Tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, delineati dalle Nazioni Unite nel 2000 e da realizzare entro il 2015, vi e' anche la presenza di donne nella misura del 50% nei Parlamenti del mondo. Un obiettivo purtroppo irrealizzabile per il prossimo anno. Nonostante alcuni progressi, la situazione resta lontana - molto - dall'obiettivo.
Ad oggi solo due paesi al mondo hanno raggiunto l'obiettivo: il Ruanda (63,8% - oramai da anni alla guida di questa lista - vedi precedente post di Sancara) e Andorra (50%). Poco, decisamente poco.
La speciale classifica (aggiornata a gennaio 2014) è la seguente:
1 - Ruanda (63,8%, 51/80)
2 - Andorra (50%, 14/28)
3 - Cuba (48,9%, 299/612)
4 - Svezia (44,7%, 156/349)
5 - Seychelles (43,8% 24/32)
6 - Senegal (42,7%, 64/150)
7 - Finlandia (42,5%, 85/200)
8 - Sudafrica (42,3%, 169/400)
9 - Nicaragua (40,2%, 37/92)
10- Islanda (39,7%, 25/63)
A seguire Norvegia (39,6%), Mozambico (39,2%), Danimarca (39,1%), Ecuador (38,7% e Olanda (38,7%).
La presenza africana, evidenziata in nero, è significativa e in grande crescita. Se si compara la situazione a fine 2000 (quando furono lanciati gli Obiettivi del Millennio), i progressi sono sostanziali.
Infatti al dicembre 2000, la situazione era la seguente:
1- Svezia (42,7%)
2- Danimarca (37,4%)
3- Finlandia (36,5%)
4- Norvegia (36,4%)
5- Olanda (36%)
6- Islanda (34,9%)
7-Germania (30,9%)
8-Nuova Zelanda (30,8%)
9-Mozambico (30%)
10-Sudafrica (29,8%)
Il Ruanda, oggi in testa a questa speciale classifica, nel 2000 era al 17° posto con il 25,7% (18/70), mentre il Senegal, tra i primi dieci oggi, era in 46° posizione con il 12,1% (17/140).
In Italia, la situazione è decisamente migliorata, anche se siamo ancora lontani dagli obiettivi. Oggi alla Camera vi sono il 31,4% di donne (al Senato 29%) e l'ltalia occupa la 28° posizione. Nel 2000, con l'11.1% (70/630), l'Italia occupava il 51° posto della classifica.
Il Ruanda nel 2009 stabilì un record storico, fu il primo paese in cui un Parlamento democraticamente eletto era a maggioranza femminile. Tale tendenza è stata confermata ed ampliata alle elezioni del settembre 2013. In un periodo breve (tre decenni) il Ruanda è passato dal divieto alle donne di possedere la terra, ad una legge che obbliga il 30% di rappresentanza in ogni organismo statale (università, ospedali, parlamento) fino alla maggioranza parlamentare femminile. Certo, nel mezzo vi è stato il genocidio del 1994 (il primo ministro di allora, che fu assassinato, era una donna).
Nonostante gli ottimi progressi africani (che il realtà sottolineano una crescente e attiva partecipazione alla vita pubblica delle donne) e la tenuta del nord-Europa nella presenza femminile nella società, la strada è ancora molto in salita. Lo confermano i recenti dati pubblicati da Sancara, (Donne al Potere nel Mondo 2013) dove si evidenzia come sono ancora pochissime le donne che guidano governi o Stati nel mondo.
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