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mercoledì 20 novembre 2013

Grande Zimbabwe, la Stonehenge africana

Grande Zimbabwe è il nome attribuito alle rovine di una antica città, nello odierno Zimbabwe
Nel 1986 questo straordinario monumento nazionale dello Zimbabwe è stato inserito tra i Patrimoni dell'Umanità dall'UNESCO.
Controverse sono le origini e ancor più i motivi dell'abbandono di tale città. Gli esploratori portoghesi, già nel 1531, la descrissero come una città in rovina e azzardarono l'ipotesi che si trattasse del leggendario regno della Regina di Saba. Per secoli però le rovine furono dimenticate. Solo nel 1867, durante una battuta di caccia, la città fu "ritrovata". Fu poi il geografo tedesco Karl Mauch ad avvalorare la tesi della città della regina di Saba. Infine, fu Cecil Rhodes (tra coloro che maggiormente sfruttarono le risorse africane a proprio vantaggio e a cui in suo "onore" il paese fu denominato Rhodesia) ad effettuare gli scavi e a continuare ad avvallare la tesi del Regno della Regina di Saba. Il principio da cui partiva Rhodes era semplice e in linea con il pensiero dominante dell'epoca: "gli africani non potevano aver costruito una tale civiltà".
La datazione storica delle rovine, dei manufatti e degli oggetti inizia dal VII secolo, sebbene si ritiene che gran parte degli edifici siano stati costruiti tra l'XI e il XV secolo.
Oggi le rovine occupano una superficie complessiva di 7 chilometri quadrati e si trovano su di un altopiano, tra i fiumi Zambesi e Limpopo, ad un'altitudine di oltre 1000 metri. Sono costituite da bastioni, una torre conica ben conservata, alcuni templi e costruzioni minori in pietra a secco. In particolare ottimamente conservato è una cinta muraria (imba huru), alta 10 metri e lunga 250 metri, che si ritiene proteggesse la residenza reale.
Tra gli scavi furono trovate ceramiche cinesi e persiane, monete arabe e altri oggetti che descrivevano la ricchezza della città (alcune stime dicono che poteva ospitare 20 mila persone) e della sua potenza (il commercio con la costa era di oro e ferro, di cui l'area è ricca). Tra gli oggetti ritrovati vi erano 8 statue, in steatite, raffiguranti un rapace (oggi conosciuto come l'ucccello dello Zimbabwe, presente anche nella bandiera del paese). Le statue, portate da Rhodes in Sudafrica, furono per metà restituite nel 1981 (altre 4 sono ancora nella casa-museo di Rhodes a Città del Capo).


L'alone di mistero generato attorno alla tesi del Regno di Saba (la ricchissima regina biblica che visita re Salomone), grazie anche alle ricchezze minerarie del paese (nella Bibbia la regina regalava oro) assieme alla supposta "incapacità" degli africani di costruire una civiltà "complessa", generarono un forte dibattito, culturale e razziale, attorno alla città e all'Africa pre-coloniale.

Studi archeologici successivi dimostrarono che ha costruire la città furono popoli di origine africana (bantu), quasi sicuramente Shona, che costruirono un regno che a partire dal VII secolo e fino al 1500 (nel suo apogeo fu denominato Impero di Monomotapa), fu una vera e propria potenza economica del sud dell'Africa.
Rimangono molti punti oscuri sull'abbandono della città, che avvenne secondo recenti studi per carestia e forse per una grave epidemia.

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