Del Burundi si è sempre saputo poco. Del piccolo stato dell'Africa Orientale, poco più di 10 milioni di abitanti, schiacciato tra Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Ruanda, si è parlato, almeno fino al 1994, sempre in associazione al vicino Ruanda, per gli scontri etnici, tra tutsi e hutu, che si susseguivano con grande regolarità e violenza. Poi venne il 6 aprile 1994 che cambiò i destini dei due paesi. In Ruanda l'orrendo genocidio mise il paese sotto gli occhi di tutti ed in particolare della colpevole comunità internazionale. Tristemente la fama e le attenzioni sul Ruanda, mettevano sempre più il Burundi in un angolo, nonostante quel 6 aprile anche il Presidente del Burundi l'hutu Cyprien Ntaryamira perì sotto i razzi che diedero avvio ad una delle più tristi vicende dello scorso secolo.
In Burundi la guerra civile preseguì, sebbene offuscata dai fatti del Ruanda, con scontri armati e colpi di stato. Poi calò il silenzio.
Fonti giornalistiche competenti ci informano che in Burundi è in atto un colpo di stato, nel silenzio dei nostri media. Fulvio Beltrami - giornalista free lance italo-africano - da tempo segnala movimenti e strategie in atto nel vicino Burundi (lui vive in Uganda) e oggi pubblica su L'Indro (un quotidiano indipendente online) l'interessante analisi che vi invito a leggere.
In estrema sintesi in Burundi siamo alla resa dei conti (e come tutte le situazioni del genere, e ancora di più in Africa, il rischio che tutto si trasformi in un bagno di sangue è elevatissimo). Una resa di conti tra il Presidente Pierre Nkurunziza (ex leader dei ribelli del CNDD-FDD, in carica dal 2005 e intenzionato a candidarsi per la terza volta nonostante la Costituzione lo vieti) un hutu legato alle milizie Imbonakure (in continuità con gli autori del genocidio in Ruanda) e il Ministro della Difesa, il generale Pontien Gaciyubwenge, che mercoledì scorso ha diramato l'ordine di disarmare i civili senza consultare il Parlamento e il Presidente.
L'azione della Ministro della Difesa sembra avere lo scopo di evitare un bagno di sangue e ristabilire i principi democratici.
Le Nazioni Unite, la chiesa (molto forte in queste aree) e alcuni paesi limitrofi hanno invitato il Presidente Nkurunziza a farsi da parte e rispettare la Costituzione, ma l'approssimarsi delle elezioni stanno facendo crescere pericolosamente la tensione.
Le prossime ore e prossimi giorni saranno decisivi per la tenuta della pace in un contesto già fortemente instabile e pericoloso. L'accendersi di una nuova miccia nel Burundi significherebbe una quasi certa contaminazione dell'intera area.
Beltrami conclude la sua analisi con la volontà di rimanere sul tema e aggiornarci sugli sviluppi della situazione. Potete seguire Fulvio su Twitter (@Fulviobeltrami) oppure nelle pagine Facebook di African Voices che sicuramente seguirà con grande attenzione quello che, per ora solo Beltrami, ci sta raccontando dal Burundi.
L'azione della Ministro della Difesa sembra avere lo scopo di evitare un bagno di sangue e ristabilire i principi democratici.
Le Nazioni Unite, la chiesa (molto forte in queste aree) e alcuni paesi limitrofi hanno invitato il Presidente Nkurunziza a farsi da parte e rispettare la Costituzione, ma l'approssimarsi delle elezioni stanno facendo crescere pericolosamente la tensione.
Le prossime ore e prossimi giorni saranno decisivi per la tenuta della pace in un contesto già fortemente instabile e pericoloso. L'accendersi di una nuova miccia nel Burundi significherebbe una quasi certa contaminazione dell'intera area.
Beltrami conclude la sua analisi con la volontà di rimanere sul tema e aggiornarci sugli sviluppi della situazione. Potete seguire Fulvio su Twitter (@Fulviobeltrami) oppure nelle pagine Facebook di African Voices che sicuramente seguirà con grande attenzione quello che, per ora solo Beltrami, ci sta raccontando dal Burundi.
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