"Africa. Mama Africa. Mi hai portato nel tuo ventre. Sono nata sotto il tifone coloniale. Ho succhiato il latte del tuo cuore. Sono cresciuta. Atrofizzata ma sono cresciuta. Una gioventù rapida. Come una stella che cade. Quando muore uno stregone. Oggi sono donna. Non so se donna ancora o già vecchia. Ma è a te che vengo. Africa. Mama Africa. Tu che mi hai generato. Non uccidermi."
Da questa poesia, Mama Africa, scritta da Deolinda Rodrigues, poco prima di essere fucilata in un campo di concentramento nell'allora Zaire, trae il titolo l'interessante libro di Maria Rosa Cutrufelli, frutto di un'esperienza del 1975-1976 in Angola e Zaire, e pubblicato da Sipiel (Feltrinelli) nel 1989.
E' un libro che deve essere contestualizzato in un'epoca storica, quella della metà degli anni 70, della fine del colonialismo portoghese in Africa e dell'indipendenza di paesi simboli come la Guinea Bissau e Capo Verde, il Mozambico e l'Angola. Simboli di un riscatto africano, di una diversa indipendenza frutto dell'esperienza politica (e degli errori della prima decolonizzazione) e dell'ideologia, sicuramente utopica, di una via socialista africana, popolare, democratica e inclusiva.
Sono anche gli anni in cui, di contro, si spengono in Europa, tra mille contraddizioni, le luci degli anni '60, e del '68 in particolare, dando vita ad una generazione di delusi alla ricerca di nuovi e rigeneranti stimoli.
Con queste premesse, il libro è la storia di un incontro tra questi due mondi, un'Africa bisognosa di una rivalsa sociale e storica e una donna bianca, giornalista impegnata che osserva e raccolta, senza per questo essere esente da riflessioni e da confronti con i propri ideali.
Non a caso l'autrice sottotitola il libro con un eloquente "storie di donne e di utopie".
E' un racconto storico, che si legge come un romanzo o come un bel diario di viaggio. Un testo il cui sfondo è sempre ombrato da una guerra che si combatte lontano e al tempo stesso vicino, quotidiana. Racconta dell'indipendenza dell'Angola (11 novembre 1975) e del caos che con essa si scatenò. Racconta soprattutto di donne, desiderose di contare in un paese da inventare e che al tempo stesso convivono con antiche tradizioni e con grandi limiti. Racconta di "espatriati", di impegno e di fughe, di uomini alla ricerca di risposte. Racconta soprattutto di un'Africa diversa da quella che oggi conosciamo, che sebbene con gli stessi problemi, credeva e voleva un riscatto che è rimasto in un limbo sospeso.
Racconta in definitiva di un'utopia che ha interessato un'ampia parte del continente e che ha coinvolto emotivamente, quando non fisicamente, molti di noi.
Oggi, a quasi quaranta anni da quei fatti, rileggere gli appunti e le riflessioni di quei viaggi può sembrare distante e per qualcuno perfino poco significativo. Eppure essi rappresentano un modo per conoscere e per tentare di comprendere la realtà del presente.
E' un racconto storico, che si legge come un romanzo o come un bel diario di viaggio. Un testo il cui sfondo è sempre ombrato da una guerra che si combatte lontano e al tempo stesso vicino, quotidiana. Racconta dell'indipendenza dell'Angola (11 novembre 1975) e del caos che con essa si scatenò. Racconta soprattutto di donne, desiderose di contare in un paese da inventare e che al tempo stesso convivono con antiche tradizioni e con grandi limiti. Racconta di "espatriati", di impegno e di fughe, di uomini alla ricerca di risposte. Racconta soprattutto di un'Africa diversa da quella che oggi conosciamo, che sebbene con gli stessi problemi, credeva e voleva un riscatto che è rimasto in un limbo sospeso.
Racconta in definitiva di un'utopia che ha interessato un'ampia parte del continente e che ha coinvolto emotivamente, quando non fisicamente, molti di noi.
Oggi, a quasi quaranta anni da quei fatti, rileggere gli appunti e le riflessioni di quei viaggi può sembrare distante e per qualcuno perfino poco significativo. Eppure essi rappresentano un modo per conoscere e per tentare di comprendere la realtà del presente.
Maria Rosa Cutrufelli, messinese, scrittrice e giornalista. Da sempre attenta alla condizione femminile, ha raccontato nei suoi viaggi, come nella sua vita, i ruoli delle donne, approfondendo la scrittura a "firma femminile".
Deolinda Rodrigues de Almeida (nome di battaglia Langidila), fu molto attiva nell'MPLA occupandosi di rifugiati e di donne in particolare. Contribuì alla lotta di liberazione. Fu torturata e uccisa (secondo alcuni testimoni, squartata viva, il 2 marzo 1967. Aveva 28 anni)(ecco la sua scheda sul sito dell'MPLA).
Vai alla pagina di Sancara su Libri sull'Africa
Nessun commento:
Posta un commento