I turbamenti della nazione arcobaleno è un libro, scritto da Franco Arato e pubblicato da Il Canneto Editore nel 2013, che si presenta così come sottolineato dal suo sottotitolo: un diario sudafricano. Si tratta però, come lo stesso autore precisa, non di una guida turistica (sebbene l'uso per il turista è ampiamente da consigliare), ma di note, appunti e riflessioni di chi ha vissuto, lavorando come docente Universitario a Johannesburg, nella nazione arcobaleno.
L'autore ci conduce in un interessantissimo viaggio tra le contraddizioni del nuovo Sudafrica, quello emerso dalla lunga e dolorosa storia del regime razziale, e che, nonostante gli sforzi stenta a superare vecchie e radicate abitudini. Quel paese che la scrittrice novantenne, forse la più conosciuta del paese, Nadine Gordimer definisce come un "paese adolescente". Arato ci guida, con uno sguardo attento alle sfumature, attraverso i luoghi simbolo delle tensioni del paese, come le township di Soweto e di Alexandra.
Lo fa attraverso la ricerca dei particolari e delle sensazioni, sempre ben amalgamate con interessanti e puntuali riferimenti letterari e cinematografici.
Ma, il suo viaggio non si esaurisce nelle città e nei ghetti sudafricani, dove forse più evidenti sono i turbamenti, ma percorre strade curiose, e forse meno conosciute, come quelle dell'arte magica delle sangoma, che resistono con tenacia alla modernità o come quelle del Market Theatre, palcoscenico della musica e del teatro sudafricano e al tempo stesso luogo di formazione di nuove e interessanti generazioni musicali.
Il libro di Arato si chiude (alla fine anche una ricchissima bibliografia) con i luoghi della natura, spettacolare a questa latitudine, da quelli più propriamente turistici come il Parco Kruger a quelli meno noti ma, piu' "cocciutamente sudafricani" come la regione del Karoo.
Il pregio del lavoro di Arato, acuto e competente osservatore, è quello di scoprire, in un'unico quadro d'insieme, tutti i nervi della complessa situazione sudafricana. Quei turbamenti, quando non vere e proprie tensioni, anche politiche (interessante in quadro del giovane leader Julius Malema) che ancora inquietano, molto, e di contro le enormi potenzialità e la ricchezza di questa nazione, che come sottolineava Nelson Mandela, sta nel suo popolo.
La sintesi del lavoro di Franco Arato è ben rappresentato da questo passaggio del suo libro: "Certamente è gia' nata una generazione di persone che sono, colour-blind, cieche ai colori, per le quali cioè il colore (della pelle) non esiste più. Ma quella generazione non ha ancora in mano le redini del paese, nè si sa quando mai le avrà".
Lo fa attraverso la ricerca dei particolari e delle sensazioni, sempre ben amalgamate con interessanti e puntuali riferimenti letterari e cinematografici.
Ma, il suo viaggio non si esaurisce nelle città e nei ghetti sudafricani, dove forse più evidenti sono i turbamenti, ma percorre strade curiose, e forse meno conosciute, come quelle dell'arte magica delle sangoma, che resistono con tenacia alla modernità o come quelle del Market Theatre, palcoscenico della musica e del teatro sudafricano e al tempo stesso luogo di formazione di nuove e interessanti generazioni musicali.
Il libro di Arato si chiude (alla fine anche una ricchissima bibliografia) con i luoghi della natura, spettacolare a questa latitudine, da quelli più propriamente turistici come il Parco Kruger a quelli meno noti ma, piu' "cocciutamente sudafricani" come la regione del Karoo.
Il pregio del lavoro di Arato, acuto e competente osservatore, è quello di scoprire, in un'unico quadro d'insieme, tutti i nervi della complessa situazione sudafricana. Quei turbamenti, quando non vere e proprie tensioni, anche politiche (interessante in quadro del giovane leader Julius Malema) che ancora inquietano, molto, e di contro le enormi potenzialità e la ricchezza di questa nazione, che come sottolineava Nelson Mandela, sta nel suo popolo.
La sintesi del lavoro di Franco Arato è ben rappresentato da questo passaggio del suo libro: "Certamente è gia' nata una generazione di persone che sono, colour-blind, cieche ai colori, per le quali cioè il colore (della pelle) non esiste più. Ma quella generazione non ha ancora in mano le redini del paese, nè si sa quando mai le avrà".
Ecco, l'imprevedibile futuro del Sudafrica è nella sua gente, in quell'arcobaleno che ancora stenta a splendere come insieme.
Franco Arato, genovese, nato nel 1960, è professore di Letteratura all'Università di Torino e dal 2009 al 2012 ha insegnato all'Università di Wits a Johannesburg.
Ecco il sito della casa editrice Il Canneto Editore, di Genova.
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3 commenti:
E’ un libro molto bello, scritto con tanta partecipazione per tutti. Quelli che stanno laggiù, con i quali l’Autore è stato abbastanza a lungo da conoscerli, e noi qui che conosceva già. Le Nazioni Variopinte hanno una tinta dominante. Più che difficile, vederla chiaramente è scomodo. Un po’ come quando, alla fine, si guarda l’arcobaleno Sudafricano intorno al sole. Si può farlo: solo con cautela, e solo per poco.
Concordo si tratta proprio di un bel libro. Utile per comprendere l'attuale situazione del Sudafrica. Grazie per il prezioso commento.
Ringrazio il Direttore della ospitale accoglienza. Giusto per chiudere il capitolo, e dato che non è stato possibile farlo in altra sede: intorno al Sole. In quella Terra agli antipodi, c’è talvolta un arcobaleno anello apposto – nientemeno – che a proprio a Lui. Stavo per scrivere Dio (Sole), perché Franco Arato è al suo cospetto, proprio come Dante alla fine della Commedia. Non meriterebbe il commento citato che una ragazza riservò a un lavoro teatrale (p.98): “It must be boring…Mom loved it” (“Dev’essere noioso, perché a mamma è piaciuto”). l’Autore, infine, arriva in quella Terra aperta dove non ci sono solo spicci Boeri, Nativi maltrattati e…Inglesi che dicono: “Sorry” (p.21). E’ la Terra dove tutti insieme, ‘senza qualità’ particolari, si arrabattano alla bell’e meglio a cavare qualche frutto del lavoro. Sotto il Sole di Foscolo che ‘splenderà sulle sciagure umane’ anche e fino alla fine. Il Sole che Dante preferisce sia seguito in Occidente dal fondatore dell’Impero, e che un successore vide dall’altra parte sullo stretto del Bosforo. Il Sol Levante e –per Franco, dintorni - che può essere la meta del ricordo e della speranza. Infatti, gli avevo spedito un ricordo letterario con l’immagine di due incantevoli tifose della Nazionale Arcobaleno in trepida attesa. Questo, però, fa già parte di un nuovo libro.
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