Stando all'aggiornatissimo e utile sito Guerre nel Mondo sono 60 i paesi del mondo ove vi sono dei conflitti in corso. Certo non tutte sono guerre vere e proprie. In alcuni casi si tratta di rivendicazioni territoriali, a volte di piccoli gruppi indipendentisti.
Foto dalla rete (RD Congo) |
Inutile dire che, cinicamente, queste guerre sono una vera e propria manna per i produttori di armi, il cui fatturato è cresciuto del 60% dal 2002! E parliamo solo del mercato legale delle armi, ma tutti sappiamo che durante i conflitti, soprattutto quelli "meno classici" le armi vengono acquistate esclusivamente in modo illegale.
Vale la pena sottolineare che tra i paesi in conflitto vi sono 24 paesi africani (ovvero quasi la metà dei paesi africani indipendenti). Per molti la cosa appare del tutto naturale. L'Africa è un insieme di povertà, di arretratezza, di inciviltà e di corruzione, in cui la vita umana non vale nulla.
A pochi viene in mente che le guerre in Africa sono sempre state sostenute dalla materie prime di cui il suo sottosuolo è ricco. Quante armi si comprano con un sacchettino di diamanti che si trasporta comodamente nelle tasche? E quante con l'uranio, con il coltan, con pietre preziose, con l'avorio, con il legno pregiato o con le concessioni per l'estrazione del petrolio?
Parliamo di affari miliardari, di flussi di denaro che se indirizzati in modo diverso potrebbero alleviare le sofferenze di intere popolazioni oramai allo stremo e risolvere, forse definitivamente,il problema della fame in quelle aree del pianeta.
Potrebbero porre fine anche alle fughe. A quella massa di disperati che fuggono dalle proprie case minacciate dalla guerra e che si ammassano nei campi profughi e che infine pressano alle frontiere del nostro mondo alla ricerca di qualcosa che, purtroppo, non troveranno.
Parliamo di affari miliardari, di flussi di denaro che se indirizzati in modo diverso potrebbero alleviare le sofferenze di intere popolazioni oramai allo stremo e risolvere, forse definitivamente,il problema della fame in quelle aree del pianeta.
Foto dalla rete |
Certo stiamo parlando di un mondo diverso. Diverso da quello che conosciamo e in cui molti di noi sono cresciuti, spesso ignari di quello che accadeva appena oltre il nostro confine ideale.
Nella Repubblica Centrafricana (vedi quest'ultimo post di Sancara), in Nigeria, in Sud Sudan (un post), in Somalia, in Mali, in Libia, in Egitto, nella Repubblica Democratica del Congo (qualcosa sul Kivu), in Darfur (un pensiero) e in Uganda, tanto per citare alcuni dei conflitti in corso, si combatte ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Di tanto in tanto le informazioni giungono, incerte e imprecise, anche da noi. Generazioni intere in guerra, migrazioni di biblica memoria, bambini a cui viene strappato il gioco, sofferenze ingiustificate che, per nostra fortuna, solo i nostri nonni hanno sperimentato.
Le organizzazioni umanitarie e i volontari si affannano per portare soccorso alle popolazioni, a volte nel modo più genuino possibile, altre volte con interessi e intrallazzi che appartengono agli uomini. Nello stesso tempo uomini d'affari senza scrupoli si aggirano nei palazzi e nei luoghi meno formali, siglando accordi per acquisti e vendite illegali.
Nonostante le guerre non vi è stato giorno (salvo eccezioni isolate) che il gas della Libia non abbia alimentato l'Europa, che il petrolio della Nigeria non abbia raggiunto le raffinerie del Nord, che il coltan del Kivu non abbia soddisfatto le richieste della industrie elettroniche, che i diamanti della Sierra Leone non abbia raggiunto le strade di Anversa o che l'uranio della Repubblica Centrafricana non abbia fatto funzionare le centrali francesi.
Nonostante la guerra l'Africa vive. La gente sorride e ancora crede in futuro che molti non avranno mai.
Nella Repubblica Centrafricana (vedi quest'ultimo post di Sancara), in Nigeria, in Sud Sudan (un post), in Somalia, in Mali, in Libia, in Egitto, nella Repubblica Democratica del Congo (qualcosa sul Kivu), in Darfur (un pensiero) e in Uganda, tanto per citare alcuni dei conflitti in corso, si combatte ogni giorno, ogni ora, ogni minuto. Di tanto in tanto le informazioni giungono, incerte e imprecise, anche da noi. Generazioni intere in guerra, migrazioni di biblica memoria, bambini a cui viene strappato il gioco, sofferenze ingiustificate che, per nostra fortuna, solo i nostri nonni hanno sperimentato.
Le organizzazioni umanitarie e i volontari si affannano per portare soccorso alle popolazioni, a volte nel modo più genuino possibile, altre volte con interessi e intrallazzi che appartengono agli uomini. Nello stesso tempo uomini d'affari senza scrupoli si aggirano nei palazzi e nei luoghi meno formali, siglando accordi per acquisti e vendite illegali.
Nonostante le guerre non vi è stato giorno (salvo eccezioni isolate) che il gas della Libia non abbia alimentato l'Europa, che il petrolio della Nigeria non abbia raggiunto le raffinerie del Nord, che il coltan del Kivu non abbia soddisfatto le richieste della industrie elettroniche, che i diamanti della Sierra Leone non abbia raggiunto le strade di Anversa o che l'uranio della Repubblica Centrafricana non abbia fatto funzionare le centrali francesi.
Nonostante la guerra l'Africa vive. La gente sorride e ancora crede in futuro che molti non avranno mai.
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