In questi giorni i media raccontano della felice chiusura della vicenda che ha coinvolto 31 bambini della Repubblica Democratica del Congo, e 24 famiglie adottive italiane, che da mesi teneva in apprensione coloro i quali erano coinvolti in questa, triste, storia.
Non voglio accodarmi al modo con cui la stampa italiana affronta la vicenda. Dai sospetti sulla presenza, più propagandistico che altro, di un Ministro sull'aereo che ha portato "nella nuova casa" i bambini, alle speculazioni su come sono state svolte le trattative e agli aspetti umani, seppur importanti, della faccenda.
foto dalla rete di un orfanotrofio in Congo |
Vorrei provare a pensarla in un altro modo. Nel 2013 in Italia sono stati adottati 2835 bambini, di 56 diverse nazioni, da 2291 famiglie, che mediamente dopo 4 anni e 25.000 euro di spese hanno coronato il loro sogno. I numeri dicono che per una coppia che riesce ad ottenere l'adozione, ve ne sono quattro che non ce la fanno (ma tempo e denaro non vengono restituiti).
Premetto che la questione, in generale, dell'adozione è delicata. Da una parte una coppia che non ha figli e non può averli (esistono, ma sono piccoli numeri, coppia già con figli biologici). Una situazione delicata, che intacca livelli di esperienze e vissuti a volte drammatici e su cui sono state scritte fiumi di parole. Coppie spesso disposte a quasi tutto, e non per cattiveria, pur raggiungere l'obiettivo.
Dall'altra i bambini in adozione. Un mondo di cui pochi hanno percezione. Fatto quasi sempre di dolore, di morte, di violenze, di privazioni e di sfruttamento, prima, durante e dopo la nascita. Ogni storia è diversa e ognuno trasporta un carico di emozioni per molti inimmaginabili.
Tra queste due componenti, si interpongono tutti coloro i quali si occupano di adozioni. Gli stati (attraverso leggi, commissioni, tribunali e ogni altra cosa destinata a tutelare in primis i bambini), le associazioni di varia matrice che dall'Italia accolgono le richieste e o direttamente o attraverso altre organizzazioni, hanno, scusate la brutalità "la materia prima", ovvero i bambini da adottare. Alcune con un nobile e etico spirito di aiuto, altre con seri e elevati principi, altre ancora solo "un pò facilone" e altre ancora ambigue e tutt'altro che serie.
Nel mezzo un'insieme di personaggi e organismi, che mediano e spesso sfruttano, la dolorosa situazione. Faccendieri, funzionari corrotti, gestori di orfanotrofi che di fatto vendono e comprano merce umana, donne che vendono i propri figli (magari per permettere ad altri di vivere). Insomma un insieme di malaffare per un business stimato intorno ai 160 milioni di euro all'anno.
Fin qua la storia delle adozioni internazionali, che accanto a persone serie e competenti, vede un sottobosco ambiguo e pericoloso.
Dobbiamo essere onesti, le adozioni internazionali "sono nate" dalla difficoltà di adottare (spesso a ragione) bambini nel proprio paese (spesso nell'ambiente si è detto che era più semplice "comprare un bambino" all'estero) e da una sempre minore disponibilità di bambini adottabili. Il mondo, è in particolare i paesi poveri, hanno, di contro, una disponibilità pressochè infinita.
Nella Repubblica Democratica del Congo la situazione dei bambini è drammatica. Povertà infinita (a dispetto di un sottosuolo ricchissimo e dagli esperti definito "uno scandalo geologico"), guerre che si susseguono da decenni (sempre a causa delle risorse che vengono sfruttate da altri), stupri che sono divenuti armi di distruzione e volti ad annientare intere comunità e governi e funzionari corrotti creano situazioni di abbandono e di sfruttamento, di illegalità e assenza di protezioni e di diritti, che colpiscono in modo principale i bambini. L'UNICEF stima in 4 milioni i bambini abbandonati.
foto dalla rete |
E' in questo contesto che si inserisce la vicenda dei bambini congolesi giunti in Italia. Ancora una volta la nostra (intesa come Umanità) incapacità di affrontare le questioni alle origini assieme ad enormi interessi economici in gioco, ci portano a gioire, legittimamente, per 31 bambini, che cresceranno in Italia amati e coccolati, dimenticando le centinaia di migliaia che ogni giorno accrescono quella massa di disperati che oramai di umano hanno ben poco.
Soprattutto ignorando le cause e le responsabilità di questi disastri e senza interrogarsi sull'effetto che queste fortunate migrazioni avranno sulle comunità locali e sul futuro di interi villaggi.
Non intervenendo sulle ragioni di un numero così elevato di bambini abbandonati, appagheremo forse il bisogno di genitorialità di alcune coppie di nostri concittadini ma, lasceremo inalterato un mondo destinato prima o poi ad implodere.
Bisogna creare le condizioni perchè le donne vedove non debbano abbandonare i figli, perchè le donne non siano stuprate (si parla di 500 mila stupri all'anno) e costrette ad abbandonare i figli, frutto di quell'ignobile atto, per essere accettate nelle comunità, perchè la povertà non costringa ad abbandonare i figli o peggio a venderli. Questi sono i bambini che noi adottiamo.
Mi sarebbe piaciuto che si fosse parlato anche di questo, in questi giorni.