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martedì 28 gennaio 2014

Le rovine di Khami

La città di Khami (nell'odierno Zimbabwe) fu l'antica capitale della dinastia Torwa (1450-1683), del regno Butwa. Oggi rappresenta una delle più importanti testimonianze delle civiltà medioevali dell'Africa meridionale. La città si sviluppò a seguito della decandenza dell'Impero del Grande Zimbabwe.

Si trova a 22 chilometri a ovest dalla città di Bulamayo e dal 1996 è diventata Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO.

L'area complessiva (scavi sono ancora in corso) si estende per 108 ettari ed è costituita da una serie di piattaforme in granito Matopan, lavorato con maestria e con precisione. Vi è una residenza reale (mambo) con terrazze adatte alla coltivazione. L'intero impianto architettonico (inferiore da un punto di vista dell'interesse a Grande Zimbabwe) denota conoscenze molto avanzate nella lavorazione della pietra. Secondo gli storici, i resti furono tenuti nascosti (e custoditi) dalla popolazione Nbebele fino alla fine del 1800. Infatti fino alla morte del re Lobengula (avvenuta 1893) l'area era considerata una "riserva reale".

Come già avvenuto per Great Zimbabwe, durante gli scavi sono stati trovati oggetti, soprattutto in ceramica (cinesi o imitazioni portoghesi di oggetti cinesi) che fanno supporre (assieme alla presenza di una grande croce in granito) ad un contatto con i mercanti portoghesi.
Sono stati ritrovati oggetti risalenti anche a più antichi insediamenti.
Gli scavi hanno anche dimostrato che gli abitanti di Khami abitavano in capanne attorno alla residenza reale.

Restano molti punti non perfettamente conosciuti sulle origini e soprattutto sulla fine di una simile civiltà, tali da avvolgere in un alone di mistero tutto ciò che ruota attorno a Khami.

Il sito per ora è lasciato incustodito e libero di essere visitato a piacimento.

Alcune foto dal sito del Museo Nazionale dello Zimbabwe 

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