Gli Akan costituiscono un grande gruppo (oltre 27 milioni di individui) che vivono in Africa Occidentale ed in particolare in Ghana (il 47,5% della popolazione) e in Costa d'Avorio (il 42,1% della popolazione). In entrambi i paesi sono la principale etnia.
In realtà gli Akan sono costituiti da una grande numero di sottogruppi i maggiori dei quali sono gli Asante (Ashanti) che con quasi 10 milioni di individui rappresentano la metà degli Akan, gli Akyem (circa 4 milioni), i Fante (circa 3 milioni), gli Anyi (2 milioni), gli Abbe, gli Ahanta e i Nzema (con circa mezzo milione di persone ognuno) e poi una serie di altri gruppi minori numericamente come i Wassa, gli Ebrie, gli Akuapem, i Boulè e i Denkyra.
Questi popoli hanno alcune caratteristiche comuni, tra cui la lingua (meglio le lingue) tutte di derivazione Kwa, del ceppo Congo-Niger, la centralità nella loro storia dell'oro e il riconoscimento comune di una figura monarchica.
Il re Akan infatti riveste e raccoglie tutti i poteri: economico (simboleggiato dal tesoro), politico (simboleggiato dalla sciabola) e religioso (simboleggiato dal trono).
Gli storici hanno evidenziato la provenienza degli Akan dalle regioni del Sahara e del Sahel, migrati verso l'Africa Occidentale intorno al X-XII secolo. Essi costituirono dei grandi imperi (il primo fu l'impero di Bonoman intorno al XI secolo) e l'ultimo fu il più importante Impero Ashanti (1570-1896) che fu distrutto dagli inglesi guidati da colui che poi diventerà il fondatore del movimento Scout, Robert Baden Powell.
Abitanti delle foreste e delle savane, la loro economia è basata sull'agricoltura (originariamente utilizzavano le tecniche di agricoltura di foresta itinerante) e oggi sulle piantagioni di cacao, gomma e palme. Sono abiti pescatori e artigiani (oltre all'oro, sono abili produttori di ceramiche, materiali in legno e tessuti).
L'oro aveva (e ancora oggi ha) una grande importanza nella cultura tradizionale akan. Esso è considerato un vero e proprio essere vivente dallo spirito molto forte e il solo fatto di cercarlo, toccarlo o forgiarlo richiede uno spirito purificato. Essi producono oggetti e gioielli di grande valore artistico, che vengono gelosamente conservati dalle famiglie e mostrati in occasione di cerimonie solenni. Storicamente gli akan commerciavano oro in cambio di sale e schiavi, i quali erano scambiati, assieme all'oro, con gli europei (prima portoghesi - che nel 1500 inziarono ascambiare oro per armi, poi olandesi e infine inglesi) in cambio di armi. Non a caso la zona fu chiamata Costa d'Oro.
Gli storici non hanno ancora trovato una risposta su quando le popolazioni locali iniziarono a cercare (e scavare) l'oro. Le testomonianze dei primi viaggiatori portoghesi (all'inizio del 1500) parlano di oro scambiato con il sale nei mercati e di oggetti in oro. Del resto pochi o nulli sonso stai gli scavi archeologici nell'area della Costa d'Oro. Questo commercio, che intorno al 1700-1800 portarono gli akan ad essere il popolo più potente dell'Africa Occidentale e naturalmente li portarono a competere con gli europei, desiderosi di controllare il commercio di oro.
Circa un terzo degli akan sono di religione cristiana, mentre oltre il 10% è mussulmana. La maggioranza resta animista con riti sincretisti. Oramai molti vivono nelle città (sebbene le tradizioni permangono molto forti nelle aree rurali) e costituiscono sia la classe economica e politica dominante in entrambi gli stati, sia la povertà che affolla le bidonville delle metropoli.
Gli edifici tradizionali degli ashanti, ancora oggi esistenti, sono divenuti nel 1980 Patrimonio dell'Umanità.
Ecco un approfondimento sulla cultura dell'oro degli Akan
Ecco un approfondimento sull'oro degli Akan, scritto da Giovanni Franco Scanzi, che nel 2006 ha anche curato a Genova una mostra sul tema.
Ecco un approfondimento sulla cultura dell'oro degli Akan
Ecco un approfondimento sull'oro degli Akan, scritto da Giovanni Franco Scanzi, che nel 2006 ha anche curato a Genova una mostra sul tema.
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