Quando il 18 aprile 1980 lo Zimbabwe, che fino a prima si chiamava Rhodesia Meridionale, ottenne l'indipendenza, si chiuse anche un aspro conflitto diplomatico, tra le Nazioni Unite e il governo bianco della Rhodesia, iniziato nel 1965 e durato appunto 15 anni.
Infatti, quando l'11 novembre 1965 il governo bianco del Primo Ministro della Rodesia Meridionale, Ian Douglas Smith, proclamò unilateralmente l'indipendenza dal Regno Unito, il giorno dopo la Nazioni Unite (che Smith definiva "un covo di marxisti e terzomondisti") votarono una risoluzione (la 216) con la quale invitavano gli stati membri a non riconoscere il governo razzista rhodesiano e applicò, per la prima volta nella storia dell'Organizzazione, sanzioni economiche al paese.
Solo il Sudafrica (governato da bianchi) e il Portogallo (che ancora possedeva integralmente il suo bottino di colonie) riconobbero la Rhodesia.
Il pensiero politico di Smith, si basava sul diritto dei bianchi a gestire lo stato e sul principio della crescita separata delle comunità, una forma di "apartheid sociale", che nella sostanza restava un'espressione di razzismo non tollerabile. Lo scontro politico si trasformò ben presto in una vera e propria guerra civile che coinvolse le due maggiori etnie del paese: i Ndebele (oggi il 13% della popolazione), guidati dal partito ZAPU e più propensi al dialogo e gli Shona (oggi il 67% della popolazione), guidati da Robert Mugabe (attuale Presidente), più radicali, che costituirono il partito ZANU.
La storia dell'attuale Zimbabwe (il cui nome deriva dalle parole shona zimba remabwe, ovvero "grande casa di pietra", il grande sito archeologico, Grande Zimbabwe, scoperto nel 1871) ha origine antica (almeno intorno al IV secolo) e in parte misteriose. Della civiltà ad elevato sviluppo (almeno dal XII secolo), testimoniata dai primi visitatori portoghesi (XIV secolo) e dai reperti di Grande Zimbabwe, si conosce ancora molto poco.
E' invece dell'inizio del 1800 l'arrivo degli Ndebele (in fuga dal sud) nel territorio occupato dagli Shona. Fu però alla fine del XIX secolo che avvenne la vera e propria colonizzazione dell'area e fu opera dello spregiudicato uomo d'affari inglese di Cecil Rhodes (che diede anche il nome ai due territorio del sud e del nord) il quale stipulò accordi con i Ndebele, assicurandosi lo sfruttamento delle ricche miniere della Rhodesia, attraverso la compagnia mineraria da lui fondata nel 1888, la De Beers (ancora oggi prima multinazionale dei diamanti nel mondo). La sua compagnia commerciale, invece, la British South Africa Company, dotata di un esercito privato, fu di fatto la "vera proprietaria" della regione, anche ben oltre la morte dello stesso Rhodes, avvenuta nel 1902. Infatti, almeno fino al 1923, il territorio fu sotto diretto controllo della BSAC.
Nel 1890 fu fondata Salisbury, l'odierna capitale Harare (nome cambiato nel 1982).
Dopo il 1923 la Rhodesia Meridionale divenne colonia britannica e per un breve periodo (1953-1963) fu costituita un Federazione (della Rhodesia e del Nyassaland), che alla fine della sua esperienza diede vita l'indipendenza del Malawi (ex Nyassaland) e dello Zambia (ex Rhodesia Settentrionale).
Smith guidò quindi la Rhodesia dall'aprile 1964 al giugno 1979, portando, nonostante le sanzioni e la guerra civile, il paese ad una tale ricchezza economica (naturalmente per i bianchi) da venir chiamata "la Svizzera d'Africa".
Quando nel 1979 si giunse ad un accordo tra governo e partiti ZANU-ZAPU, il nome del paese fu trasformato in Rhodesia-Zimbabwe e la guida affidata provvisoriamente al vescovo anglicano Abel Muzorewa. Le elezioni del 1980 portarono alla vittoria del partito degli shona, lo ZANU. A guidare il paese furono chiamati Robert Mugabe (capo del governo) e Canaan Banana (capo di stato).
Robert Mugabe (cattolico educato dai gesuiti e ex docente Universitario), che oggi è, con i suoi 91 anni, il più anziano leader del nostro pianeta, guida ininterrottamente dal 1980 il paese (ovvero da 35 anni), estromettendo prima i bianchi da ogni ruolo, poi i Ndebela (dal 1983 al 1988 vi fu anche una sanguinosa guerra civile) e infine autoproclamandosi Presidente e abolendo la carica di Primo Ministro e proclamando il partito unico.
Sono stati 35 anni di progressivo decadimento delle strutture economiche e sociali del paese. Mugabe ha represso, con la violenza, ogni tentativo di opposizione. A partire dalla metà degli anni '90 ha espropriato le terre dei bianchi senza che questo incidesse sull'economia del paese. L'inflazione ha raggiunto livelli inauditi (furono stampate monete da 300 trilioni di dollari!) , con il dollaro dello Zimbabwe che si svalutava dalla mattina alla sera. Le violazioni dei diritti umani sono all'ordine del giorno e in particolare la situazione delle donne "non shona" è preoccupante sotto il profilo della sicurezza e dell'integrità.
La politica di Mugabe è stata fallimentare sotto ogni punto di vista, ma in particolare ha abbandonato a sé stessi le classi più povere del paese.
Nonostante l'Unione Europea lo consideri "una persona non grata", Mugabe ha serenamente partecipato ad ogni evento che si è svolto in vaticano, dalla beatificazione di Paolo II alla inaugurazione del Pontificato di Francesco e fino alla recente (aprile 2014) canonizzazione dei papi Roncalli e Wojtyla. Insomma un dittatore, oggi protetto dalla Cina (che nel paese ha molti interessi), con un passato marxista-leninista, gradito in Vaticano. La sintesi del mondo moderno!
Il link alla mostra del fotografo Robin Hammond sulla pessima situazione dello Zimbabwe