Ai più forse è passato inosservato. L'Ebola non esiste più. Da qualche settimana televisioni e giornali non ne parlano più. Le grandi preoccupazioni, quando non vere e proprie paure, sembrano essere svanite nel nulla. L'Ebola così come è apparsa, all'improvviso, è svanita.
Ci siamo accorti che i disperati che vengono dall'Africa trasportano solo le loro angoscie e le lo paure e non il terribile virus. Abbiamo capito che siamo in grado di gestire, senza che l'epidemia si diffonda, un caso nei nostri paesi e siamo (cosa più importante), sempre da noi, capaci di curarlo.
Abbiamo infine interiorizzato che l'Ebola, dove le condizioni igieniche sanitarie sono buone, dove l'acqua corrente arriva in tutte le case, dove i bagni sono in ogni luogo e dove la sanità funziona come dovrebbe, non fa paura.
Abbiamo capito che Ebola è un problema dell'Africa, non il nostro.
Da quel giorno non è più una cosa per cui vale la pena di parlare o di fare campagne per raccogliere fondi.
Così come dal 1976 al 2014, quando l'Ebola ha ucciso in Africa (certo non con i numeri attuali) nessuno si è preoccupato, siamo ritornati a pensare ad altro.
Sono finiti i giorni in cui Obama annunciava che l'epidemia era fuori controllo, che il nostro Ministro dichiarava che l'Italia era pronta o che qualche illustre scienziato americano prevedesse oltre un milione di casi di Ebola, lo scenario per un apocalisse mondiale. Sono finiti anche i giorni in cui esponenti politici italiani ci mettevano in guardia da infettati di ebola in arrivo sui barconi della speranza (gli stessi che oggi ci giurano che dagli stessi barconi arriveranno gli sciacalli dell'ISIS).
Al 22 febbraio 2015 Ebola ha colpito 23.729 persone, uccidendone 9.604 (ovvero il 40%). Di questi circa 850 contagiati erano operatori sanitari. Nell'ultima settimnana vi sono stati "solo" 100 casi nuovi. Dopo 6 mesi la Liberia ha riaperto le frontiere e sospeso il coprifuco.
Certo a nessuno interessa se i casi sono in Africa. Tra qualche anno (e forse anche prima), così come è avvenuto con sorprendente puntualità fin dal 1976, una nuova epidemia colpirà un luogo diverso del continente.
Le economie già molto fragili di Liberia, Sierra Leone e Guinea sono allo sfascio e a rimetterci, come sempre, sono gli ultimi, i più poveri.
Nessun commento:
Posta un commento