I Romani, nel loro massimo splendore, dominarono, nonostante non fossero dei grandi navigatori, il Mediterraneo. Lo fecero conquistando le terre che su di esso affacciavano e coniarono il termine Mare Nostrum, proprio a sottolineare di essere "i padroni del Mediterraneo".
Oggi il Mediterraneo è un mare dove affacciano 4 stati della "vecchia" Europa (Spagna, Francia, Italia e Grecia), 4 stati dell'ex Jugoslavia (Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina e Montenegro), l'Albania, la Turchia, tre stati del medio-Oriente (Siria, Israele e Libano), 5 stati africani (Egitto, Libia, Tunisia, Algeria e Marocco) e dove insistono due stati insulari (Malta e Cipro). Insomma, 20 stati sovrani, di tre distinti continenti. Il concetto del Nostrum deve essere visto in un senso più complesso e plurale.
In questo mare, dal 1994 hanno perso la vita oltre 7000 persone, che in vario modo e per varie ragioni tentavano di passare dal Sud o dall'Est della sponda Mediterranea, verso il Nord.
Di immigrazione si parla da sempre. Ci si indigna quando avvengono tragedie come quelle dell'ottobre 2013, quando centinaia di cadaveri di disperati furono visti sulle coste di Lampedusa. Si innescano assurde polemiche, come quelle di chi crede di poter fermare il flusso migratorio, inconsapevoli che come l'acqua che scorre dai monti, nulla può fermarlo.
In questi giorni la discussione verte su due temi: 800 mila profughi sulle coste libiche che sarebbero pronti a sbarcare in Italia e sulla missione militare Mare Nostrum (ma non è di tutti questo mare?), in scadenza e costosa.
Facciamo un po' di chiarezza. Lo scorso anno (2013), in Italia sbarcarono 42.925 persone (oltre il 300% in più del 2012), di questi 27.314 dalla coste libiche.
Oltre un quarto di questi disperati (insisto che chiamarli emigrati significa dare nobiltà al loro gesto), 11.307 erano siriani, 9.834 eritrei, 9.263 somali, 2.618 egiziani, 2600 nigeriani , 1058 maliani e 879 afgani.
In tutti questi paesi (Siria, Somalia, Egitto, Nigeria, Mali, Eritrea e Afghanistan) sono in corso guerre, guerre civili o gravissime violazioni dei diritti umani. Insomma, sono persone che scappano, da situazioni per molti di noi inimmaginabili. In questi paesi la vita vale meno che zero.
Nel corso dei primi mesi del 2014, sono già sbarcati circa 25 mila persone (di cui circa 20 mila, tratte in salvo dalla missione Mare Nostrum) è chiaro che non essendo cambiate (in positivo) le situazioni nei paesi di origine il numero degli arrivi è destinato ad aumentare.
Aumentare non significa che saranno 800 mila! fare allarmismo, oltre ad essere pericoloso, si giustifica in due modi: da un lato la campagna elettorale in corso per le Europee e dall'altra la necessità di rifinanziare la missione militare. Nulla che risolverà il problema!
Sono oltre 33 milioni i profughi nel mondo, ovvero coloro i quali scappano da da guerre e persecuzioni, alcuni di loro vivono da decenni in campi profughi, assistiti dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR)
Se il 25% dei profughi in Italia è siriano, vediamo i numeri. Nei tre anni di guerra in Siria (oltre 150 mila morti), sono 2,5 milioni i profughi usciti dal paese. Di questi oltre un milione sono in Libano, altri 600 mila in Turchia, un'altro milione in Libano, 230 in Iraq, 140 in Egitto. Altri ancora, ma parliamo di "briciole", si sono spinti oltre verso la Libia e ancor meno verso l'Italia. Ma del Libano, dove i profughi siriani sono passati da 18 mila (del 2012) a 1 milione del 2014 chi ha mai parlato? Il Libano è giunto prepotentemente alle attenzioni dei media, solo per un illustre profugo sistemato in un lussuoso albergo di Beirut.
La missione militare Mare Nostrum era nata nell'ottobre 2013 sulla scia delle drammatiche scene dei morti annegati. Il suo scopo non era, come qualcuno strumentalmente continua a dire, respingere i profughi, bensì assisterli e salvarli in mare.
Gli stessi militari della Marina Militare italiana, hanno dichiarato «Prima di essere militari noi siamo uomini di mare: e per gli uomini di mare il soccorso delle vite umane è la sola, prima e vera priorità». Certo i costi sono enormi (10 milioni di euro al mese)e il soccorso in mare, non può essere una priorità esclusivamente italiana.
L'effetto delle missione, se da un lato ha fatto soccorre circa 20 mila persone da ottobre a oggi, ha purtroppo (e questo è il dramma nel dramma) abbassato i prezzi della traversata, perchè serve meno carburante (il pattugliamento italiano è a 20-30 miglia dalla costa e servono barche meno costose (e sicure!) perchè vengono abbandonate!).
Ora appare evidente che se non si interviene nei paesi di origine, migliorando la sicurezza e la legalità, il fenomeno della fuga non potrà che essere in crescita (altre emergenze umanitari incombono in Africa e non solo). In Libia, ieri uomini armati hanno impedito l'insediamento nel nuovo primo ministro (a seguito delle dimissioni del precedente che era stato oggetto di un attentato). Il paese, dopo che sono stati ripristinati i canali di invio del gas in Europa è stato abbandonato. In Siria la situazione peggiora di ora in ora. La Somalia a distanza di oltre 20 anni dalla guerra civile continua ad essere in balia di gruppi armati ed estremisti. In Eritrea i diritti civili e la repressione attanaglia il popolo, mentre la siccità rende la vita difficile. In Nigeria gli attentati e le stragi si susseguono con impressionante regolarità. E non parliamo del Mali, della Repubblica Democratica del Congo, della Repubblica Centroafricana e dell'Etiopia.
Dimenticavo.... solo pochi mesi fa, una missione italiana, composta da militari ed imprenditoria italiana, a bordo della portaerei Cavour, portava le eccellenze italiane, in mostra, in 13 porti africani. Tra queste eccellenze le armi pesanti del gruppo della Finmeccanica e quelle leggere della Beretta. Così, per non interrompere il flusso.
Un vecchio post di Sancara, Immigrazione e ipocrisie