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giovedì 7 novembre 2013

Agbogbloshie, la discarica e-waste dell'orrore

Periodicamente vengono stilate da varie organizzazioni le liste sui luoghi più inquinati del pianeta Terra. Aree ove, grazie all'intervento scellerato dell'uomo, si sono create situazioni tali che rendono la vita difficile, pericolosa e rischiosa. Sono, allo stesso tempo, aree densamente popolate dagli uomini. Un paradosso.
Tra queste aree marcescenti del pianeta, "spiccano" anche tre siti africani.
Il Delta del Niger, in Nigeria, immerso nel petrolio estratto dalle multinazionali, su cui Sancara aveva dedicato il post La devastazione del Delta del Niger
Il secondo sito è la "discarica dell'hi-tech" di Agbogbloshie in Ghana, il terzo sono le miniere di piombo di Kabwe in Zambia.

foto di Michael Ciaglo
La storia di Agbogbloshie, area sub-urbana di Accra, dove vivono oltre 40.000 persone, riguarda tutti noi. Infatti in quel luogo giungono gli scarti tecnologici del nostro mondo. Computer, monitor, televisori, telefoni, play-station e qualsiasi altro materiale elettronico uscito dalle nostre case, spesso semplicemente perchè "superato". Si stima che solo il 20-25% delle vecchie apparecchiature elettroniche vengono smaltite legalmente (ricordiamoci che lo smaltimento si paga nell'atto di acquisto), il resto giunge clandestinamente in Ghana, in Nigeria, in India e in Cina, tanto per citare i luoghi di maggior interesse per questi prodotti.

Accatastati questi prodotti vengono disassemblati e ogni cosa funzionante viene recuperata (hard disk, memorie e altro), mentre il resto viene bruciato per eliminare la plastica e ricavarne materie prime (soprattutto rame. alluminio, mercurio e ferro).
foto dalla rete
E' ovvio che non parliamo di un'asettica discarica, con attrezzature tecnologiche all'avanguardia e sistemi di filtraggio dell'aria. No, è una discarica a cielo aperto, dove uomini schiavi (molti sono bambini) rovistano, mani nude, tra cumuli di ferraglia, dove gli incendi della plastica sprigionano liberamente nell'aria gas di ogni tipo e dove l'ammasso informe del "resto" (nulla è biodegradabile) finisce direttamente nell'acqua della laguna di Korle (la stessa usata per gli usi domestici).
Già da tempo, per l'alto tasso di criminalità e per le condizioni di vita estrema la discarica è chiamata Sodoma e Gomorra. Già nel 2000 Greenpeace aveva denunciato questo orrore, senza grandi risposte.

foto dalla rete
E' una storia triste che inizia negli anni '80, quando alla periferia di Accra vengono alloggiati i profughi che scappano dalla guerra o dalla miseria. Ben presto l'area si trasforma in una delle tante bidonville che attanagliano le metropoli di mezzo mondo. Alla fine degli anni '90 giungono in Ghana computer dismessi dagli Stati Uniti e dall'Europa. Vengono "donati" con molta enfasi per favorire lo sviluppo africano (ancora oggi questa truffaldina scusa è usata). Gli africani li accolgono con entusiasmo (costano molto meno, anche dieci volte, meno). Da lì il passo è breve. Criminalità (nostra e loro), corruzione politica (nostra e loro) e la presenza di "carne da macello" (solo loro) fanno diventare Agbogbloshie il "paradiso" dell'e-waste. 

E' inutile aggiungere che le materie prime, pagate meno che zero, ritornano quasi per magia, e completamente "pulite", nelle stesse industrie che producono le attrezzature elettroniche. Il costo ambientale e umano è un semplice effetto collaterale della nostra voracità di tecnologia.

Immagini di questo luogo della miseria possono essere viste dal sito di Michael Ciaglo, oppure da quello del fotografo sudafricano Pieter Hugo, che ha curato anche una mostra intitolata Permanent Error. Altre sono disponibili nella rete.

Ecco anche un blog con materiali video su Agbogbloshie

Potete approfondire il tema anche dal sito-progetto I-garbage

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