dalle droghe alle armi, dall'addestramento del terrorismo alla pirateria), ad ogni tipo di abuso, ad una corruzione dilagante e all'assoluta incapacità di gestire programmi per diminuire la fame o controllare malattie anche gravi. Insomma, non c'è da scherzare. Alcuni studiosi sostengono che questi stati siano una delle peggiori minacce per il nostro pianeta.
Dietro questo quartetto, vi sono Ciad, Yemen, Afghanistan, Haiti, Repubblica Centrafricana e Zimbabwe a completare le prime dieci posizioni.
Dei 35 paesi che l'indice definisce in allerta per un probabile fallimento, 23 sono africani (erano 33 lo scorso anno, di cui 21 africani).
Agli antipodi, ovvero nella zona dei paesi definiti sostenibili vi sono 14 paesi, che nell'ordine sono: Finlandia, Svezia, Norvegia, Svizzera, Nuova Zelanda, Lussemburgo, Islanda, Irlanda, Australia, Canada, Olanda, Austria e Germania.
L'Italia recupera una posizione da 146 a 147 (da classifica parte dall'1 della Somalia per concludersi al 178 della Finlandia), rimanendo in zona stabile.
Per il resto dell'Africa si conferma il primo posto della Mauritius (148°), seguita dal Botswana e Syechelles (121°), dal Sudafrica (113°) e dal Ghana (110°), tutte, salvo le isole Maurizio, in zona di attenzione.
La lista è abbastanza stabile negli anni, con alcune importanti eccezioni (in positivo e negativo).
Tra i paesi che hanno peggiorato molto la loro situazione vi sono il Mali (perde 41 posizioni), la Tunisia (-11), la Cina (-10), la Mauritania e lo Swaziland (-7) e il Burkina Faso (-6). La Siria, pur aumentando di molto il punteggio, perde per ora solo 3 posizioni.
Nel verso opposto, le migliori performance sono dell'Indonesia (+13 posizioni), del Laos e della Moldavia (+10), dell'Azeibargian (+8), dell'Ecuador, del Gabon, del Kirghistan e il Venezuela (+7).
Ecco il link ai post di Sancara delle passate edizioni della lista: