Era il 1984 quando Thomas Sankara pronunciava queste parole: "La nostra rivoluzione avrà avuto
successo solo se, guardando indietro, attorno e davanti a noi, potremo
dire che la gente è un po' più felice...... perché può godere di più
libertà, più democrazia, più dignità." Oggi, nel 2014, in Uganda entra in vigore una legge, sottoscritta del Presidente Yoweri Museveni, che condanna all'ergastolo chi commette il reato di omosessualità.
Trent'anni sono passati. Allora un giovane Thomas Sankara faceva sognare il suo popolo. Iniettava parole di fiducia per un futuro che poteva solo essere migliore. Lo faceva in primo luogo con l'esempio, quotidiano. Certo era un sogno, credo ne fosse perfettamente consapevole, ma era uno di quei sogni che valeva la pena di essere sognato. Un sogno, che Sankara pagò con la sua vita.
A distanza di 30 anni l'Africa, e più in generale il mondo intero, vive momenti terribili. Guerre, corruzione, sofferenze e ingiustizie attraversano il continente, in lungo e in largo.
Oggi Museveni, salito al potere nel 1986 (un anno dopo l'assassinio di Thomas Sankara) e distintosi per il suo spregio per i diritti, etichetta come "disgustosi, innaturali e senza diritti" gli omosessuali, aprendo, di fatto, la "caccia ai gay" in Uganda (un quotidiano ha pubblicato una lista di nomi e foto di personaggi pubblici ugandesi, sotto il titolo "Scoperti!").
Quella felicità individuale che per Sankara era il faro che illuminava la sua rivoluzione, diviene oggi per Museveni una ricchezza da disprezzare e da sopprimere (la legge entrata in vigore mette sullo stesso piano i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti e l'abuso di minori!) con ogni mezzo.
Ecco l'articolo di oggi su Repubblica
Ecco un approfondimento dal Blog di Fulvio Beltrami (che in Uganda vive) Frammenti Africani
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